Per tutta la permanenza del presidente Ikeda a Firenze ebbi l’opportunità di fare attività al suo fianco; l’umanità e la fiducia che ci dimostrava mi metteva completamente a mio agio. Dopo aver recitato Gongyo insieme a lui decisi che sarebbe stato il mio maestro
Ho cinquantatré anni e ho iniziato a praticare questo Buddismo nel maggio del 1980 a Fucecchio. Avevo problemi di droga, ero molto collerico e ce l’avevo con il mondo intero. Nonostante fossi scettico ogni mattina mi alzavo alle sei e, insieme alla persona che mi aveva fatto shakubuku, provavo a fare Gongyo. Recitavamo Daimoku insieme il più possibile studiando anche i princìpi buddisti con i pochi testi allora a disposizione. Nel frattempo mi era stata diagnosticata l’acne cistosa su tutto il corpo, che mi causava un profondo senso di insicurezza. Questa sfida quotidiana mi portò a guarire completamente e a dicembre dello stesso anno ricevetti il Gohonzon.
Di lì a poco iniziò la preparazione per accogliere il presidente Ikeda in Italia: ci incontravamo con i membri fiorentini a recitare Daimoku per proteggere il nostro maestro mentre, con i compagni di fede di Fucecchio, preparavamo una canzone sceneggiata che, sotto un sole cocente, presentammo al Garden Party.
Per tutta la permanenza di sensei a Firenze, nel maggio del 1981, ebbi l’opportunità di fare attività al suo fianco; l’umanità e la fiducia che ci dimostrava in continuazione mi metteva completamente a mio agio. Dopo aver recitato Gongyo insieme a lui decisi che sarebbe stato il mio maestro.
Alla fine del Garden Party si congratulò personalmente con ciascuno di noi, e a me disse: «Dedicati a kosen-rufu, per favore». Questa frase mi è rimasta incisa nel cuore, e ancora oggi mi incoraggia nei momenti difficili.
Da quel momento il mio modo di praticare il Buddismo cambiò radicalmente e amici e familiari iniziarono anch’essi a praticare. A quel tempo ci mettemmo l’obiettivo di avere un Centro culturale.
Nel 1986 trovammo un grande edificio a Firenze, completamente fatiscente, ma era quanto di meglio ci potevamo permettere; ora è un castello di kosen-rufu. Passavamo i fine settimana a lavorarci per ristrutturarlo. Diventai anche il punto di riferimento di tutta la mia famiglia.
Nel giugno del 1992 incontrai nuovamente il mio maestro Ikeda, sempre a Firenze e ancora una volta fu esaltante!
Pochi mesi dopo mi sono sposato con Luciana, anche lei praticante dal 1985. Poco prima di sposarci mi disse che era incinta e mi chiese: «Che cosa dobbiamo fare?». All’epoca non avevo un lavoro stabile, ma soprattutto non avevo i soldi né per sposarmi né per mantenere un figlio. Mi affidai completamente al Gohonzon e con mio grandissimo stupore per una serie di circostanze fortunate entrai in possesso di una somma di denaro che mi permise di sposarmi, fare un banchetto, andare in viaggio di nozze, comprare dei mobili e avere ancora dei risparmi. Il giugno successivo, è nato Jacopo. Che immensa felicità!
Nel 1994 incontrai ancora il mio maestro al Centro culturale di Firenze, facevo parte dello staff autisti. L’attività fu molto impegnativa, ma la svolsi con tanta gioia e sviluppai molti legami di amicizia.
Alla fine dello stesso anno mi resi conto che avevo realizzato tutti gli obiettivi che mi ero prefissato fin da quando avevo cominciato a praticare, nel lontano 1980.
Mi sentivo così estasiato… che smisi di sforzarmi! Volevo godermi tutto quello che avevo costruito e basta.
Solo in seguito mi resi conto che se continuavo a percorrere questo sentiero avrei rischiato di perdere tutto quello che avevo costruito con tanta fatica e passione. Impaurito, andai a chiedere un consiglio sulla fede, durante il quale mi fu detto di tornare allo spirito del maestro, visto che avevo anche avuto la fortuna di incontrarlo da “pioniere”, e così feci. Subito si presentò l’occasione che attendevo: far parte del gruppo Prometeo di Firenze, un’attività della Divisione uomini che si occupa di proteggere il Centro culturale. Andavo a cercare i membri “anziani” che, come me, si erano un po’ rilassati e li incoraggiavo a partecipare a questa attività. Formai così la prima squadra, composta da una decina di uomini.
Nel 2011 insieme alla mia famiglia, mi sono trasferito a Empoli e da subito è stata una grande gioia fare attività con i membri empolesi.
Il mio lavoro è quello di agente immobiliare, attualmente un settore in forte crisi. Non guadagnavo abbastanza per mantenere la mia famiglia e ciò mi creava una grande sofferenza. Decisi che dovevo fare qualcosa di concreto per migliorare la mia situazione, ripartendo proprio dal lavoro.
Iniziai a recitare quanto più Daimoku potevo durante la mia giornata, e cercavo di fare Gongyo con gli altri uomini, soprattutto la mattina prima di andare a lavorare.
Decisi anche di organizzare con cadenza mensile una riunione di “uomini empolesi”, coinvolgendo in questa decisione anche i responsabili di capitolo.
Contemporaneamente a questi sforzi feci un colloquio di lavoro per un’importante ditta di ristorazione, e con mio stupore mi fu offerto un lavoro part-time a tempo determinato di quattro ore giornaliere, per cinque giorni a settimana. Era un lavoro che non avevo mai svolto in vita mia, ma accettai con entusiasmo, così avrei avuto un reddito certo e nello stesso tempo avrei anche potuto continuare nella mia attività di agente immobiliare. Grazie a questo risultato decisi con più forza di dedicarmi a kosen-rufu. Una sera si presentò a casa mia un compagno di fede insieme a un uomo giovane che non praticava, ma che era stato lasciato da sua moglie, praticante. Mi disse che non voleva più stare male e che avrebbe fatto qualunque cosa per trasformare questa sofferenza!
Gli risposi che la mattina seguente si “doveva” presentare a casa mia alle sei, insieme avremmo recitato Gongyo e un’ora di Daimoku. La mattina seguente si presentò all’appuntamento, e così anche le mattine successive. Un impegno che mi ha permesso di svolgere al meglio anche il nuovo lavoro.
Arrivato a giugno, il mio contratto giunse a termine e il mio amico che veniva tutte le mattina a recitare – che nel frattempo aveva ricevuto il Gohonzon -, tornò a vivere con sua moglie. Fu per me una grande gioia.
Poiché avevo più tempo a disposizione ed ero abituato ad alzarmi presto, pensai di far ripartire le visite a casa ai miei amici uomini empolesi: ogni mattina facevamo un’ora di Daimoku e Gongyo e tutto funzionava al meglio. Stavo talmente bene che presi due importanti decisioni. Sul piano dell’attività avrei rilanciato l’attività della Divisione uomini con un meeting mensile e su quello personale desideravo un contratto a tempo indeterminato nella ditta che aveva avuto il coraggio di assumermi senza esperienza a cinquantun anni! Parlai di quest’ultimo scopo anche a mio figlio, che mi guardò con aria incredula.
Arrivati a settembre, accompagnato da mio figlio, feci il colloquio di lavoro che avevo ottenuto con grandi sforzi e, con sua meraviglia, fui assunto a tempo indeterminato con un contratto part-time di quattro ore giornaliere per cinque giorni la settimana. Che gioia! Inoltre potevo continuare nella mia attività di agente immobiliare, la mia grande passione.
A maggio di quest’anno è stato riconosciuto il mio impegno nel lavoro, mi sono state affidate maggiori responsabilità, le mie ore lavorative sono passate da quattro a sette, svolgo un lavoro più leggero e con una paga raddoppiata.
Oggi il nostro gruppo Prometeo conta cinquanta uomini e per quanto riguarda la zona di Empoli, sono continuate le riunioni mensili con successo tanto che un membro ha messo a disposizione un appartamento dove possiamo svolgere tutte le nostre attività.