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Quello che muove le azioni - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 17:22

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Quello che muove le azioni

Prendere l’iniziativa e fare il possibile per promuovere kosen-rufu è il tipo di spirito che dovrebbe guidare le attività. Perché, anche se le azioni possono essere consuete e ripetute, ciò che conta è cosa le sottende. Quando la missione dell’esistenza è kosen-rufu, la vita fiorisce e si espande

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Prendere l’iniziativa e fare il possibile per promuovere kosen-rufu è il tipo di spirito che dovrebbe guidare le attività. Perché, anche se le azioni possono essere consuete e ripetute, ciò che conta è cosa le sottende. Quando la missione dell’esistenza è kosen-rufu, la vita fiorisce e si espande

Il Nuovo Rinascimento continua la pubblicazione del secondo capitolo del volume 26, iniziata nel numero 517 del primo agosto. Il testo è disponibile anche su www.ilvolocontinuo.it

Nella narrazione, l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto

Nel novembre del 1963 fu completato il Centro culturale di Matsuyama, il primo Centro della Soka Gakkai nella prefettura di Ehime, e Shin’ichi Yamamoto partecipò alla cerimonia di inaugurazione e all’apertura del Gohonzon. In quell’occasione sottolineò che i Centri culturali della Gakkai sono “cittadelle che sviluppano persone di valore”, “cittadelle che guidano le persone all’Illuminazione” e “cittadelle di compassione”. Egli esortò i membri a prendere l’iniziativa e impegnarsi con la determinazione di aiutare tutte le persone a diventare felici e realizzare kosen-rufu a Matsuyama.
Nel lasciare il Centro, Shin’ichi strinse la mano ai partecipanti. Era presente anche Naokazu Hanyu, che al tempo era membro da un anno. Shin’ichi gli strinse la mano con forza e, guardandolo negli occhi, disse: «Ti affido il movimento di kosen-rufu a Matsuyama!».
Ricambiando la stretta di Shin’ichi, Naokazu rispose con passione: «Farò del mio meglio!».
In cuor suo egli giurò: «Ho preso un impegno personale e fatto una promessa al presidente Yamamoto. Devo assicurarmi che non rimangano parole vuote. Mi assumerò la responsabilità di kosen-rufu a Matsuyama!».
Spinto da quella determinazione si sforzò senza sosta. Insieme alla moglie Misako si impegnarono in quei giorni pionieristici prima come responsabili di settore della Divisione uomini e donne, poi come responsabili di capitolo. Entrambi avevano deciso che le loro priorità erano la realizzazione di kosen-rufu e il bene di Matsuyama. Quando decidiamo che la missione della nostra esistenza è kosen-rufu, la vita fiorisce e si espande sempre più.
Rendendosi conto che i membri sperimentavano forti disagi per la mancanza di un Centro locale in cui fare attività, i coniugi Hanyu offrirono la propria casa come sede per le riunioni. A quel tempo la coppia abitava al secondo piano di un negozio di tessuti per kimono, e i membri dovevano entrare passando da lì.
Un giorno un impiegato dell’ufficio delle imposte, venendo a conoscenza di un costante flusso di persone che andava e veniva dal negozio, si presentò per fare un controllo: era convinto che Naokazu guadagnasse più soldi di quanto dichiarava. Quando il negoziante tirò fuori i libri contabili, il funzionario rinunciò a esaminarli e se ne andò. Si era reso conto che i visitatori del negozio erano in effetti numerosi, ma in realtà salivano tutti al secondo piano e andavano via senza aver acquistato nulla, perché erano lì solo per partecipare alle riunioni.
Nel suo lavoro Naokazu si impegnava sempre con l’atteggiamento di dedicare la massima cura ai suoi clienti, cosa che faceva anche con i compagni membri durante le attività della Gakkai.
Ad esempio, si accorse di avere la tendenza, quando era molto impegnato, a rimandare le visite a casa per incoraggiare coloro che lottavano contro una malattia o che stavano affrontando varie difficoltà, perciò decise di lasciarsi libero un giorno della settimana per potersi dedicare a questo scopo. In quella giornata andava a trovare chi era ricoverato in ospedale o in convalescenza a casa, oppure si recava dai membri anziani che non avevano più grande mobilità, per poterli incoraggiare. Grazie a lui si svilupparono tante persone di valore. Quando incontrava nuovi membri, trasmetteva loro l’importanza delle “due vie della pratica e dello studio”, dedicava del tempo per insegnare come fare Gongyo e li accompagnava quando incontravano degli amici, mostrando loro come fare shakubuku attraverso il dialogo.
Quando i coniugi Hanyu divennero responsabili di settore della Divisione uomini e donne, molti membri del loro settore divennero campioni di prim’ordine nel portare avanti kosen-rufu. Il capitolo Ehime, di cui facevano parte, comprendeva più di dieci settori, ma spesso più della metà dei risultati nella propagazione proveniva dal loro settore.
Nel novembre del 1973, dieci anni dopo che Shin’ichi gli aveva affidato lo sviluppo di kosen-rufu a Matsuyama, Naokazu fu nominato responsabile; quindi gli fu affidata la responsabilità di kosen-rufu a Matsuyama di nome e di fatto. Egli si impegnò con passione ed entusiasmo sempre maggiori e divenne una potente forza trainante per lo sviluppo dell’organizzazione.
Quando Shin’ichi visitò la residenza degli Hanyu nel novembre del 1978, Naokazu era il responsabile delle guide dell’area di Chuyo, che includeva anche la città di Matsuyama, mentre la moglie Misako era una responsabile di centro delle guide per la Divisione donne.
La casa degli Hanyu aveva un ampio e meraviglioso giardino in stile giapponese. Lo avevano costruito per offrire un luogo di riposo e relax ai membri che arrivavano per partecipare alle riunioni, in particolare ai membri anziani e a coloro che si impegnavano per la felicità di tutti.
Quando Shin’ichi ringraziò Naokazu per i suoi sforzi a favore dei membri della sua zona, questi rispose: «Grazie, ma non è necessario. Anche se per natura sono concreto e schietto, i miei affari stanno andando molto bene. Ho ricevuto moltissimi benefici. Sono veramente convinto che quando ci impegniamo per kosen-rufu e per la felicità dei nostri compagni di fede, siamo sicuramente protetti. Perciò sono io che devo esprimerle il mio ringraziamento e la mia gratitudine».
Shin’ichi Yamamoto percepì nelle parole di Naokazu lo spirito della gioia di offrire. Naokazu aveva regalato il proprio tempo e il proprio patrimonio a beneficio della Legge, della Soka Gakkai e dei compagni di fede.
Anche se le azioni possono essere le stesse, ciò che conta è lo spirito che le guida. Il sentiero diretto per accumulare grandi benefici e un’infinita buona fortuna è quello di prendere l’iniziativa e agire con lo spirito di fare tutto il possibile per kosen-rufu, e nutrire una profonda gratitudine per il solo fatto di potervisi dedicare.
Shin’ichi disse a Naokazu: «Quando emergeranno un centinaio di membri dal cuore puro come lei, kosen-rufu a Ehime sarà solido come la roccia. E diverrà un giardino pieno di benefici sconfinati. La prego di far crescere numerosi successori con lo stesso spirito».
In serata Shin’ichi tornò al Centro culturale di Ehime, e si trattenne all’ingresso del Centro per salutare tutti i membri che stavano arrivando per partecipare alla cerimonia di Gongyo organizzata per il diciottesimo anniversario della fondazione del capitolo Matsuyama. «Benvenuti! Grazie di essere qui!», disse a un gruppo di membri, stringendo la mano a chi scendeva dal pullman.
I membri erano piuttosto stupiti. Quando si resero conto che la persona che li accoglieva con la mano protesa era Shin’ichi, quasi increduli risposero al saluto con gioia.
Dopo i saluti, Shin’ichi entrò nel Centro e rivolgendosi al responsabile dello Shikoku, ai responsabili della prefettura e ai dipendenti della Soka Gakkai, disse: «Non dimenticate mai che i responsabili e i dipendenti della Gakkai esistono per il bene dei membri. Fondamentalmente il vostro spirito dovrebbe essere quello di sostenere e proteggere tutti i compagni di fede. È importante che pensiate sempre a come rendere più semplice per i membri partecipare alle attività della Gakkai e a come ispirarli e permettere loro di praticare con una sensazione di gioia. La Soka Gakkai sarà forte e sicura se tutti i responsabili e i dipendenti erediteranno sinceramente questo spirito.
«Ma se la Soka Gakkai dovesse finire sotto il controllo di responsabili che cercano di utilizzarla per i loro fini personali, non ci sarà futuro per l’organizzazione, né per kosen-rufu. Vi prego di tenerlo bene a mente».
La cerimonia per il diciottesimo anniversario della fondazione del capitolo Matsuyama iniziò con la recitazione di Gongyo e con l’incoraggiamento dei responsabili. Poi il presentatore annunciò che sarebbero stati offerti dei fiori ai membri pionieri che avevano contribuito alla crescita del capitolo.
Shin’ichi avrebbe consegnato personalmente i fiori. Il primo mazzo venne consegnato a Sawa Iwata, la prima responsabile della Divisione donne del capitolo Matsuyama. Il suo volto gentile celava una forza d’animo notevole e uno spirito determinato.
Il capitolo Matsuyama era stato fondato il 3 maggio 1960, durante la riunione dei responsabili generali in cui Shin’ichi fu nominato terzo presidente della Soka Gakkai. Egli si ricordava ancora di come, mentre si trovava sul palco dell’auditorium dell’Università Nihon a Tokyo, aveva applaudito pregando che il capitolo Matsuyama si sviluppasse splendidamente e che Yuzo Takeda, rappresentante di fresca nomina della Divisione uomini del capitolo Matsuyama, e Sawa Iwata, responsabile della Divisione donne, conducessero esistenze vittoriose.
In passato Sawa aveva considerato la propria vita un classico esempio di sfortuna. Si era sposata e aveva dato alla luce una bambina, ma in seguito suo marito era morto di malattia mentre si trovava al fronte nella Seconda guerra mondiale. Prima di sposarsi lavorava come infermiera, ma una volta rimasta vedova decise di lasciare la figlia ai genitori e iniziò a lavorare in un ospedale a Matsuyama. Dopo la fine della guerra risparmiò per diversi anni e riuscì a portare la figlia Kimiko a vivere con lei a Matsuyama. Trovò una casa di proprietà di un amico che gliela affittò per una cifra irrisoria. Poiché aveva anche doti di sarta, cominciò a fare lavori di cucito. Aveva deciso di lavorare a casa per poter passare più tempo con la figlia, ma non riusciva a guadagnare abbastanza per nutrire entrambe. Così si ritrovò a lavorare dall’alba a notte fonda.
Alla fine del 1953 improvvisamente Sawa si ammalò. Cominciò a tossire e ad avere la febbre alta: andò in ospedale e le fu diagnosticato una grave forma di tubercolosi, una malattia che all’epoca era molto difficile da curare. Avrebbe dovuto essere ricoverata, ma non c’erano posti nell’apposito reparto. Inoltre il ricovero in ospedale sarebbe stato molto costoso. Desiderava fortemente rimanere insieme alla figlia, così decise di provare a curarsi a casa. La vita è una lotta contro le tempeste del karma che ci aggrediscono senza pietà. Solo sviluppando la nostra forza spirituale per superare fino in fondo questi assalti possiamo raggiungere la felicità assoluta.
Sawa era costretta a rimanere a casa per guarire dalla tubercolosi e i suoi risparmi alla fine arrivarono a toccare il fondo. Stando a letto malata, preoccupata per il futuro, la donna malediceva la propria sfortuna e in poco tempo l’ansia la trascinò in una profonda disperazione. Iniziò a pensare che sarebbe stato meglio morire. Un giorno, tornando a casa dall’ospedale dove era andata a ritirare le medicine, si ritrovò ferma in mezzo ai binari. In lontananza vide arrivare un treno. «Sarebbe molto più facile farla finita adesso», pensò, ma in quell’istante le venne in mente il volto della figlia. Cosa ne sarebbe stato di Kimiko? Sawa fece un balzo per mettersi in salvo e si rannicchiò per terra, mentre il treno le sfrecciava accanto, proseguendo la sua corsa. Scossa dalla tosse e dal pianto, la donna si avviò barcollante verso casa.
Perdere la speranza significa perdere la luce della vita. La fede è ciò che accende la luce della speranza nel cuore di una persona e lo fa ardere di gioia. Nella primavera del 1954, un anno dopo la diagnosi della tubercolosi di Sawa, la figlia iniziò le scuole medie. Sawa non aveva denaro per comprarle la divisa scolastica, così gliene cucì una con le sue mani, ma non avendo stoffa a sufficienza dello stesso tessuto, la divisa di Kimiko alla fine risultò diversa da quella delle altre alunne.
Inoltre, poiché Sawa non aveva i soldi per comprare il riso, il pranzo che preparava ogni giorno per la scuola era composto solo di patate lesse. Kimiko era imbarazzata e non voleva far vedere il suo cibo alle compagne di classe. Così, prima che potessero prenderla in giro, disse loro sorridendo che le patate erano il suo cibo preferito.
Sawa aveva la sensazione che “indigente” fosse l’unica parola adatta a descrivere la loro situazione.
Nel giugno di quell’anno, un’amica della scuola per infermiere andò a trovarla da Osaka. Quell’amica era sempre stata cagionevole di salute e molto malinconica, ma ora era completamente cambiata, era piena di energia e vitalità. Le raccontò di essere diventata membro della Soka Gakkai e che la fede e la pratica buddista le avevano dato la forza per superare la sua malattia. Le due donne avevano studiato insieme per diventare infermiere, così Sawa rimase molto sorpresa nel vedere che l’amica si basava sulla religione piuttosto che sulla scienza medica.
L’amica le raccontò che il potere fondamentale per guarire dalla malattia si trova nella condizione vitale di una persona, e che il Buddismo di Nichiren Daishonin insegna come far sgorgare quel potere da ognuno. Poi proseguì spiegandole il principio del karma. Questo fece suonare un campanello in Sawa, perché il proprio karma era ciò che la preoccupava maggiormente. L’amica le disse: «Che ne siamo consapevoli o meno, tutti noi ci portiamo dietro un karma dalle esistenze passate. Il fatto che tuo marito sia morto e che tu ti sia gravemente ammalata fa parte del tuo karma. Ma esiste un modo in cui tutti noi possiamo trasformare il nostro karma e diventare assolutamente felici in questa esistenza, e il Buddismo del Daishonin ci insegna come fare».

(continua)

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