Miriam racconta di come lei e altre mamme abbiano creato e incoraggiato la Divisione futuro nella loro città. I ragazzi hanno risposto subito con grande entusiasmo. Questi incontri sono stati occasione di crescita anche per gli adulti e un modo per conoscere meglio i “futuri leader di kosen-rufu“
Negli anni avevo condiviso con tante mamme il desiderio di trasmettere la fede del Buddismo di Nichiren e lo spirito della Soka Gakkai e del maestro Ikeda ai nostri figli, affinché potessero diventare i futuri leader di kosen-rufu in Italia e nel mondo. Nel settembre 2010 decidemmo di creare un’occasione d’incontro informale fra i nostri figli per conoscersi. La cosa importante inizialmente era creare un’atmosfera gioiosa, familiare e spontanea dove i ragazzi si sentissero liberi di esprimersi e far nascere in loro il desiderio di stare insieme, di confrontarsi. Nel dicembre 2010 organizzammo la prima riunione alla quale parteciparono una decina di ragazzi di età fra i 10 e i 18 anni. La maggior parte erano figli di praticanti, ma alcuni erano loro compagni di scuola che non conoscevano la pratica. Chiedemmo ai responsabili della Divisione giovani di sostenerli e ogni volta uno di loro era presente. Il momento di Gongyo era sempre molto emozionante: tutti volevano il libretto e seguivano attentamente la lettura del sutra. Noi lasciavamo i ragazzi completamente liberi di gestire la loro riunione e dopo Gongyo ci spostavamo nella stanza accanto.
La scelta dell’argomento non era mai un problema, riuscivano sempre a mettersi d’accordo con grande facilità: l’amicizia, la scuola, la campagna di Senzatomica, le relazioni, il rapporto con i genitori, l’importanza dello studio; leggevano insieme dei brani del volume In cammino coi giovani o dei dialoghi del presidente Ikeda con i giovani.
Anche per noi adulti questi incontri erano un momento di approfondimento delle guide di sensei sui giovani e sulla Divisione futuro. Ci confrontavamo sui problemi incontrati coi nostri figli ed è stato un modo per approfondire la nostra relazione, incoraggiarci e sostenerci a vicenda. I ragazzi erano contenti di essere lasciati soli e, benché non fosse facilissimo non intromettersi, abbiamo rispettato sempre i loro spazi. Abbiamo comunque capito che, almeno all’inizio, a loro faceva piacere che noi fossimo nella stanza a fianco. Un ragazzo di sedici anni durante il meeting ha inviato un sms a sua mamma scrivendo: «Che figata! È strabello». Siamo scoppiati tutti in una fragorosa risata!
I ragazzi sono spontanei e ci hanno insegnato tanto. Alcuni giovanissimi hanno cominciato a seguire regolarmente le riunioni di discussione e i meeting principianti: tre di loro, tra cui mio figlio, sono diventati membri e una ragazza è diventata responsabile di settore della Divisione giovani donne.
Ciò che ho capito è che non è sempre importante parlare, molto spesso ha un grande valore saper ascoltare, esserci al momento giusto. Quando prego per sostenere i giovani mi accorgo che riesco a coinvolgerli e loro rispondono sempre. Se penso che non mi ascoltano parto già col piede sbagliato, perché sono io a mettermi al centro. Ma se penso veramente a loro, mi chiedo ogni volta come posso far sì che diventino leader del domani, che cosa posso offrire loro della mia esperienza con umiltà.