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Una sorella maggiore per la Divisione futuro - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 19:17

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    Una sorella maggiore per la Divisione futuro

    All’indomani della riunione della Divisione futuro a Cagliari, Giada scrive una lettera a sensei, raccontando il suo impegno nel costruire un dialogo sincero nella sua famiglia e la soddisfazione di affidare il domani in mani giovani e salde

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    All’indomani della riunione della Divisione futuro a Cagliari, Giada scrive una lettera a sensei, raccontando il suo impegno nel costruire un dialogo sincero nella sua famiglia e la soddisfazione di affidare il domani in mani giovani e salde

    Caro presidente Ikeda, scrivo con il cuore ancora pieno di gioia, perché ieri a Cagliari c’è stato il primo compleanno della Divisione futuro sarda.
    Ho seguito questa attività da quando, nel novembre del 2009, è sorta spontaneamente dal desiderio di due quindicenni, Lorenzo e Federica. Da allora per me è cominciata una bellissima avventura che ha aperto il mio cuore e la mia vita e che mi ha permesso di realizzare esperienze importanti. È stato grazie a questa attività che ho potuto risolvere i conflitti con la mia famiglia, soprattutto con mio padre e mio fratello.
    Io e mio fratello abbiamo sempre bisticciato: lui ha sette anni meno di me e fin da piccola ho nutrito un’immotivata gelosia nei suoi confronti. Per giunta siamo caratterialmente opposti e spesso mi sono comportata con lui più come una seconda mamma controllante e giudicante, che non come una sorella maggiore e complice. La mia intenzione era quella di proteggerlo, ma in realtà la mia mania di controllo era soffocante e il mio continuo giudizio verso il suo modo di comportarsi lo facevano solo allontanare e chiudere. Lui è stata la prima persona che ho avvicinato al Buddismo: aveva quattordici anni quando ha iniziato a praticare, ma dopo qualche anno ha smesso e ho sempre ritenuto che fosse a causa dei problemi fra noi. Quando ho iniziato le riunioni con i “futurini”, mi è stato consigliato di essere per loro come una sorella maggiore e allora ho pensato che se mi fossi comportata con loro come avevo fatto con mio fratello eravamo davvero nei guai! Così ho deciso di risolvere una volta per tutte il mio rapporto con lui. Ho smesso di cercare di appianare il conflitto con le parole, perché le parole erano già state dette tutte e spesso erano solo causa di ulteriori incomprensioni. Ho iniziato a recitare un Daimoku sincero solo per la sua felicità, perché potesse realizzare la sua vita e viverla facendo ciò che desiderava, non come volevo io!
    Ho affrontato anche il rapporto conflittuale con mio padre, perché volevo trasmettere a questi giovanissimi, sperimentandola in prima persona, la gratitudine verso la famiglia. Ho sempre considerato impossibile poter andare d’accordo con lui; fin da quando ho cominciato a praticare nel 1997 ho pensato che non saremmo mai riusciti a parlare senza incomprensioni e, per quanto mi sforzassi e mi impegnassi, finivamo sempre per litigare o ignorarci.
    In concomitanza con questa attività mi sono rinnovata: ho recitato Daimoku per questo padre così chiuso e severo prima di tutto con se stesso e per la prima volta ho sentito tanta tenerezza. Poi ho capito che se da una parte non mi ero mai sentita accettata da lui, dall’altra anche io non avevo fatto altro che giudicarlo e desiderare che fosse diverso da come in realtà era. Ho dovuto recitare molto Daimoku per accettarlo e per costruire un rapporto speciale tra noi, che non poteva essere uguale a quello tenero e affettuoso che avevo con mia madre, perché ognuno ha le sue peculiarità. “Magicamente” questa preghiera è arrivata dritta al suo cuore, qualcosa si è sciolto, ho finalmente sentito il suo amore nei miei confronti e abbiamo cominciato a costruire il nostro personale dialogo, che a volte è fatto di molta emozione e di poche parole.
    Avevo anche un altro desiderio: andare a vivere da sola. Cosa che mi sembrava impossibile per tutto il bagaglio di paure che mi portavo appresso. Fra i diciassette e i vent’anni ho sofferto d’ansia, la mia vita era un pozzo nero fatto di sofferenza, angoscia e paure. Ho risolto tante fobie, ma sentivo ancora il timore che non sarei riuscita a cavarmela da sola. Alla Divisione futuro, però, serviva una casa per fare le riunioni, così questo mi ha dato la spinta per determinare più forte e vincere le resistenze. Così, a trentatré anni mi sono trasferita e, come dice il Gosho – «La sfortuna dei trentatré anni diventerà la felicità dei tuoi trentatré anni» (RSND, 1, 410) – ho cominciato a trasformare la “sfortuna” di sentire di non poter essere autonoma e di essere vittima delle mie fobie. Mi capita ancora di lottare contro la mia ansia, ma ora percepisco che la mia forza è superiore alla mia paura.
    Il giorno in cui sono entrata nella nuova casa, mi è arrivato un bellissimo messaggio di mio fratello: diceva che gli sarei mancata, ma che era felice per me. Sei mesi dopo ha deciso di realizzare il suo sogno di suonare e scrivere musica e si è trasferito a Berlino. Sento che la sua crescita e il suo desiderio di emancipazione è strettamente connesso al mio. Provo per mio fratello un amore speciale e percepisco che il Daimoku che recito ci unisce anche nella distanza.
    La prima volta che ho partecipato a una riunione con i giovanissimi ho provato la stessa gioia ed emozione di quando insegnavo danza classica alle bambine. Avevo cominciato questo lavoro anni prima, ma poi avevo smesso trascinata dagli eventi. A quella riunione è sorto il desiderio di poter avere un’altra occasione per fare questo mestiere, ma non sapevo come fare, perché avevo perso tutti i contatti. Un mese dopo sono stata contattata da un’amica che non sentivo da anni: stava cercando da mesi un’insegnante di danza classica per la sua scuola a Cagliari e all’improvviso le ero venuta in mente io! E così ho ricominciato a fare il lavoro che desidero e che mi dà tanta gioia e soddisfazione.
    Dopo sedici anni di attività con i giovani passo nella Divisione donne, un passaggio per certi versi un po’difficile, ma dopo la riunione di ieri, con tutta l’energia che ho visto, ho il cuore pieno di speranza, perché ora so che il futuro è davvero in buone mani!

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