Aspettavano proprio me!

Inizierò quest’anno il mio master biennale per insegnare l’inglese agli studenti all’Università Soka in Giappone. Ho fondato con altri studenti internazionali e con il supporto dei professori, un gruppo di ricerca sull’educazione Soka e a febbraio ho presentato il mio lavoro sul rapporto fra studenti e insegnanti nella prima fase di vita dell’Università di Bologna alla Soka Education Conference, tenutasi presso la sede statunitense. Infine, a marzo ho concluso il corso intensivo di lingua giapponese (bekka).
Ma facciamo un passo indietro, al 28 marzo dell’anno scorso quando, in una giornata di sole, il mio aereo atterrò a Tokyo. Fui immediatamente consapevole che avrei rivoluzionato la mia vita. Raggiunta la sala d’arrivo dell’aereoporto di Narita fui accolto dal sorriso luminoso di tre studentesse Soka. Dopo avermi rimpinzato di onigiri, cioè delle palline di riso bianco ripiene, si presero meticolosamente cura di me sino all’arrivo al dormitorio del campus. All’ingresso, un gruppo di studenti giapponesi mi diede un benvenuto caloroso con canzoni, musica e balli scatenati. Pensai di essere nel posto sbagliato e che mi avessero confuso con qualcuno il cui compleanno sarebbe stato da lì a poco festeggiato. Mi sbagliavo. Loro aspettavano proprio me e si preparavano da giorni per questo evento; questi studenti avevano qualcosa di unico e avrei avuto la fortuna di sperimentarlo direttamente. Applausi, esclamazioni di gioia e tanti abbracci. Allora non parlavo una sola parola di giapponese ma potevo comunicare con la gioia del cuore.
Prima della cerimonia di inizio dell’anno accademico, arrivò il momento di scoprire il campus. Non scorderò mai quella mattina: sveglia alle sei, doccia calda e via in bicicletta volando verso l’università. Volevo essere il primo ad arrivare. Avrei voluto incontrare il presidente Ikeda ed esprimergli la mia gioia nell’aver realizzato il sogno di studiare nell’Università da lui fondata. Intravidi un edificio meastoso: era il Makiguchi Memorial Hall, circondato da studenti che mi indicavano dicendo: youkoso! (benvenuto!). In quell’istante compresi che il presidente Ikeda, seppur non presente físicamente, mi stava dando un benvenuto indimenticabile.