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Una cena indimenticabile - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 18:12

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Una cena indimenticabile

Quando Shigeru incontrò il presidente della Soka Gakkai con il quale aveva condiviso una cena speciale vent’anni prima, gli sembrò di sentire come allora il profumo degli spaghetti. Al ricordo di quella sera trascorsa insieme, decise di dedicarsi con ancora maggiore energia alle attività per kosen-rufu

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Quando Shigeru incontrò il presidente della Soka Gakkai con il quale aveva condiviso una cena speciale vent’anni prima, gli sembrò di sentire come allora il profumo degli spaghetti. Al ricordo di quella sera trascorsa insieme, decise di dedicarsi con ancora maggiore energia alle attività per kosen-rufu

Il Nuovo Rinascimento presenta alcuni estratti dal volume 25, pubblicato sulle pagine del Seikyo Shimbun. Il testo integrale è disponibile su www.ilvolocontinuo.it

Nella narrazione, l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto

Il padre di Shigeru Sugise aveva una salute cagionevole, così era sua madre che lavorava come fruttivendola ambulante per mantenere i quattro figli. Mentre frequentava le scuole superiori, decise con forza di andare a studiare all’Università Soka.
Sua madre riuscì pian piano a far prosperare la sua attività e aprì un piccolo negozio, fornendo frutta e verdura anche a un grande ospedale.
Eppure, anche così non era affatto facile mandare il figlio all’università a Tokyo. Eppure, quando Sugise fu accettato dall’Università Soka sua madre ne fu entusiasta, e non disse mai una parola sulle loro difficoltà economiche.
Un membro più anziano nella fede della Divisione giovani, che non aveva avuto la possibilità di frequentare l’università, disse a Sugise per incoraggiarlo: «La tua è una grande missione. Spero che studierai anche per noi, all’Università Soka. Potrai davvero far risplendere la tua fede mentre sarai a Tokyo, il posto da cui il presidente Yamamoto guida la nostra organizzazione. Se dovessi avere dei problemi, chiamami subito e ti raggiungerò per aiutarti».
Una volta entrati all’Università Soka, Katsuhiko Teratsu e Shigeru Sugise si impegnarono con assiduità nello studio e parteciparono alle attività della Divisione studenti, inoltre trovarono anche dei lavoretti part-time. Sugise cambiò diversi lavori, dalle ripetizioni all’assistente marketing, dalla comparsa in una fiction televisiva a un impiego in una casa editrice, fino al manovale in cantiere.
Sugise era spesso fisicamente esausto, ma sentiva dentro di sé un ardente desiderio di studiare ed era orgoglioso di essere fra i primi membri a entrare nell’Università Soka. I suoi compagni di fede più anziani, preoccupati dalle difficoltà della vita a Tokyo, gli scrivevano spesso delle lettere di incoraggiamento. Sua madre, nel timore che non avesse abbastanza da mangiare, gli spediva continuamente delle verdure. Sugise si sentiva rassicurato dal sapere che non era solo, ma aveva il sostegno di tutti. L’isolamento emotivo rende debole l’essere umano, laddove la solidarietà spirituale fa emergere una forza illimitata.
Teratsu e Sugise si incoraggiavano a vicenda dicendo di voler vivere in modo esemplare per tutti i giovani di Saga.
I primi tre anni all’Università Soka passarono in un lampo e presto arrivò il momento in cui dovettero cercare lavoro dopo la laurea.
Dopo essersi laureato all’Università Soka, Katsuhiko Teratsu ritornò a casa nella prefettura di Saga e, determinato a contribuire al benessere del suo paese, affrontò e vinse il concorso per lavorare nell’amministrazione comunale.
Shigeru Sugise trovò un lavoro presso una società di Tokyo ma, come aveva detto a Teratsu, il suo desiderio era di lavorare nella sua regione natia per aiutare la prefettura di Saga a diventare ogni gorno più forte.
«Cercherò un lavoro a Saga – pensò -. Voglio ripagare il debito di gratitudine alle persone che mi hanno sostenuto».
Così alla fine anche Sugise ritornò a Saga dopo la laurea e trovò lavoro come impiegato amministrativo in una scuola elementare.
Come scrisse il pedagogista e agronomo giapponese Inazo Nitobe (1862-1933): «Un grande cuore è sempre pieno di gratitudine, perché può comprendere la felicità delle altre persone».
Durante l’incontro, Shin’ichi Yamamoto si rivolse ai laureati e agli studenti dell’Università Soka: «Come fondatore dell’università, io continuerò a vegliare sul vostro futuro come se fossi vostro padre. L’Università Soka è un’istituzione nata da poco. Si sono appena laureati gli studenti del terzo anno accademico. E deve ancora costruirsi una reputazione nella società, infatti molte persone non sanno nemmeno che l’università esiste. Per questo è cruciale il vostro ruolo di pionieri, voi che aprirete la strada nel futuro con la stessa consapevolezza del fondatore. Spero che ognuno di voi si sforzi al massimo, guadagnando la stima e il rispetto della società, così che le persone possano dire: «Guarda quanto sono capaci gli studenti dell’Università Soka! Si impegnano tanto, hanno grandi aspirazioni! Quanto sono onesti e seri, quanto profondamente si preoccupano della loro comunità, del loro paese e dell’umanità intera!». Se voi brillerete, anche il nome dell’Università Soka brillerà.
«Mirando ai prossimi trenta o cinquant’anni, spero che sarete al mio fianco per stabilire la vittoria e il successo della nostra università».
Shin’ichi esortò i membri con tutto il cuore: «Studenti dell’Università Soka, fate vostro lo spirito del fondatore! Tutti voi sarete pionieri per sempre!».
Durante la riunione, Shin’ichi guardò i membri della Divisione uomini e disse: «Sono felice nel vedere che siete riusciti a far crescere tanti giovani successori. Dedichiamo tutte le nostre forze nell’incoraggiare i giovani».
Il responsabile di centro di Sefuri, Hideyoshi Sakata, disse allora a Shin’ichi: «Anch’io sento profondamente che incoraggiare i giovani è davvero importante. Quando ero un membro della Divisione giovani uomini, in numerose occasioni ho ricevuto da lei, presidente Yamamoto, degli incoraggiamenti che mi hanno aiutato a mantenere la fede. Ricordo la guida che ricevetti da lei in una pensione a Tokuyama, ormai vent’anni fa, davanti a un piatto di spaghetti udon. Grazie infinite!».
«Lo ricordo bene» disse Shin’ichi. «E vedo che hai meno capelli di vent’anni fa!». Una risata riempì la stanza.
Sakata si era unito alla Soka Gakkai nel settembre del 1954, quando aveva ventiquattro anni. Anche se lavorava tutto il giorno presso un negozio di calzature, il suo stipendio era basso e non riusciva ad avere alcuna speranza in un futuro luminoso.
Quando capì che sarebbe invecchiato senza aver compiuto nessuna impresa particolare, provò disperazione. Ma dopo aver iniziato a praticare il Buddismo e aver partecipato alle attività della Soka Gakkai, cominciò a pensare che aveva davvero qualcosa di importante da realizzare e finalmente sentì l’energia rinascere dentro di lui.
Nel maggio dell’anno seguente, il 1955, partecipò insieme ad altri diecimila membri della Divisione giovani uomini a una riunione tenuta dal presidente Toda nella prefettura di Shizuoka, sotto una pioggia scrosciante.
Alla riunione il responsabile della Divisione giovani, Shin’ichi Yamamoto, dichiarò: «Noi siamo tutti discepoli del maestro Toda e dobbiamo percorrere la strada del discepolo». Shin’ichi esortò i giovani uomini ad alzarsi e lottare come campioni di kosen-rufu per aiutare le persone del Giappone e di tutto il mondo e realizzare una vittoria eterna.
Sakata fu profondamente colpito e commosso dallo spirito combattivo di Shin’ichi. In quel momento la sua visione passiva e negativa della vita svanì, la sua mancanza di speranza nel futuro e la paura di annegare negli anni sotto il peso delle fatiche quotidiane scomparvero, e si risvegliò a un nuovo senso di missione.
L’energia e la passione dei giovani risvegliano altri giovani. Un grido che scaturisce dal profondo dell’animo di una persona arde come una fiamma.
Hideyoshi Sakata incise nel cuore i consigli di Shin’ichi Yamamoto e con coraggio incominciò a impegnarsi per il movimento di kosen-rufu nella prefettura di Saga.
Nell’autunno del 1955, partecipò a una riunione della Divisione giovani uomini nella sala civica Toshima di Tokyo, durante la quale avrebbero dovuto nominarlo responsabile di settore della Divisione giovani uomini. Senza preoccuparsi di come avrebbe potuto cavarsela senza soldi dopo la riunione, risparmiò tutto il necessario per pagarsi il viaggio e arrivò a Tokyo pieno di entusiasmo.
Dopo la riunione, Sakata inaspettatamente ebbe l’opportunità di incontrare Shin’ichi. Lo informò della situazione nella sua zona e Shin’ichi lo ascoltò annuendo, poi, quando ebbe finito di parlare, gli chiese: «Come sei riuscito a pagare le spese per il viaggio? Quando tornerai a casa, avrai abbastanza soldi per vivere?».
Sakata si grattò la testa per l’imbarazzo e, con lo sguardo basso, rispose in modo vago. Sorridendo delle azioni piuttosto avventate di Sakata, Shin’ichi volle comunque assecondare l’entusiasmo del giovane.
«Un pilota di aeroplano prenderebbe mai il volo sapendo di non avere abbastanza carburante per il ritorno? Certo che no, non avrebbe senso. Comunque, troverò un modo per farti avere del denaro per il tuo viaggio di ritorno».
Neanche Shin’ichi aveva una situazione economica florida, ma desiderava fare qualcosa per incoraggiare quel giovane che, motivato solo dal suo spirito di ricerca, aveva viaggiato fin lì dal Kyushu. Non era nella natura di Shin’ichi vedere qualcuno che aveva bisogno e non fare niente per aiutarlo.
Quella notte Sakata era talmente emozionato che non riusciva a dormire.
«Il responsabile della Divisione giovani, Yamamoto, si è così preoccupato per me che ha voluto pagare lui, con i pochi soldi che ha, il mio viaggio di ritorno. Sono così dispiaciuto. Credo che lui abbia davvero grande fiducia in me. Farò del mio meglio, mi sforzerò sempre al massimo per rispondere alle sue aspettative!».
Sakata pianse di fronte al calore e alla compassione di Shin’ichi. Sentiva la motivazione che stava alla base della decisione di Shin’ichi di sostenere le spese per il suo viaggio di ritorno: la sincera preoccupazione di Shin’ichi per i giovani. Profondamente ispirato, egli prese una decisione e promise in cuor suo: «Anch’io voglio diventare un responsabile che si preoccupa dei giovani con cuore sincero, come il nostro responsabile Yamamoto!».
Non è con l’autoritarismo che si possono incoraggiare gli altri a impegnarsi nella fede, ma con azioni sincere che arrivano al cuore delle altre persone, a un livello molto più profondo.
Nel mese di ottobre del 1956, Shin’ichi diede inizio alle attività di propagazione a Yamaguchi.
In quel momento, Hideyoshi Sakata viveva a Kuga-cho nella prefettura di Yamaguchi, e lavorava per una società che produceva cartelli pubblicitari.
Un giorno di novembre un membro della Soka Gakkai, suo vicino di casa, gli aveva detto che il responsabile della Divisione giovani Yamamoto sarebbe arrivato a Tokuyama quella sera.
Ansioso di incontrarlo, subito dopo il lavoro Sakata corse con la sua moto verso l’albergo di Tokuyama in cui alloggiava Shin’ichi, a circa quaranta chilometri di distanza. Quando arrivò all’albergo era già iniziata una riunione di discussione. Shin’ichi lo guardò con affetto e gli fece un cenno, così Sakata entrò nella stanza e si sedette in fondo, per non disturbare.
Dopo che diversi membri avevano raccontato le proprie esperienze di fede, una donna che aveva problemi alla vista alzò la mano per fare una domanda.
Raccontò di aver perso la vista quando era una bambina. Circa un mese dopo che era entrata a far parte della Soka Gakkai e aveva cominciato a praticare, aveva in parte riacquistato la vista, anche se poco. Ma nell’ultimo periodo era peggiorata di nuovo ed era ritornata al punto di partenza. Chiese quindi se sarebbe mai riuscita a guarire dalla sua cecità.
Sakata ascoltò attentamente, osservando Shin’ichi e chiedendosi come avrebbe potuto incoraggiarla.
Shin’ichi si avvicinò alla donna e osservò attentamente il suo volto. Poi le disse parole di grande compassione, come se la sofferenza della donna fosse la sua: «Posso solo immaginare quanto sia dura per lei. Sta soffrendo tanto». Le prese la mano e l’accompagnò al centro della stanza, davanti al Gohonzon dicendole: «Recitiamo tre Daimoku insieme».
La voce di Shin’ichi durante il Daimoku risuonò in tutta la stanza. Era forte e vigorosa, come se invocasse l’intera forza vitale dell’universo. Una voce chiara e sonora. La donna al suo fianco recitò insieme a lui.
Poi Shin’ichi disse, con calore: «Dovremmo credere sempre nel Gohonzon e pregare con tutte le nostre forze. Per realizzare i desideri e trasformare il nostro karma è necessario avere una fede incrollabile. Il potere del Gohonzon è assoluto. Questo Buddismo permette a tutte le persone di diventare felici».
Con ancora maggior enfasi, Shin’ichi Yamamoto disse alla donna con problemi alla vista: «Lei è un Bodhisattva della Terra, nata con la missione di diventare assolutamente felice e di aiutare anche gli altri a diventare felici. Lei è un Budda. Ha volontariamente scelto tutte queste sofferenze per poterle superare e dimostrare la prova concreta della grandezza di questo Buddismo. È impossibile che un Budda, un Bodhisattva della Terra, arrivi al termine della propria esistenza in uno stato d’infelicità! Qualsiasi cosa accada, non si arrenda! Deve vincere. Vincere diventando felice».
Tutti sentirono lo spirito di Shin’ichi vibrare di compassione.
Gli occhi della donna si colmarono di lacrime di gioia e il suo viso, prima cupo e triste, si illuminò di felicità.
Sakata si rese conto di aver visto l’essenza dell’incoraggiamento e del sostegno. “Incoraggiare significa avere compassione. Significa condividere la sofferenza degli altri. Serve convinzione, serve la certezza che questa condizione vitale può cambiare le persone e fa emergere il coraggio da dentro di loro”. Al termine della riunione di discussione, quando tutti iniziarono ad andare a casa, Shin’ichi parlò con Hideyoshi Sakata.
Sakata gli disse che era venuto in motocicletta da Kuga-cho, dove lavorava, perché voleva in qualche modo esprimergli la sua gratitudine per avergli pagato il biglietto del treno per il viaggio di ritorno da Tokyo a Saga.
Shin’ichi sorrise e disse: «Ti stai impegnando con tutte le forze. È tardi, perché non resti a Tokuyama stanotte e torni a Kuga-cho domani mattina? Avrai anche fame. Io non ho ancora cenato. Che ne dici se ordiniamo un piatto di spaghetti udon?».
Sakata ne fu felice.
Shin’ichi, giunti al ristorante, aggiunse sorridendo: «Ma stasera ognuno paga per sé», e ordinò gli spaghetti.
Shin’ichi chiese a Sakata notizie sulla prefettura di Saga, desideroso di conoscere meglio le caratteristiche delle persone e la vita che conducevano.
Sakata rispose: «La parola fukemon esprime bene la natura delle persone che vivono a Saga. Significa “talmente ostinati tanto da essere poco versatili”. Però siamo grandi lavoratori e gente onesta e seria».
«Capisco. Molto bene! Questo significa che avete una forte convinzione e siete seri nelle azioni che intraprendete. Queste sono qualità essenziali per realizzare kosen-rufu».
Shin’ichi desiderava parlare con Sakata, che aveva percorso un lungo tragitto per incontrarlo, del punto essenziale per poter perseverare con entusiasmo nella pratica e nella fede.
«Sakata, il fulcro della fede si trova nella relazione di non dualità tra maestro e discepolo. Toda è un leader raro e straordinario, che si è completamente dedicato a kosen-rufu. È fondamentale considerarlo nostro mae­stro di vita, agire così come lui ci insegna e lottare per realizzare il suo sogno di kosen-rufu, insieme a lui e come suoi rappresentanti. In questo modo possiamo tirar fuori il nostro infinito potenziale e progredire nella nostra rivoluzione umana, stabilendo una condizione vitale di assoluta felicità. Questo è ciò che ho fatto io. Per questo oggi sono l’uomo che sono. Nel Gosho Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese Nichiren Daishonin scrive: “Una mosca blu, se si posa sulla coda di un buon cavallo, può viaggiare diecimila miglia” (RSND, 1, 18).
«Allo stesso modo, se noi condividiamo l’impegno per kosen-rufu del nostro nobile maestro, possiamo costruire una meravigliosa condizione vitale che va al di là di ogni immaginazione. Spero che anche tu decida di essere un discepolo di Toda e di avanzare risolutamente lungo la via di maestro e discepolo».
«Lo voglio!».
Gli spaghetti udon arrivarono.
Shin’ichi pagò per entrambe le porzioni, dicendo con un sorriso: «Dato che hai viaggiato tanto, permettimi di offrirti la cena».
Anche quella notte Sakata fece fatica ad addormentarsi. Pensando al cuore sincero di Shin’ichi nei suoi confronti, provava un profondo sentimento di gratitudine, apprezzamento e gioia. Egli decise in cuor suo: «Farò come dice il responsabile Yamamoto. Ho deciso di seguire la via di maestro e discepolo per tutta la vita!».
Se il maestro è come la terra, allora i discepoli sono come le piante che crescono in quella terra. Quando le piante spingono le radici in profondità nel suolo, e si legano alla terra, ne assorbono il nutrimento e crescono forti e rigogliose.
Da allora erano passati più di vent’anni. Ma quando Sakata vide Shin’ichi al Centro culturale di Saga, gli tornò tutto in mente come se fosse successo solo il giorno prima… sentiva ancora il sapore degli spaghetti udon.

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