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Quando il gioco si fa duro - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 13:40

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    Quando il gioco si fa duro

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    Pochi giorni fa ho sostenuto l’esame per entrare all’Università Soka. Potevo scegliere se entrare come studentessa internazionale o come studentessa giapponese che ha vissuto per un determinato periodo all’estero. Chiaramente gli esami sono diversi e quello per entrare come giapponese è un esame per studenti che hanno studiato lì, quindi più impegnativo del test per stranieri. L’esame è composto da un saggio breve in giapponese su un tema relativo alla facoltà che lo studente vuol frequentare, un esame in inglese e un colloquio. Come mi ha detto un mio caro amico che quattro anni fa ha frequentato il bekka, corso propedeutico di studio della lingua giapponese all’Università Soka: «Il bekka è l’anno in cui ti sfidi, in cui vai oltre i tuoi limiti. Non si tratta solo di migliorare il tuo giapponese, quello lo puoi fare dovunque. È un anno in cui trasformi tutti i tuoi punti deboli in punti di forza». Ho seguito alla lettera il suo consiglio. Io che al liceo, in Italia, prendevo un sei risicato, massimo sette, nei brevi saggi in italiano, stavo per cimentarmi in questa prova in giapponese. Mi sembrava un’impresa mastodontica. Presa dalla voglia di agire ho deciso di fare la cosa più difficile. Anche se, quando il gioco è diventato duro e ogni giorno dovevo produrre saggi brevi di economia, la tentazione di gettare la spugna ed entrare come studentessa internazionale mi è passata più volte nella testa. Ma la forza del Daimoku, il meraviglioso sostegno degli studenti Soka provenienti dall’Europa, dei miei compagni di classe e degli insegnanti mi hanno accompagnata fino alla fine. La mattina dell’esame, alle otto, c’erano tutti a sostenermi. Mi avevano preparato una colazione energetica, bevande calde e uno striscione di incoraggiamento con su scritto, in italiano stentato: «Ti tifo sempre, forza! Lo studio serve per diventare felici».
    Avevo le lacrime agli occhi. L’unico modo per ringraziarli era fare del mio meglio, dare il 120% all’esame. Da poco mi hanno comunicato che l’ho superato brillantemente e che da aprile sarò una studentessa giapponese dell’Università Soka.
    Ho raggiunto gli obiettivi che mi ero posta all’inizio, ma non per questo devo appollaiarmi nel mondo di Estasi. A breve partirò di nuovo per un percorso che durerà quattro anni e, a essere sincera, non vedo l’ora!

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