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La giusta direzione - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 15:15

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La giusta direzione

Gianluca D’Ippolito

Iniziai a dare esami all’università, toccando con mano la mia trasformazione. Sensei scrive: «Quando la determinazione cambia, tutto inizia a muoversi nella direzione che desiderate. Nell’istante in cui decidete di vincere, ogni nervo e fibra del vostro essere si orienteranno verso quella realizzazione»

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Iniziai a dare esami all’università, toccando con mano la mia trasformazione. Sensei scrive: «Quando la determinazione cambia, tutto inizia a muoversi nella direzione che desiderate. Nell’istante in cui decidete di vincere, ogni nervo e fibra del vostro essere si orienteranno verso quella realizzazione»

Fin dall’adolescenza ho desiderato diventare un bravo ricercatore per poi andare in America a lavorare. Forse, alla base della mia aspirazione, c’era il desiderio di aiutare a stare meglio mia madre che ha sempre avuto una salute molto cagionevole. Aprivo e studiavo la carta geografica degli Stati Uniti, a quei tempi Internet e Google non c’erano ancora. Sognavo la California o la Florida, per me posti ottimali perché volevo vivere in luoghi dal clima caldo. C’era però un problema fondamentale: la mia “allergia” allo studio. Per dare un’idea, ho terminato il liceo impiegando sette anni invece di cinque.
A diciannove anni incontrai il Buddismo e colui che sarebbe diventato il mio maestro di vita, Daisaku Ikeda. Sentii fin da subito crescere in me forza e speranza. I miei compagni di fede mi trasmisero che attraverso questa pratica, e lo sforzo individuale, ognuno può realizzare i propri sogni; decisi così di iscrivermi alla facoltà di Biologia. Il primo ostacolo fu quello di tener viva in me la voglia di studiare e soprattutto risvegliare e mantenere la fiducia di farcela. Dovevo, in sostanza, trasformare le mie insicurezze.
Iniziai a dedicarmi volentieri alle attività della Soka Gakkai. Incoraggiavo le persone a trasformare le loro negatività attraverso una pratica corretta, anche se tutto sommato ancora mi rimaneva difficile trasformare le mie. Allo stesso tempo però mi accorgevo che dare speranza agli altri mi aiutava e mi infondeva il coraggio di avere fiducia in me stesso e nello stesso tempo mi dava modo di combattere il mio ego.
Era il 1986 quando venne acquistato il Centro culturale di Firenze. Quel periodo coincise con un momento in cui dovevo affrontare sfide ancora più grandi. Decisi così di offrirmi come volontario per la ristrutturazione dell’edificio insieme ad altri membri provenienti da tutta Italia. Ogni fine settimana lo trascorrevamo al Centro con lo scopo di creare un posto ideale per la comunità e per la creazione della pace nel nostro paese, ideali molto “ambiziosi”, ma che in realtà sono stati e sono tutt’ora la nostra forza trainante. Così, grazie all’attività per gli altri, alla recitazione del Daimoku e al costante incoraggiamento del presidente Ikeda riuscii gradualmente a trasformare le mie paure e insicurezze.
Iniziai a dare esami all’università, toccando con mano la mia trasformazione. Sensei scrive: «Quando la determinazione cambia, tutto inizia a muoversi nella direzione che desiderate. Nell’istante in cui decidete di vincere, ogni nervo e fibra del vostro essere si orienteranno verso quella realizzazione. D’altra parte, se pensate: “Non funzionerà mai”, proprio in quel momento ogni cellula del vostro essere si indebolirà, smettendo di lottare, e tutto volgerà verso il fallimento» (Giorno per giorno, Esperia, 20 settembre). Leggevo e rileggevo questa frase, mentre sentivo dentro di me che tutto si muoveva nella direzione giusta. Volevo vincere sulle mie debolezze, offrendo una prova concreta a me stesso e al mio maestro. Fu grazie a questo risveglio interiore che, dopo un periodo di stallo, riuscii a terminare l’università.
Durante quegli anni di studio avevo sempre continuato a lavorare part-time, prendendo ciò che capitava, continuando a incoraggiare i miei amici membri. Sono stati anni duri ma bellissimi.
Il mio “antico sogno” di diventare ricercatore stava prendendo forma. Avevo appena terminato quella che definirei la “prima fase” della mia rivoluzione umana, ora iniziava una battaglia per certi versi ancora più dura. Ripetevo a me stesso che perseverando nei miei sforzi quotidiani avrei realizzato il mio sogno. Nel 1992 arrivò il momento dell’inaugurazione del Centro culturale alla presenza del presidente Ikeda. Fu un’esperienza bellissima alla quale mi presentai con tutti gli esami universitari terminati: volevo che il mio maestro fosse orgoglioso di me. Adesso dovevo solo concentrarmi sulla tesi: volevo assolutamente diventare ricercatore. Dopo pochi mesi mi laureai. Capii che in Italia non avrei avuto molte occasioni di lavoro e sempre più spesso tornavo al mio sogno di andare negli Stati Uniti, ma per far ciò occorreva qualcosa in più della laurea. Riuscii a entrare in una scuola di specializzazione. Due anni dopo iniziai a inviare molti curriculum in California, ma solo uno all’università di Miami dalla quale mi contattarono di lì a poco offrendomi un contratto di un anno, massimo due. Dopo due mesi ero in viaggio per la Florida.
Sono certo che fare attività al Centro culturale e incoraggiare gli altri mi abbia permesso di vincere sulla mia negatività e realizzare tutto questo. In realtà anche se facciamo tantissime azioni, è difficile realizzare i propri desideri senza avere accumulato fortuna.
In America iniziò un nuovo capitolo della mia vita. Dopo quasi venti anni avevo realizzato il mio sogno! Adesso però bisognava mantenerlo vivo, altrimenti poteva diventare un incubo, perché gli Stati Uniti sono un paese molto competitivo in cui è necessario mantenere determinati standard di resa professionale. Mi resi conto, passato l’entusiasmo iniziale, di quanto il mio lavoro fosse impegnativo. Fu proprio questo l’incentivo a impegnarmi con tutto me stesso.
A quel tempo, nel nostro laboratorio ancora non si effettuavano ricerche su cellule staminali adulte, così mi feci coraggio e proposi al mio responsabile un nuovo progetto in cui usare quel tipo di cellule. Fu l’occasione buona per affrontare quella sfiducia che spesso mi faceva rassegnare e, senza ripiegarmi su me stesso, iniziai a incoraggiare i compagni di fede di Miami. Il risultato fu che riuscii a portare avanti i miei progetti pieno di speranza.
In quel periodo a Miami fu terminata la costruzione di un importante training center della SGI-USA. Il giorno dell’inaugurazione il presidente Ikeda si ricordò di avermi visto a Firenze e mi chiese cosa facevo a Miami: gli raccontai che grazie ai suoi incoraggiamenti ero riuscito a diventare un ricercatore negli USA. Mi incoraggiò a pormi nuovi obiettivi e a dedicare la mia esistenza allo sviluppo di una pace duratura lì dove mi trovavo.
Negli anni a venire il mio contratto di lavoro veniva via via rinnovato, a quanto pare stavo diventando un buon ricercatore! Nel frattempo io e un mio collega riuscimmo a isolare un tipo di cellula staminale adulta, simile a una embrionale.
Quando tutto sembrava andare per il meglio a mia moglie Silvana venne diagnosticata una malattia cronica abbastanza seria. Decidemmo che quella per noi sarebbe diventata una grande opportunità per trasformare le nostre debolezze. Grazie agli incoraggiamenti del presidente Ikeda e al sostegno dei nostri amici abbiamo combattuto e stiamo combattendo con tutto il nostro essere per non farci sconfiggere. Posso dire che per noi questa sfida è diventata occasione per rinnovarci quotidianamente. Ci siamo rimessi in gioco e abbiamo continuato a incoraggiare le persone a progredire sempre nella vita, perché vedere l’esistenza di un essere umano che si realizza è fonte di grande felicità.
Una delle nostre ultime gioie è stata quella di poter adottare tre anni fa due bambini, Lapo e Mia. Così in appena otto mesi ci siamo ritrovati a essere genitori di due bimbi. È stata, e lo è ogni giorno, un’esperienza bellissima. Anche loro sono stati il frutto di tanta fortuna accumulata lavorando per gli altri.
Sono diciassette anni che vivo negli USA. Attualmente sono professore associato in Ortopedia e Ingegneria biomedica e coodirettore del centro di staminali adulte. Abbiamo in ponte diversi test clinici che prevedono l’uso delle staminali su pazienti affetti da differenti tipi di patologie. Guardandomi indietro non avrei mai pensato di realizzare così tanto nella mia vita. Aver avuto un maestro è stata la chiave fondamentale per aprire la mia esistenza. Qualunque cosa accada continuerò a dedicarmi alla felicità degli altri e aiutare con la mia ricerca le tante persone affette da malattie.

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