La riunione di discussione può anche essere il luogo dove fare scoperte sorprendenti: come quella di vedere una persona “complicata” con occhi completamente nuovi
Tempo fa partecipai a una riunione nella quale era presente una persona sul cui conto io per prima, insieme a tanti altri, nutrivo forti pregiudizi per la sua arroganza, per la supponenza e una maniera molto egocentrata di vivere e di rappresentare agli altri il Buddismo. Una di quelle persone di cui facilmente si può dire “complicata”, oppure che pratica il Buddismo con “idee personali”, con la quale in molti avevano avuto problemi, discussioni e scontri; una di quelle persone che l’essere umano oscurato che è in ognuno di noi non vorrebbe incontrare, soprattutto in uno zadankai.
Recitai Gongyo con la fortissima decisione e convinzione che lì, nella terra del Budda, ognuno quella sera avrebbe solo creato valore. Chiusa la recitazione quella persona si alzò e, adducendo motivi personali, lasciò la riunione. Rimasi un attimo basita, ma subito dopo ritenni quella sua uscita una protezione per tutti, compresa quella persona, per la quale ho continuato a recitare Daimoku sempre affinché si affrancasse dal proprio ego (e io dal mio).
Da allora, quella preghiera profonda che avevo fatto di fronte al Gohonzon, la rinnovo sempre prima e in ogni riunione di discussione, direi con un’efficacia che spesso mi sorprende soprattutto in presenza, appunto, di soggetti “universalmente” ritenuti difficili. Ma l’universo è infinitamente compassionevole e, compassionevolmente, mi ha anche voluto tirare uno schiaffone. Sono infatti tornata in quello stesso gruppo, a distanza circa di un anno. Presente anche quella persona e, quella sera, alcuni principianti. Stessa mia decisione profonda davanti al Gohonzon: il meeting scorre con fluidità.
Verso la fine, mi rivolgo a una persona silenziosa e un po’ in disparte, invitandola a partecipare alla discussione. Questa racconta la sua esperienza piena di gratitudine proprio verso quel membro “complicato e con idee personali” che un giorno, poco tempo prima, le aveva salvato la vita dalla decisione di suicidio che stava per mettere in atto. Le aveva parlato di Nam-myoho-renge-kyo, della Buddità, dell’infinito valore di ogni essere umano e della vita più in generale; aveva potuto cominciare a praticare, a frequentare il gruppo, a salvarsi. Ecco perché, grazie a questa esperienza, adesso mollo con facilità ogni pregiudizio. Meglio far scendere in campo il desiderio del Budda che è in ognuno di noi al posto della mente che ha dimostrato i suoi limiti.
E meglio ricordarsi di proteggere sempre ogni riunione di discussione attraverso una sincera e forte preghiera.