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Prove di vita concreta - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 16:32

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    Prove di vita concreta

    In questo secondo appuntamento sulle riunioni di discussione approfondiamo il tema delle esperienze personali, passando dai racconti di alcuni gruppi fino al ricordo del primo incontro di un giovanissimo Ikeda con Josei Toda. In quella riunione, colpito dall’atteggiamento e dalla concretezza con cui Toda rispose alle sue domande, Ikeda determinò la direzione di tutta la sua vita

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    In questo secondo appuntamento sulle riunioni di discussione approfondiamo il tema delle esperienze personali, passando dai racconti di alcuni gruppi fino al ricordo del primo incontro di un giovanissimo Ikeda con Josei Toda. In quella riunione, colpito dall’atteggiamento e dalla concretezza con cui Toda rispose alle sue domande, Ikeda determinò la direzione di tutta la sua vita

    La riunione di discussione è la forza motrice della Soka Gakkai, è la nostra attività più importante.
    È un’oasi per la gente comune, il luogo in cui tutti i praticanti si ritrovano e si incoraggiano reciprocamente attraverso il racconto delle loro esperienze di fede, per poi tornare alla vita quotidiana dove affrontano le proprie sfide.
    Tsunesaburo Makiguchi, il fondatore della Soka Gakkai, definiva lo zadankai come “riunione di discussione per mostrare la prova concreta della validità di una vita dedicata al bene supremo”.
    Il luogo quindi dove condividere la prova concreta delle nostre esistenze piene di gioia e difficoltà, di lotte e benefici per incoraggiarci tra noi, ma soprattutto per mostrare la validità del Buddismo a chi si avvicina per la prima volta, alle persone nuove, ai nostri amici.
    Lo zadankai è il luogo dove è possibile entrare in contatto con la ricchezza della vita, in tutta la complessità delle sue manifestazioni. Non esiste altro luogo al mondo dove sia dato confrontarsi tanto profondamente con esseri umani così diversi tra loro per età, carattere, professione o status sociale. In questo senso è l’emblema della collaborazione tra individui su base egualitaria, una sorgente di democrazia dove i partecipanti possono ricaricare la loro forza vitale, un faro di speranza che illumina la comunità locale.
    Il cuore della riunione di discussione è costituito dalle esperienze di fede che vengono raccontate e condivise dai partecipanti. È uno scambio profondo, da vita a vita, basato sulla fede comune nel Gohonzon e sulla recitazione del Daimoku. Nichiren Daishonin afferma che nessuna cosa che riguardi la vita o il lavoro contrasta in alcun modo con la realtà fondamentale. Tutti gli aspetti della vita quotidiana, le difficoltà nel lavoro, in famiglia, i problemi finanziari, di salute o di relazione, offrono l’occasione per manifestare la natura di Budda e sperimentare la prova concreta della pratica buddista.
    Il presidente Ikeda scrive: «L’esperienza è forza. L’esperienza è basata sui fatti. L’esperienza crea convinzione. E l’esperienza convince e stimola gli altri. […]. Anch’io ho avuto innumerevoli esperienze nei miei oltre trenta anni di pratica, perciò vivo la mia esistenza pieno di convinzione. Nel Gosho è scritto: “Per valutare le dottrine buddiste, io, Nichiren, credo che i metodi migliori siano la ragione e la prova documentaria. Ma ancora migliore di queste è la prova concreta” (RSND, 1, 532)» (D. Ikeda, Buddismo oggi, esperia, pag. 25).
    Il primo obiettivo del Buddismo di Nichiren è trasmettere la Legge mistica agli altri, e approfondire la fede significa essenzialmente approfondire il desiderio di condurre alla felicità tutte le persone. Senza condividere questo obiettivo del Budda anche il Daimoku che recitiamo non ha alcun valore.
    Credo che non ci sia felicità più grande di quella che si prova accompagnando una persona al suo primo zadankai. E la gioia che scaturisce da questa azione, comunque sempre coraggiosa, si propaga come un’onda che cambia lo stato vitale di tutta la riunione. Posso organizzare decine di incontri sul tema della “pratica per gli altri”, ma se non mi sfido in prima persona, se non decido con forza che ora è il momento di propagare la Legge, di lottare attimo per attimo con la mia oscurità che mi impedisce di farlo, restano soltanto parole.
    Se prego intensamente fin dal mattino e decido con forza, come diceva Josei Toda, che “la mia vita è Myoho-renge-kyo”, allora faccio shakubuku; ogni momento della giornata, qualunque situazione diventa l’occasione propizia per trasmettere la Legge alle persone.
    Sensei scrive: «Sia nello sport che nell’arte di suonare il pianoforte se ci si allena sempre, senza sosta, si riesce a migliorare in modo brillante. Anche lo shakubuku va fatto in tutti i momenti possibili. I benefici che riceveremo attraverso questa azione proteggeranno la nostra famiglia e le generazioni future. […] Lodare la Legge mistica è di per sé una meravigliosa azione di “semina” […]. Il dialogo è la strada per cambiare il futuro» (Apriamo una nuova era insieme al maestro, 37, da www.sgi-italia.org).
    Una persona che varca per la prima volta la soglia di una riunione di discussione spesso ha dovuto superare resistenze e difficoltà per arrivare; per quanto desiderosa di conoscere può essere timorosa e un’atmosfera accogliente può conquistare il suo cuore più di mille parole. Sta a noi fare in modo che si senta invogliata a tornare, che decida di praticare. In questo “gioco di squadra” il contributo di ciascuno, anche di un nuovo membro o di un principiante, è veramente prezioso e determinante.
    Quando accompagnerò mio padre, o mio fratello, a uno zadankai, cosa vorrei trovare?
    Innanzitutto qualcuno che lo accolga con un sorriso tale da sciogliere immediatamente il suo imbarazzo, che gli faccia sentire che sta entrando in un ambiente nel quale è veramente benvenuto, amichevole e familiare. Vorrei che si sentisse il ritmo fluido, dinamico e gioioso della Legge, che è poi il risultato del Daimoku recitato insieme per il successo di quella riunione. Che si sentisse il cuore del maestro come se fosse seduto lì tra noi. Che ogni persona fosse naturalmente ispirata a esprimere ciò che sente, a porre domande o a raccontare; e che l’ascolto di tutti fosse talmente attento, partecipe e sincero da incoraggiare chi interviene ad aprirsi ancora un po’ di più…
    Vorrei che si sentisse che quelle persone non sono lì per caso, che c’è un legame profondo che le unisce; che stanno avanzando insieme giorno dopo giorno, sostenendosi e partecipando alle sofferenze e alle vittorie una dell’altra.
    Vorrei che ognuna di loro offrisse agli altri la propria esperienza di anni di pratica, grande o piccola che sia, oppure il frutto di un singolo istante di determinazione, perché le esperienze sono la linfa vitale di una riunione. E che uscisse da lì piena di speranza, determinata a ripartire di nuovo da se stessa, con il cuore traboccante di gratitudine e di fierezza per il solo fatto di essere parte di questa meravigliosa organizzazione.

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