Le riunioni di discussione sono l’attività principale del nostro movimento. A partire da questo numero proponiamo una serie che vuole essere uno strumento utile per dare maggiore consapevolezza e offrire nuovi stimoli a chi le organizza e vi partecipa. In occasione del settantesimo anniversario della morte del primo presidente Makiguchi ricordiamo cosa lo spinse a istituirle e il loro valore nella società attuale
Qualcosa di nuovo incuriosisce ed è sempre stimolante. Quando quel qualcosa diventa un gesto ripetuto e costante, può scivolare nell’inerzia della routine, facendone dimenticare il pregio. Al corso europeo di studio di quest’anno Hidetoshi Fukuda, vice responsabile del Dipartimento di studio della Soka Gakkai, ha ricordato il valore delle riunioni di discussione (in giapponese zadankai). Ma qual è l’origine di questi incontri che ogni mese si tengono in ogni parte del mondo? Shakyamuni dialogava con le persone per trasmettere i suoi insegnamenti e Nichiren Daishonin incoraggiava i discepoli a leggere insieme le sue lettere. L’appuntamento del meeting, come oggi lo conosciamo, lo si deve a un educatore giapponese, con idee così innovative per i suoi tempi da diventare uno dei riferimenti del sistema pedagogico moderno: Tsunesaburo Makiguchi.
Nato nel 1871 in un piccolo villaggio del Giappone nord-occidentale (Arahama), Makiguchi faceva parte di quella schiera di pensatori che riteneva che il paese avesse bisogno di una rivoluzione culturale basata su esseri umani uguali e liberi, l’opposto dei sudditi sottomessi che voleva lo Stato imperiale. A causa delle sue idee rivoluzionarie venne osteggiato più e più volte nell’ambito del suo lavoro di docente, e nemmeno la pubblicazione di un’opera importante come La geografia della vita umana gli valse la possibilità di vedere riconosciuto il valore del suo metodo d’insegnamento. Un filosofo riformatore che dedicò la vita a far sì che le persone potessero migliorare la qualità della propria esistenza, prendendo coscienza del proprio potenziale.
Pedagogia e fede
Quando nel 1928 si convertì al Buddismo di Nichiren Daishonin, si rese conto che la sua idea di riforma sociale si sposava perfettamente con quella di dignità e rispetto per la vita degli insegnamenti buddisti, tanto che nel 1930 fondò un’organizzazione laica che ne traducesse e trasmettesse la visione: la Soka Kyoiku Gakkai (Società educativa per la creazione di valore), antesignana dell’attuale Soka Gakkai (Società per la creazione di valore). In carcere per aver difeso la sua fede ed essersi opposto a uno stato oppressivo e iniquo, morì nel 1944 a causa della denutrizione. Dayle M. Bethel, studioso e traduttore di Makiguchi, riferendosi alla Soka Gakkai scrive che il suo fondatore contribuì allo sviluppo di “uno dei più singolari fenomeni sociali della scena internazionale contemporanea” (La creazione di valore, esperia, 1998, pag. 5).
Cosa c’è alla base dello sviluppo dell’organizzazione che conosciamo noi oggi? Makiguchi istituì la consuetudine delle riunioni di discussione con l’obiettivo di creare dei “centri di lotta per la libertà di parola e pensiero” (D. Ikeda, La riunione di discussione, NR, 348, 4). Le autorità temevano il potenziale rivoluzionario di questi incontri e iniziarono a presidiarli: la partecipazione dell’allora presidente della Soka Kyoiku Gakkai a quasi duecentocinquanta di questi, divenne addirittura uno dei capi d’accusa con cui fu incarcerato. Possono davvero incidere così profondamente sulle persone e sulla società delle semplici riunioni di discussione?
Daisaku Ikeda e Guy Bourgeault, professore di bioetica e formazione culturale presso l’Università di Montreal, nell’ambito di un dialogo sulla salute si ritrovano a fare delle considerazioni sulle dinamiche di gruppo fuori da un contesto esclusivamente terapeutico: «Personalmente – racconta Bourgeault – da più di venticinque anni godo del supporto di un gruppo che si riunisce una volta al mese per consumare un pasto insieme e scambiare opinioni. Ci siamo posti soltanto due regole: primo, l’ospite non provvede mai al cibo. Ognuno porta un piatto, così tutti si sentono più liberi e rilassati. Secondo, durante la discussione possiamo essere critici, ma non dobbiamo mai “giudicare”, prendere decisioni l’uno per conto dell’altro. Non cerchiamo di convincerci a vicenda. A volte ci sono dei contrasti, ma sono stimolanti». «Nella Soka Gakkai – risponde Ikeda – si tengono incontri analoghi. Avvengono in tutti i paesi, a livello di città o di quartiere: amici e conoscenti si riuniscono a casa di qualcuno per commentare e discutere vari problemi o studiare i precetti del Buddismo. I partecipanti adducono anche testimonianze dell’efficacia della fede. Per molti, queste occasioni hanno un profondo valore terapeutico. Sono come una cura per l’emicrania, ma non soddisfano lo stomaco: nessuno porta da mangiare!» (D. Ikeda, R. Simard, G. Bourgeault, L’essenza dell’uomo, Sperling e Kupfer, 2004, pag. 129).
Il ritmo di un movimento mondiale
Ogni mese, in tutto il globo, piccoli gruppi di persone di ogni nazionalità, ceto sociale o età, si danno appuntamento presso una casa privata per recitare Gongyo e Daimoku insieme, scambiarsi le proprie esperienze di fede e incoraggiarsi reciprocamente nell’affrontare le difficoltà della vita.
«Sebbene le attività della SGI – scrive Daisaku Ikeda – assumano modalità diverse in ogni paese a seconda della cultura e delle caratteristiche locali, alcune attività possono essere considerate standard. La principale occasione per i membri della SGI di incoraggiarsi e imparare gli uni dagli altri è la riunione di discussione, dove si incontrano regolarmente assieme ai loro amici e vicini di casa» (Vi affido i membri della Soka Gakkai, IBISG, pag. 55). Grazie alle riunioni milioni di persone hanno potuto conoscere la pratica buddista, imparare Daimoku e Gongyo, accostarsi per la prima volta agli insegnamenti di Nichiren Daishonin.
«Al tempo del presidente Makiguchi, […] la riunione di discussione veniva definita come un incontro per mostrare la prova concreta del valore di una vita dedicata al bene supremo» (Ibidem).
Accogliere persone nuove e trasmettere loro la pratica buddista attraverso la propria esperienza è il cuore del nostro movimento. Con zadankai, però, non si intende solo il momento dell’incontro, bensì tutto ciò che intercorre tra una riunione e l’altra. Quando andiamo a far visita a un compagno di fede, quando ci incontriamo per recitare, per studiare insieme, quando ci impegniamo a far conoscere il Buddismo a chi ancora non pratica, in quel momento stiamo preparando la riunione di discussione, ogni giorno.
Il ritmo di kosen-rufu è partecipare alla riunione e mettere in pratica nella vita quotidiana ciò che impariamo: il ripetersi regolare di questo flusso ha reso possibile l’ampio sviluppo della Soka Gakkai.
Zadankai oggi è diventata una parola universale. Bryan Wilson, sociologo della religione dell’Università di Oxford, teneva in grande considerazione le riunioni di discussione e le definiva «un nuovo modello di comunità umanistica per un’epoca che è sempre più disumana». Elise Boulding, esperta in studi per la pace, ricordando la sensazione di sedersi in cerchio con i membri della Divisione donne e percepire umanità, autenticità e un calore simile a quello di una famiglia, disse invece che le nostre riunioni di discussione sono riunioni ideali per sviluppare una cultura di pace (cfr. D. Ikeda, La riunione di discussione, NR, 348, 4).
Il luogo dove creare legami indistruttibili
Ma torniamo al corso europeo di studio dello scorso luglio, durante il quale Fukuda ha trasmesso ai partecipanti il valore dei meeting raccontando la sua esperienza. Come reporter del Seikyo Shimbun, il quotidiano della Soka Gakkai in Giappone, nel 2011 venne inviato nelle zone colpite dal terremoto e dallo tsunami nel Tohoku.
«Quando arrivai nella prefettura di Miyagi rimasi sconvolto dalla gravità della situazione: l’intera città era stata spazzata via dall’acqua. Quello scenario mi fece tornare alla mente una foto di Tokyo dopo la fine della Seconda guerra mondiale che avevo visto precedentemente. Non c’era più niente. C’era un solo tetto intatto, un autobus era finito sopra a un edificio di sei piani. L’onda anomala aveva distrutto tutto. Ventimila persone avevano perso la vita in una sola notte. Non riuscivo a crederci. Viaggiando lungo le strade, o quel che ne rimaneva, vedevo barche, case, macchine distrutte e avevo paura che ci fossero persone vive sotto le macerie o dentro a questi veicoli. C’erano vagoni di treni deragliati portati via dall’acqua».
Anche i membri della Gakkai furono colpiti dalla violenza del disastro. Alcuni persero il frutto del lavoro di tutta una vita, altri subirono gravi danni alle proprie abitazioni. «Il piano terra della casa di un membro fu allagato – ha continuato Fukuda -, ma spinto dal desiderio di tenere la riunione a casa sua cercò di ripararla così da poter accogliere le persone. Dopo solo un mese fu in grado di ospitare la riunione e io ebbi la fortuna di parteciparvi. Il responsabile di settore era un contadino e buona parte dei suoi appezzamenti di fragole erano stati distrutti. Durante il meeting i membri raccontarono come erano sopravvissuti al disastro. Piansi per un’ora. Piangevamo tutti. Il responsabile uomini di settore alla fine disse: “Anche se abbiamo perso i campi, le case, tutto ciò che abbiamo, non saremo mai sconfitti! I tesori del cuore non saranno mai distrutti!”.
«Riunioni di questo tipo si svolsero in tutte le città colpite e grazie a esse pian piano sono tornate a vivere. L’attività della nostra organizzazione e dei suoi membri è stata lodata dalla società e molti pensatori hanno dichiarato che solo la Gakkai ha la forza di riportare in vita l’area del Tohoku. Sono state la forza e la saggezza dei membri del posto a far rivivere le zone colpite dal disastro grazie ai forti legami costruiti durante le attività.
«Gli zadankai sono il luogo adatto per creare questo tipo di legami indistruttibili. Forse molti di noi non sono coscienti del valore di quello che stiamo facendo, ma la Gakkai è un’organizzazione meravigliosa e lo dimostra proprio nei momenti cruciali. Vorrei che tutti noi ne fossimo orgogliosi e che tutti pensaste a come poter reinventare le vostre attività per creare delle riunioni di discussione piene di calore. Vorrei che la Divisione giovani non si lamentasse se gli zadankai sono noiosi o poco stimolanti. Prendete l’iniziativa, cambiate l’atmosfera di questi incontri. Attraverso gli sforzi di tutti vorrei creare insieme a voi la nuova era di kosen-rufu nel mondo».
Con queste parole Fukuda ha ricordato una cosa importante: non sono i grandi eventi a lasciare un segno nel cuore delle persone. Possono essere emozionanti, ma non permettono di sentire che ognuno di noi è protagonista del cambiamento. Due volte al mese rappresentanti dell’umanità intera si incontrano in tutto il mondo per dialogare e allenarsi insieme alla pace.