Un’istruzione elementare mirata all’educazione morale è il primo tassello affinché i bambini diventino adulti di valore. All’inizio dell’anno scolastico Shin’ichi afferma: «Facciamo in modo che anche nella scuola elementare Soka possano crescere bambini dal cuore puro, capaci di prendersi cura degli altri»
Nella narrazione, l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto
[1] Germogli di gioventù!
Tenendo lo sguardo rivolto al futuro,
verso il cielo infinito,
crescete forti!
Nelle vostre vite così fresche,
così colme di speranza,
pulsa il cuore della giustizia,
pulsa lo spirito di ricerca nello studio.
Voi che ereditate il testimone
dello spirito Soka,
nobili e preziosi,
fate grande la strada della pace
e dell’amicizia che io ho aperto,
estirpate dalla radice,
su questa Terra,
la miseria, la fame, la guerra,
la discriminazione e ogni infelicità.
Per realizzare ciò,
siate forti! Siate coraggiosi! Siate saggi!
Forgiate voi stessi, sfidatevi
e studiate con avidità.
La vostra crescita
è ciò che attendo, con impazienza.
Anche il mondo l’attende.
Gli uccelli cinguettano di gioia,
i fiori, facendosi amico il vento,
ballano il valzer della felicità.
È giunto il momento
che principi e principesse
si alzino in volo verso il futuro!
Il 9 aprile 1978, sin dal mattino, la temperatura si alzò tanto da ricordare una giornata di giugno. Anche i ciliegi, che avevano ritardato la fioritura a causa del clima insolito per quella stagione, sotto il calore del sole sbocciarono tutti insieme.
La stazione Takanodai della linea Seibukokubunji, a Tokyo, già dalle nove del mattino era gremita di bambini delle elementari con indosso le nuove divise, accompagnati dai genitori. I bambini avevano colletti blu scuro e pantaloncini, le bambine abiti da marinaretto con foulard rossi. Tutti indossavano divise di una misura più grande, sicuramente in previsione della crescita. Nei loro occhi brillava la luce della speranza e i loro visi erano sorridenti.
Quel giorno si tenne in un clima di gioia la prima cerimonia dell’inizio dell’anno scolastico della scuola elementare Soka di Tokyo.
[2] La scuola elementare si ergeva accanto alle medie e superiori Soka. Il bianco edificio di cemento di tre piani era illuminato dal sole primaverile e spiccava in mezzo al verde di Musashino.
Sul balcone del terzo piano era stato appeso un manifesto lungo trenta metri con la scritta: “Felicitazioni per l’ammissione Inizia un viaggio pieno di speranza!”.
La cerimonia di apertura dell’anno scolastico ebbe inizio alle undici presso l’auditorium delle scuole Soka. Venne annunciato l’inizio della cerimonia.
Takashi Araki, direttore della scuola, dopo aver comunicato che centoventicinque bambini erano entrati in prima elementare, ottantadue in seconda e ottantaquattro in terza, presentò i motti a loro dedicati: “bambini allegri”, “bambini ricchi di umanità” e “bambini tenaci”.
Questi motti erano stati proposti al corpo insegnante da Shin’ichi Yamamoto durante i preparativi per l’apertura della scuola ed erano stati subito adottati. Egli era convinto che nell’educare fosse necessario dare grande importanza allo sviluppo dello spirito, e per questa ragione propose dei motti che mettessero in luce gli aspetti interiori della vita, cioè il cuore e, di conseguenza, il comportamento.
Con “bambini allegri”, si intendono bambini dalla personalità allegra e piacevole, che non si autodenigrano, che affrontano qualsiasi cosa con spirito positivo, con un cuore grande e schietto. Con “bambini ricchi di umanità” ci si riferisce a bambini generosi, che si prendono cura degli altri. Non importa quanto sia brillante il rendimento scolastico: le persone che pensano solo a se stesse diventano infelici, e così pure chi gli sta intorno. Sviluppare un cuore premuroso verso gli altri è il requisito fondamentale per costruire il proprio carattere.
È necessario inoltre mirare a diventare “bambini tenaci” perché senza la perseveranza non si può completare nulla e non si cresce come esseri umani; è fondamentale che i bambini sviluppino questa forza per poter vincere nella vita. Shin’ichi era convinto che costruire nei bambini, che hanno il futuro davanti, sane fondamenta spirituali fosse l’obiettivo principale dell’educazione.
[3] Giunse il momento in cui i bambini, in vista del nuovo anno scolastico, potevano esprimere i loro propositi. Salì sul palco un rappresentante degli alunni del terzo anno che si rivolse verso il direttore, in piedi di fronte al podio. Il silenzio regnava nella sala. Tutti guardavano il bambino con un po’ di trepidazione.
«Questa è la cerimonia che tanto aspettavamo…». Risuonò una voce energica. Il bambino continuò con atteggiamento solenne e senza alcun timore. «Da oggi siamo allievi della scuola elementare Soka. Ci impegneremo per non essere secondi ai nostri compagni più grandi. È come se questo nuovo bianco edificio, queste bellissime aule, la mensa, tutto ci accogliesse dicendoci: “Dai, veloci, venite!”. Possiamo frequentare questa splendida scuola grazie ai nostri genitori. Papà, mamma, grazie!».
Tra i presenti, alcuni si erano commossi. Dalle parole di quel bambino che così piccolo esprimeva riconoscenza nei confronti dei genitori, traspariva nobiltà d’animo. Seneca disse che non esiste un sentimento più nobile della riconoscenza. Il piccolo oratore continuò: «Grazie di cuore al nostro fondatore, Yamamoto sensei, che oggi si rallegra più di chiunque altro. Egli ha detto che per il nostro futuro diventerà come le radici per un albero. Sensei, in qualità di portavoce del futuro, ce la metteremo tutta! Promettiamo quindi di diventare da oggi dei bambini, come dice lo slogan della scuola, allegri, generosi e tenaci».
L’auditoriun scoppiò in un fragoroso applauso che sembrava risuonare all’infinito. Un membro del consiglio direttivo delle scuole Soka lesse il messaggio inaugurale del fondatore Shin’ichi Yamamoto, che era stato fotocopiato per tutti i nuovi alunni con la pronuncia scritta a fianco degli ideogrammi [di difficile lettura per i bambini delle elementari, n.d.t.]. Mentre veniva pronunciato il discorso i bambini leggevano attentamente quel foglio, seguendo con gli occhi un carattere dopo l’altro.
[4] Dopo aver fatto le sue congratulazioni ai bambini e ai loro genitori, nel messaggio per la cerimonia di inizio dell’anno scolastico Shin’ichi parlava della favola di Esopo L’asino che portava il sale. Un asino che portava un carico di sale, mentre attraversava un fiume scivolò e cadde nell’acqua. Il sale si sciolse e l’asino si rialzò più leggero. Fu lieto dell’accaduto ma, la volta successiva, giunto con un carico di spugne e convinto che se si fosse lasciato cadere ne sarebbe uscito più leggero, di proposito scivolò nell’acqua. Accadde però che le spugne si inzupparono, e l’asino morì annegato. Shin’ichi utilizzò questo esempio per sottolineare che coloro che non si impegnano e cercano di sottrarsi alle difficoltà, alla fine ci rimettono.
«Anche voi forse passerete dei momenti in cui considererete un peso tutto ciò che sembra difficile o faticoso. Magari vi rattristerete perché l’insegnante vi rimprovera o perché gli studi non procedono come desiderate. Sicuramente ci saranno situazioni in cui, dopo aver litigato con i vostri amici, sarete talmente dispiaciuti e amareggiati da non sapere più cosa fare. Ma tutte queste cose sono dei “pesi” che vi permetteranno di crescere e diventare grandi. Come all’inverno segue sempre la primavera, dopo le cose tristi verranno sicuramente le cose piacevoli e gioiose. Il bambù non si piega mai, neanche sotto il carico di una grande nevicata. Aspetta con pazienza, immobile, l’arrivo della primavera colma di speranza. Con questo non voglio dire che dovete sopportare tutto da soli. Parlare con i genitori, chiedere consigli all’insegnante o a un amico fidato vi potrà certamente aiutare. Voi siete come dei giovani bambù che stanno crescendo. Il mio desiderio è che possiate aprire i vostri cuori, fortificarvi nel corpo e nella mente e, come i bambù, acquisire uno spirito di perseveranza flessibile, ma allo stesso tempo forte».
Shin’ichi voleva innanzitutto insegnar loro l’atteggiamento più importante per un essere umano: quello di affrontare le difficoltà. Questo perché riteneva che, se i bambini si fossero abituati a evitare le difficoltà, sarebbero diventati infelici.
[5] Nel suo messaggio, Shin’ichi si rivolgeva ai bambini dicendo: «Leggete dei buoni libri, pieni di valori importanti». Egli ricordava i suoi anni alle elementari quando, non potendo permettersi di comprarne, si recava nelle biblioteche del quartiere e della scuola e si immergeva nella lettura di opere come Le avventure di Robinson Crusoe o L’Isola del Tesoro. Allo stesso modo desiderava che i bambini potessero appassionarsi ai capolavori della letteratura mondiale.
Cartesio scrisse: «La lettura di buoni libri è come una conversazione con gli uomini migliori dei secoli passati». Non esiste nutrimento spirituale più grande che avvicinarsi sin dall’infanzia alla lettura di un buon libro.
Successivamente, oltre all’importanza di rispettare le regole della scuola, la disciplina stradale e tutti i princìpi di condotta a cui ci si deve adeguare nella vita quotidiana e nella società, nel messaggio Shin’ichi esprimeva il desiderio che i bambini imparassero a salutare scegliendo le parole più adatte, come “ciao”, “salve”, “buongiorno” o “arrivederci” usando un tono di voce allegro ed educato. Nella formazione primaria è molto importante imparare le buone abitudini poiché ciò rappresenta un aspetto fondamentale della vita.
In conclusione scriveva: «Tutti voi siete qui e partecipate con gioia a questa cerimonia grazie ai vostri genitori. Abbiate cura di vostro padre, di vostra madre e dei vostri fratelli. Allo stesso modo abbiate cura dei vostri amici e di tante altre persone, soprattutto di quelle meno agiate e felici. Abbiate sempre un cuore grande e compassionevole verso chiunque. Concludo il mio messaggio con l’augurio che possiate diventare dei magnifici alunni della scuola elementare che studiano e giocano tanto».
Nell’auditorium risuonarono gli applausi di alunni determinati e genitori commossi. Infine intervenne Susumu Aota, direttore amministrativo delle scuole Soka, che condivise le sue aspettative e i suoi migliori auguri affinché tutti i bambini, entrati nel primo anno della scuola, potessero diventare degli alunni ammirevoli contribuendo a creare una bella tradizione scolastica, e affinché potessero crescere ognuno con la propria personalità, in vista della loro missione nel ventunesimo secolo.
[6] Una volta terminata la cerimonia, gli alunni uscirono dall’auditorium e si diressero verso l’edificio della scuola elementare Soka. Prima però si fermarono al campo da baseball che si trovava appena attraversato il ponte sopra il fiume Tama. Là, infatti, era prevista una sessione di foto commemorative insieme a Shin’ichi.
Per poter partecipare Shin’ichi partì dal Centro culturale di Tachikawa diretto alla scuola: «Voglio incontrare i bambini al più presto. Arriviamo in tempo per la foto commemorativa, vero? Non voglio farli aspettare» disse durante il tragitto in auto, rivolto ad alcuni rappresentanti delle scuole Soka.
Shin’ichi, felice al solo pensiero di incontrare gli alunni, arrivò alla scuola poco prima delle undici e mezza. Con passo veloce si diresse verso il campo e raggiunse i bambini quando si erano già sistemati suddivisi per classe. Shin’ichi fu colpito dall’immagine dei sorrisi smaglianti di quei principi e principesse. Preso dall’entusiasmo iniziò a salutarli da lontano dicendo a gran voce: «Benvenuti! Benvenuti alla scuola elementare Soka!».
I bambini rispondevano con voce squillante: «Buongiorno!».
Shin’ichi si avvicinò e, guardando i loro visi come se volesse inciderli nel suo cuore, disse: «Congratulazioni per la vostra ammissione!». Poi strinse la mano a tutti offrendo parole di incoraggiamento. «Sono felice di vederti!». «Non vedevo l’ora che arrivasse questo giorno!». «Non mi dimenticherò mai di te!». Tra i bambini c’era chi era più timido, chi si presentava con il proprio nome e chi lo ringraziava dicendo: «Sensei, grazie mille!».
Rivolgere a ognuno un sorriso, delle parole: con queste azioni riusciamo ad aprire la porta del cuore. Il primo passo dell’educazione dei bambini ha inizio con l’apertura del loro cuore. Infatti non sarà possibile piantare dei semi finché il “terreno” del cuore resterà chiuso.
[7] Dopo aver scattato le foto commemorative con gli alunni, Shin’ichi volle fare una foto anche con gli insegnanti e i dipendenti della scuola elementare Soka di Tokyo. Subito dopo, per festeggiare l’apertura della scuola, si diressero verso l’entrata principale per partecipare alla cerimonia di messa a dimora di alcuni alberi. Fra questi erano stati preparati due ciliegi della varietà yoshino, con due targhe con le scritte “Albero dei principi” e “Albero delle principesse”. Questi nomi erano stati assegnati da Shin’ichi il giorno prima, quando si era recato alla scuola per un sopralluogo e il preside Takashi Araki gli aveva chiesto di sceglierne alcuni.
Shin’ichi seguiva la cerimonia mentre un rappresentante dei bambini e una rappresentante delle bambine ricoprivano le radici dei due alberi. Osservando gli alberi di ciliegio appena piantati, Shin’ichi si rivolse ai bambini: «Questi due alberi risaltano subito agli occhi, appena varcato il cancello principale; quando saranno diventati grandi, anche voi sarete parte attiva della società. Non vedo l’ora! Mi raccomando, crescete insieme a questi alberi. Propongo di fare tre urrà!».
Tutti insieme esultarono e in cielo riecheggiarono le voci allegre dei bambini.
Shin’ichi disse loro: «Io non potrò incontrarvi tutti i giorni ma, in quanto fondatore della scuola, cercherò di venire il più spesso possibile. A dir la verità, anche ieri sono stato qui e il preside Araki mi ha chiesto di scegliere i nomi degli alberi di ciliegio che abbiamo appena piantato, delle strade, dei giardini e di varie zone del complesso scolastico; ho accettato di buon grado col pensiero che questo potrà rendere più gioiosa la vita scolastica dei bambini. La strada che costeggia il campo da baseball, per esempio, si chiama “Via delle favole”, mentre il giardino nel cortile è il “Giardino dell’allegria”».
Il nome “Giardino dell’allegria” conteneva la preghiera che tutti, in qualsiasi situazione si trovassero, potessero studiare con gioia e crescere sempre di più, diventando forti. Quando si attribuisce un nome a qualcosa, gli si attribuisce anche un nuovo significato e i sogni diventano ancora più grandi.
[8] Il giorno prima della cerimonia di ammissione, Shin’ichi si era recato in visita alla scuola elementare Soka insieme al direttore Takashi Araki. Questi, nato nel 1915 da una famiglia di contadini nella prefettura di Saitama, aveva studiato all’Istituto provinciale di formazione per insegnanti e lavorato in varie scuole, tra cui la scuola maschile della Manciuria [attualmente regione nord-orientale della Cina; allora occupata dall’impero nipponico, n.d.t.]. Dopo la guerra aveva ricoperto varie funzioni, diventando insegnante di scuole medie statali della prefettura di Saitama, docente vicario in scuole elementari e medie e direttore di scuole elementari.
Araki non si preoccupava solamente di sviluppare le abilità scolastiche dei bambini: la sua ricerca pedagogica mirava a realizzare un tipo di educazione che creasse valore, che potesse contribuire in futuro alla felicità degli individui. Aveva inoltre studiato approfonditamente il modo di rapportarsi dei genitori ai propri figli e i suoi consigli, sempre appropriati e pertinenti, venivano tenuti in alta considerazione da molti genitori.
Quando era direttore in un’altra scuola, stava spesso in mezzo ai bambini di diverse età, ad esempio durante il pranzo, e chiamava con sé anche gli insegnanti: cercava di creare degli spazi in cui bambini e insegnanti potessero imparare a conoscersi e comprendersi reciprocamente. I risultati di questo tipo di lavoro gli furono riconosciuti e infatti ricevette dal Ministro dell’educazione il premio per l’eccellente servizio della mensa scolastica.
Dopo la pensione, mentre stava dirigendo un centro comunale per le riunioni del suo quartiere, fu chiamato a ricoprire l’incarico di direttore della Scuola elementare Soka, con la richiesta di mettere a disposizione la sua esperienza maturata in ambito educativo.
Durante la visita alla scuola, Shin’ichi ringraziò profondamente il direttore Araki. «Grazie infinite per l’impegno che dedica alla scuola elementare Soka; mi dispiace veramente recarle così tanto disturbo anche dopo il pensionamento. La prego di prendersi cura della sua salute».
A quelle parole Araki rispose: «Nel periodo in cui ci si dedica ai ritocchi finali della propria vita, è per me un sogno essere chiamato a partecipare a questo progetto educativo, ciò che lei considera l’opera fondamentale della sua esistenza. Non esiste per me una gioia più grande. Il compito che mi ha affidato è per me il più importante, la più nobile missione che esista. La ringrazio dal profondo del cuore. Benché non mi senta all’altezza di un compito così delicato, dedicherò la mia intera esistenza a questi preziosi bambini».
Dalla gratitudine scaturisce la gioia. E la gioia diventa fonte di entusiasmo, vitalità e creatività. Anche la vittoria nella vita nasce dalla gratitudine.
[9] Quando Shin’ichi e il direttore Araki arrivarono di fronte all’entrata principale della scuola, ad accoglierli c’erano circa dieci persone, tra cui il vice direttore Yu Kito ed Etsumasa Hagino. Sia Kito che Hagino erano membri del Dipartimento educatori e avevano fatto ogni sforzo possibile per realizzare un sistema educativo umanistico.
Si udirono le voci piene di vitalità degli insegnanti: «Sensei, grazie mille!».
«Grazie a voi!». Shin’ichi volle stringere la mano a ognuno di loro.
Tra coloro che accolsero Shin’ichi c’erano dei bambini in divisa scolastica.
«Come mai siete qui se la scuola non è ancora iniziata? Ho capito! Siete così ansiosi di iniziare che non siete riusciti a trattenervi dal venire a vedere la vostra scuola. Poiché siete venuti fin qua, visiteremo insieme l’edificio scolastico». Shin’ichi chiese al direttore di guidarli nella visita. Dopo aver superato l’infermeria entrarono nell’aula della prima elementare.
«Banchi, sedie e lavagne sono nuove, ed è tutto molto gradevole. In questo ambiente sicuramente lo studio potrà svolgersi al meglio. Proviamo ad accomodarci». Si sedette in una delle sedie per bambini e anche i bambini e gli insegnanti presero posto.
Guardandosi intorno Shin’ichi si rivolse a un giovane insegnante con gli occhiali. Era Tadayoshi Nishinaka. «Maestro Nishinaka! Oggi ci sono alcuni alunni, che ne dice di tenere una lezione?».
Nishinaka in passato aveva lavorato come insegnante di scienze sociali presso le scuole femminili medie e superiori Soka. Avendo anche l’abilitazione all’insegnamento elementare, con l’apertura della scuola elementare Soka di Tokyo era stato trasferito nella capitale. Nishinaka, interpellato all’improvviso da Shin’ichi, andò alla lavagna senza però riuscire a nascondere il suo imbarazzo.
Il processo educativo si svolge avendo come interlocutori persone vere; non procede semplicemente seguendo un manuale. Al contrario, è un susseguirsi di situazioni impreviste perciò, come insegnanti, è importante avere l’abilità di far fronte a qualsiasi circostanza. Shin’ichi desiderava che gli insegnanti sviluppassero la capacità di affrontare ogni situazione.
[10] Shin’ichi disse a Nishinaka che era alla lavagna con espressione preoccupata: «Sembra che lei non sappia cosa fare. Le suggerisco di tenere una lezione di giapponese». Nishinaka annuì e iniziò a scrivere sulla lavagna “Miraino shishiya” (lett. “negozianti di leoni del futuro”), ma credeva di aver scritto “Miraino shisha” (lett. “messaggeri del futuro”). Poi si rivolse agli alunni: «Questo riguarda voi. Allora, chi sa leggere questi ideogrammi, per favore, legga ad alta voce».
I bambini fecero cenno con la testa di non comprendere. Subito Shin’ichi disse: «Maestro Nishinaka! È sicuro di aver scritto correttamente?». «Come?». Nishinaka guardò Shin’ichi con espressione dubbiosa.
«Non può commettere un tale errore. Lei ha scritto “negozianti di leoni del futuro”. Questo significa che in futuro questi bambini erediteranno un negozio di leoni. Anche se si volesse interpretare la frase in base al dialetto del Kansai, diventerebbe “sono i leoni del futuro”. La prego perciò di tenere le lezioni in giapponese standard…».
Fra gli insegnanti scoppiò una risata.
Shin’ichi sorridendo disse agli alunni: «Il maestro Nishinaka voleva dire che voi tutti siete preziosi “messaggeri del futuro”. Ma quando si scrive questa frase non bisogna scrivere “shishiya“, bensì “shisha“. Per farvi vedere questo errore, il maestro Nishinaka ha scritto apposta in modo sbagliato».
«Davvero?» dissero i bambini.
Tutti si misero a ridere.
Nelle aule della scuola elementare prima della cerimonia di apertura non vi erano fiori ad adornare le stanze; ma durante quella “prima lezione” sbocciarono tanti sorrisi, teneri come fiorellini. L’educazione inizia senza creare nessuna tensione, bensì allentandola.
[11] Shin’ichi disse ridendo agli educatori: «Poiché non è il caso di imparare cose sbagliate dagli insegnanti, oggi terrò io la lezione». Si alzò, si diresse verso la lavagna e prese un gessetto.
«Sono fioriti. Sono fioriti. I fiori di ciliegio sono sbocciati».
Scrisse questi versi e rivolgendosi ai bambini disse: «Allora, provate a leggere».
I bambini con voci vivaci scandirono i versi.
«Bravi! Avete letto molto bene».
Dopo aver lodato i bambini si rivolse agli insegnanti: «Questi sono versi che ho studiato il mio primo giorno di scuola. Non si dimentica il primo giorno di scuola. All’epoca però si utilizzava l’alfabeto katakana (caratteri sillabici fonetici quadrati) invece dell’alfabeto hiragana (caratteri sillabici). La prima lezione è importante perché se in quel momento i bambini pensano che “studiare è divertente” allora saranno capaci di studiare in modo costante. Al contrario, se dovessero pensare che “lo studio è una cosa noiosa” finirebbero per odiarlo. Di qualsiasi cosa si tratti, l’inizio è la chiave di tutto».
Mentre parlava, gli tornarono in mente ricordi nitidi della prima elementare e di quando aveva composto il suo primo tema. Il maestro quel giorno lo lodò dicendo: «Hai scritto proprio bene».
Shin’ichi ne fu felice.
In seguito vennero scelti due temi tra gli scolari dello stesso anno che sarebbero stati presentati pubblicamente. Uno dei due fu quello di Shin’ichi.
Ciò aumentò la fiducia in se stesso e iniziò a provare gioia nello scrivere. Forse, all’origine del fatto che Shin’ichi componeva volentieri poesie e romanzi si trovava proprio quel periodo della sua vita.
José Rizal, padre dell’indipendenza filippina ed educatore, scrive: «I bambini che vengono lodati almeno una volta davanti a tutti, il giorno successivo studieranno con impegno duplicato».
Shin’ichi si rivolse ai bambini: «Voi tutti avete saputo leggere molto bene le frasi sulla lavagna. Questo perché avete studiato con impegno. Vuol dire che anche se in futuro vi troverete davanti degli ideogrammi che non sapete leggere, se vi impegnerete nello studio, sicuramente un giorno riuscirete a leggerli tutti. Voi tutti siete bambini prodigio». La fiducia è la forza che conduce alla crescita.
[12] Shin’ichi lasciò l’aula della prima elementare, che si trovava al pianterreno, insieme agli alunni che avevano partecipato alla “prima lezione”. Si trasferirono tutti al primo piano per visitare le aule di chimica, di economia domestica e di musica, oltre alla biblioteca, all’aula multiuso e alla cabina di trasmissione.
Nell’aula di economia domestica c’erano alcune alunne delle scuole medie e superiori Soka del Kansai che stavano scrivendo con i pennelli le parole di una canzone. Erano rientrate a casa, nel Kanto, durante il periodo delle vacanze primaverili e avevano chiesto di poter essere d’aiuto durante i preparativi della cerimonia di apertura del nuovo anno scolastico, per poter accogliere “i fratellini e le sorelline” della scuola elementare Soka di Tokyo.
Dopo aver appreso ciò dagli insegnanti, Shin’ichi si rivolse alle ragazze: «È proprio come avevo immaginato. Ero sicuro che sareste venute fin qui per dare una mano. Grazie! Sono davvero felice che voi siate cresciute sviluppando questo tipo di cuore».
Shin’ichi volle dedicare loro una calligrafia per commemorare l’apertura della scuola. Poi si rivolse al direttore: «Facciamo in modo che anche nella scuola elementare Soka possano crescere bambini dal cuore puro, capaci di prendersi cura degli altri. Se facessimo crescere dei bambini d’élite, senza umanità, alla fine le persone ne soffrirebbero».
Shin’ichi era convinto che la base della rinascita dell’educazione doveva essere lo sviluppo di persone dal cuore caloroso, gentile e ricco. Nell’aula multiuso Shin’ichi giocò poi a ping pong con gli insegnanti. Egli desiderava conoscere bene ogni singolo insegnante e realizzare con loro uno scambio da cuore a cuore. Più tardi, nell’aula di musica, suonò dei pezzi al pianoforte.
Egli considerava gli insegnanti come compagni che condividevano la sua educazione umanistica e la mettevano in pratica nella scuola. Essi erano, per così dire, degli alter ego di Shin’ichi, come pure del suo maestro Josei Toda e di Tsunesaburo Makiguchi, il padre dell’educazione Soka. Per questo motivo desiderava costruire con loro un forte e solido legame di cuore.
[13] Shin’ichi salì al secondo piano e dopo aver visitato l’aula di attività manuali entrò nell’aula di galateo e disse agli alunni: «Oggi abbiamo partecipato alla cerimonia di inizio anno scolastico delle scuole medie e superiori Soka e poi abbiamo visitato il nuovo edificio della scuola elementare Soka. Perciò adesso propongo di fare tutti insieme una breve pausa».
Nell’aula di galateo, arredata in stile giapponese con il tatami, si sedettero tutti intorno a un tavolino. Shin’ichi offrì ai bambini del succo di frutta. Poiché i bicchieri erano troppo lontani dai bambini, un insegnante cercò di aiutarli avvicinandoglieli. Ma Shin’ichi intervenne dicendo: «Non serve. È importante che facciano da soli; non bisogna viziarli». L’insegnante ritrasse subito la mano.
I bicchieri si trovavano proprio davanti a Shin’ichi, e i bambini non avevano il coraggio di allungarsi per prenderli. Si sentivano in soggezione, nonostante avessero sete e desiderassero bere quel succo di frutta. Cos’era giusto fare? Shin’ichi voleva che i bambini riflettessero con la loro testa e trovassero la forza di agire.
Nel corso della vita molto spesso ci si ritrova ad affrontare delle situazioni in cui non si sa come comportarsi. Come reagire in questi frangenti? Saper risolvere le difficoltà è fondamentale per vivere sempre meglio.
Un’alunna, col viso teso, allungò la mano, prese il bicchiere e bevve. Osservando il suo comportamento, Shin’ichi disse agli insegnanti: «Certo non va bene rimanere indifferenti, ma neanche avere un atteggiamento iperprotettivo. Se si è troppo protettivi, il bambino non riesce a emanciparsi e finirà col diventare un individuo codardo e privo di spirito di sfida. Pensando al futuro dei bambini, è necessario considerare cosa è veramente importante affinché possano vivere esistenze felici; di conseguenza occorre pensare e realizzare un sistema educativo che sia coerente con questo obiettivo. Ciò che voi state creando in questa scuola è una riforma dell’educazione». Le aspettative che Shin’ichi nutriva verso la scuola elementare Soka erano davvero grandi.
[14] Osservando i bambini con la divisa delle elementari Shin’ichi, profondamente emozionato, si rivolse agli insegnanti: «Sono passati esattamente dieci anni dall’apertura delle scuole medie e del liceo Soka di Tokyo. In questo periodo è stata inaugurata l’università Soka, insieme ai corsi di specializzazione post-laurea. A Osaka sono state aperte le scuole medie e il liceo femminili Soka, e a Sapporo è nata anche una scuola materna Soka. La luce dell’educazione umanistica Soka comincia a diffondere il suo splendore in ogni angolo del paese. Inoltre, con la fondazione della scuola elementare di Tokyo, abbiamo potuto completare il ciclo di formazione dalle elementari all’università e siamo finalmente giunti alla seconda fase di costruzione del sistema educativo Soka».
Shin’ichi si era concentrato su iniziative di grande importanza che includevano la fondazione della Scuola elementare e il completamento del ciclo di formazione. Cinque anni prima, nell’aprile del 1973, in occasione dell’inaugurazione delle scuole medie e del liceo femminili a Osaka, aveva proposto la fondazione della scuola elementare e, nel luglio del 1974, era stato creato un comitato preposto ai preparativi.
Tsunesaburo Makiguchi, il padre del sistema educativo Soka, e il suo discepolo Josei Toda, entrambi insegnanti avevano profuso il massimo sforzo nell’istruzione primaria. Con questa consapevolezza, Shin’ichi si dedicò alla fondazione della Scuola elementare con un entusiasmo e un’energia ancora maggiori.
Le grandi imprese non possono essere realizzate da un’unica generazione. Vengono portate a termine dai discepoli e dai discepoli dei discepoli, che ereditano gli ideali e le aspirazioni dei maestri defunti, e con lo stesso spirito vi dedicano tutte le energie.
Proprio perché il maestro ha aperto la strada, il discepolo può prendere parte a una grande impresa. Allo stesso tempo, proprio perché sa che il discepolo è in grado di perpetuare un’impresa, il maestro può formulare grandi desideri. L’esistenza di questo flusso che unisce eternamente maestro e discepolo permetterà alla Soka Gakkai di creare nuove ampie correnti.
Makiguchi ideò il sistema educativo Soka basandosi sul pensiero e sulla pratica pedagogica che egli stesso aveva adottato. Il desiderio del suo discepolo, Josei Toda, fu in seguito la creazione di scuole che potessero dare origine a un intero ciclo formativo basato sull’educazione Soka. Toda mise in pratica questo pensiero pedagogico nel doposcuola privato Jishu Gakkan, mostrandone i risultati concreti nella società. Tuttavia, egli dimostrò solamente alcuni aspetti del pensiero e della metodologia della ricerca pedagogica del maestro. Ora, grazie a Shin’ichi, discepolo di Toda, era stato completato un vero e proprio castello dell’educazione Soka che dalla scuola materna arrivava fino ai corsi di specializzazione post-laurea.
[15] Riflettendo sulla situazione generale dell’educazione elementare in Giappone, Shin’ichi si rendeva perfettamente conto che il sistema della scuola elementare Soka, appena inaugurata, poteva essere un esempio di strada da seguire in campo educativo.
Nel maggio del 1973, nello stesso anno in cui venne inaugurata la scuola femminile media e superiore Soka, fu pubblicato il risultato della prova internazionale promossa dalla IEA (Associazione internazionale per la valutazione del sistema educativo). Il Giappone, sia con le scuole elementari (tra sedici nazioni) che con le scuole medie (tra diciotto nazioni) risultava aver superato paesi come la Svezia, gli Stati Uniti e il Regno Unito, ottenendo la più alta posizione in classifica. In realtà la situazione non era tale da andarne così fieri. Infatti all’epoca si tendeva a privilegiare l”istruzione intellettuale” e l’”apprendimento mnemonico” perché ci si era dimenticati dell’educazione umanistica.
Poiché si dava eccessiva enfasi alla formazione scolastica, ci fu un boom negli esami di ammissione alle scuole medie e superiori più famose, collegate a rinomate università statali o private. Di conseguenza non erano pochi i bambini delle elementari oberati dallo studio, perché spinti a frequentare i doposcuola privati e a sostenere test di ammissione. Questo tipo di apprendimento portò a un sistema di studio nozionistico che si basava sul fatto di memorizzare tutto. Poiché le lezioni a scuola non bastavano per poter superare l’esame di ammissione alle scuole più ambite, questo sistema dilagò. Anche a scuola la mole del materiale di apprendimento divenne sempre più pesante, e così aumentò il numero di bambini che non riuscivano a seguire le lezioni. A causa dello sviluppo urbanistico, i bambini non avevano più spazi dove poter giocare e divenne sempre più raro vederli giocare insieme.
Pur avendo migliorato la costituzione fisica, la capacità motoria e la forza dei bambini rimasero invariate e si verificò un aumento dell’asma e delle carie dentali. Gli anni della scuola elementare sono il periodo in cui i bambini acquisiscono la capacità di adattamento alla società attraverso la vita scolastica e le relazioni di amicizia; inoltre aumentano gli interessi intellettuali e si sviluppa la capacità di ragionare. È anche un periodo fondamentale della vita per costruire le basi dello sviluppo fisico. Mentre aumentava la competizione nel superare gli esami, si dava sempre più importanza al nozionismo e si metteva in secondo piano l’educazione morale e fisica; di conseguenza l’educazione scolastica cominciò ad avere delle lacune.
È necessario che alla base dell’educazione ci sia una visione corretta dell’essere umano per poterlo comprendere nella sua interezza.
(continua)
(traduzione di Tamiko Kaneda – ha collaborato Tadashi Nitaguchi)