I mesi precedenti alla riunione di giugno sono stati l’occasione per attivare sinergie: donne e giovani donne hanno scoperto la forza per ottenere insieme grandi risultati
Una sfida vincente
A fine febbraio le donne e le giovani donne del Centro Arcobaleno di Milano si sono poste un grande obiettivo: consegnare entro l’8 giugno 24 Gohonzon, uno per ogni gruppo. Kyoko Yamazaki e Francesca Mancini, responsabili delle Divisioni donne e giovani donne, ci raccontano come hanno vinto questa sfida arrivando a consegnare in tre mesi 25 Gohonzon: 8 giovani donne e 17 donne
Kyoko – Abbiamo deciso di incentrare la nostra attività sulle visite a casa alle principianti e sugli incontri in piccoli gruppi. Ricordo che una volta chiesero al presidente Ikeda come fosse riuscito a far crescere la Soka Gakkai tanto velocemente, e lui rispose che ciò era stato possibile prendendosi sempre cura di ogni singola persona. La mia determinazione è stata quella di fare attività mettendo in pratica fino in fondo l’esempio del mio maestro: arrivare al cuore di ogni donna, aprire un dialogo con tutte le principianti e creare con ognuna veri legami umani.
Fondamentale è stato condividere questa decisione con tutte le responsabili donne e giovani donne, da gruppo a capitolo: come mai prima abbiamo fatto attività veramente tutte “insieme”. Un forte Daimoku e tanti sforzi concreti per intensificare le visite a casa, creando tra noi una collaborazione armoniosa, ci hanno portate alla vittoria.
Grazie agli incontri personali, pian piano le principianti si sono aperte esprimendo spesso un senso di inadeguatezza rispetto alla pratica “corretta” e alla decisione di ricevere il Gohonzon, quel non sentirsi mai abbastanza “pronte”. A quel punto abbiamo mirato a trasmettere loro la gioia, il senso di libertà e la leggerezza che derivano dalla pratica, lodandole e aiutandole a percepire di essere già Budda e di poter sperimentare la gioia infinita di recitare Nam-myoho-renge-kyo e far emergere un illimitato potenziale, così come sono!
Per il futuro la nostra determinazione è coltivare e mettere a frutto l’armonia che abbiamo creato come se stessimo prendendoci cura di un fiore prezioso regalatoci dal nostro maestro, e continuare a seguire la strada tracciata da sensei avendo cura di ogni singola persona.
Francesca – La sfida è stata duplice: condividere “obiettivi numerici” cosa che ho trovato sempre difficile, per timore di scivolare nei tecnicismi perdendomi per strada il cuore e creare un legame con la mia corresponsabile, così diversa da me, un vero concentrato di energia e convinzione. Il senso di soggezione che provavo nei suoi confronti precludeva lo scambio prezioso di esperienze, diverse e da valorizzare, che il mio maestro stava chiedendomi di fare. Sciolto questo punto, proprio da lei ho imparato a non farmi troppe domande, ma a lanciarmi in un Daimoku potente che guidasse tutte quelle azioni troppo spesso decise in base a strategie mentali. Ho iniziato a staccare la mente dal solo obiettivo numerico e, visita a casa dopo visita a casa, a stringere con le giovani donne legami sempre più profondi. Poco a poco percepivo dietro a quei numeri altrettante vite destinate ad aprirsi scoprendo realtà dove il Gohonzon, come un sole, avrebbe portato speranza, calore e luce.
Spesso non comprendiamo l’importanza delle sfide che il nostro maestro ci lancia sino a quando non decidiamo di raccoglierle. Percorrere fino in fondo il cammino, costi quel che costi, ci porta a realizzare una crescita preziosa. “Demoni e ostacoli” fanno a gara per fermarci, ma i compagni di fede sono lì a ricordarci che quando formuli un voto se vieni meno non sei soltanto tu sconfitta, mentre se vai fino in fondo la tua vittoria sarà la vittoria di tutti!
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Un’onda che continua
Marina Moretti e Francesca Galatoli, responsabili delle Divisioni donne e giovani donne della regione Lazio, ci raccontano il percorso di sfide personali che le ha portate a realizzare entro l’8 giugno l’obiettivo di consegnare 350 Gohonzon
Marina – All’inizio ho considerato l’8 giugno come una bella occasione per fare attività insieme, donne e giovani donne, concretamente e non solo a parole. Ma quanto all’obiettivo nazionale di consegne Gohonzon, non lo avevo ancora fatto mio a livello profondo. Recitando Daimoku, però, c’è stato un momento in cui ho sentito forte la decisione di sperimentare nella mia vita che cosa vuol dire davvero vincere “insieme”.
Il primo passo è stato verificare quante donne e giovani donne principianti si contavano nel Lazio: erano 705. Con Francesca abbiamo quindi stabilito l’obiettivo, ambizioso, che per giugno – che segnava appunto la metà dell’anno – la metà di loro ricevesse il Gohonzon.
Questa decisione di vincere, scaturita dal profondo della vita, poco a poco ha coinvolto tutte le persone e in ogni zona sono partite attività spontanee per realizzare lo scopo, soprattutto visite alle principianti, alcune delle quali frequentavano da anni le riunioni.
Francesca – Per me sfidarmi in questa attività ha significato, fin dall’inizio, decidere di essere una discepola di sensei che mette in pratica ciò che lui dice e quindi determinare ancora più forte, come giovane donna dell’Ikeda Kayo-kai, di realizzare le aspettative del maestro. Subito è uscita fuori l’ansia, la paura di non farcela, e la mia difficoltà più grande è stata vincere su questo dubbio. Con Marina abbiamo rilanciato mettendoci un obiettivo condiviso di Daimoku giornaliero. Ho legato questa lotta alla malattia che stavo affrontando, ho sentito che era il momento di realizzare anche nella mia vita perché per me la vera sfida è credere fino in fondo di poter essere felice. Questa lotta l’ho voluta condividere totalmente con Marina, ed è stata la più grande esperienza che io abbia mai fatto sulla fiducia. Ho sentito tutta la sua cura nei miei confronti, come una mamma per sua figlia, e mi sono sentita tranquilla. Ero certa di realizzare l’obiettivo perché entrambe stavamo dando il cento per cento, senza tralasciare nulla, sia nella vita personale che nell’attività, sfidandoci sui nostri limiti con gioia, leggerezza, come due binari che corrono paralleli nella stessa direzione. Tante donne e giovani donne hanno fatto grandi esperienze di fede in questo periodo. E poi c’è stata la mia vittoria finale sulla malattia: la terapia ha funzionato e non dovrò operarmi, proprio come avevo determinato!
Marina – Per me la spinta decisiva è stata il desiderio di regalare questa vittoria a sensei e alla signora Kaneko. Non ho mai perso di vista questo desiderio, e fin dall’inizio ho recitato Daimoku come se fosse già realizzato. Personalmente mi sono dovuta sfidare rispetto alla capacità di andare fino in fondo. Infatti ho la fortuna di recitare tanto Daimoku e questo a volte mi porta ad “accontentarmi”, perché sto bene anche se non realizzo. In questa attività, però, la preoccupazione di non riuscire a regalare questa gioia a sensei e a sua moglie è stato lo stimolo che mi ha permesso di arrivare fino in fondo. A ogni consegna di Gohonzon, due volte a settimana, valutavo a che punto eravamo dello scopo.
L’esperienza più grande per me è stata quella di vincere davvero insieme, donne e giovani donne della regione e non solo, perché siamo state sostenute tanto, soprattutto dagli uomini. Trattandosi di un’attività molto impegnativa, era necessario mettere in campo tutte le forze e quindi sono state coinvolte tantissime persone, a prescindere dai livelli di responsabilità e dagli anni di pratica. Il primo punto è stato credere che ogni persona ha in sé la capacità di dedicarsi a kosen-rufu, e che stava a noi risvegliare questo desiderio in modo che ognuna decidesse con forza di partecipare a questa grande onda. Nessuno di noi è esperto, sensei ci dice che siamo tutti bravi, tutti capaci, tutti “pronti”, anche i nuovi membri. In questo senso è stata una grande esperienza, di cui voglio far tesoro come responsabile di regione.
Quando l’8 giugno, durante la riunione al Centro culturale, ho comunicato che avevamo vinto, che avevamo consegnato 352 Gohonzon, c’è stata un’ovazione. Non c’era una sola donna o giovane donna, tra responsabili e membri, che non fosse consapevole di ciò che avevamo realizzato. Al di là del numero, l’aspetto più importante è stata la gioia, l’energia, la forza che è scaturita dall’aver lottato e vinto tutte insieme.
Ora il punto è rilanciare, fare in modo che quest’onda di crescita non si interrompa.
A marzo del 2015 ci sarà la mostra Senzatomica a Roma e, come responsabili di regione, abbiamo deciso di stabilire per ogni tappa di questa attività un obiettivo di consegna di Gohonzon. Il lancio dell’attività per la mostra è previsto a settembre e, come donne e giovani donne in particolare, la nostra determinazione è di consegnare entro questa data altri 200 Gohonzon.