La Legge mistica permette alle persone di diventare felici consentendo loro di manifestare il più alto potenziale della vita: contribuire alla realizzazione di kosen-rufu significa lavorare per costruire una società pacifica e felice
Da giugno a ottobre Il Nuovo Rinascimento pubblica una selezione del materiale di preparazione agli esami. Il testo completo è pubblicato nello Spazio aderenti del sito dell’Istituto e nel libro Materiale di studio – esame di primo livello.
LA PROPAGAZIONE
Shakubuku
Il termine shakubuku significa far conoscere la Legge alle altre persone apertamente e con coraggio, con lo scopo di metterle in grado di diventare felici. L’azione di shakubuku è l’espressione concreta della nostra fiducia nell’esistenza della natura di Budda in noi e negli altri: è un atto umanistico che esprime il massimo rispetto dovuto a ogni essere umano. È l’azione fondamentale che consente di trasformare il karma individuale e quello dell’umanità.
«L’Ultimo giorno della Legge – scrive il presidente Ikeda – è un’epoca di conflitto. […] L’impulso irresistibile che conduce al conflitto sorge dall’”ignoranza”. Nel Buddismo “ignoranza” significa mancanza di consapevolezza o fede nel fatto che le persone posseggono la natura di Budda. È anche l’impulso oscuro che conduce a mancare di rispetto alla vita umana e a violarne la dignità innata […]. Proprio per questo la diffusione della pratica del Buddismo del Daishonin, che identifica la natura di Budda come nucleo essenziale della nostra umanità, è così importante. Solo il Buddismo del Daishonin può curare la profonda malattia dell’epoca attuale causata da un’assenza di umanità, dalla mancanza dell’impegno di porre al primo posto il benessere e la dignità delle persone» (D. Ikeda, Il mondo del Gosho, esperia, Milano, 2004, vol. 2, pag. 106).
Shakubuku rappresenta la lotta incessante contro l’oscurità fondamentale inerente alla vita. Lo stesso Nichiren Daishonin, subito dopo aver proclamato Nam-myoho-renge-kyo, iniziò a insegnare la recitazione del Daimoku ai suoi genitori e al suo maestro Dozen-bo, e non smise neanche per un momento della sua esistenza di portare avanti lo shakubuku. In seguito cominciò a incoraggiare energicamente i suoi discepoli a unirsi a lui in questa grande impresa per condurre le persone all’Illuminazione.
La pratica di shakubuku non va intesa come una pratica fanatica, esclusivista o di proselitismo. Il presidente Ikeda scrive: «Nella pratica di shakubuku sono contenuti due elementi fondamentali: la compassione e la filosofia. La compassione è il desiderio del Budda di alleviare la sofferenza delle persone. Nella nostra pratica significa preoccuparci della felicità e del benessere dei nostri amici e si manifesta nel coraggio e nella perseveranza con cui continuiamo a parlare profondamente alle persone degli insegnamenti buddisti. La filosofia è un’incrollabile convinzione nell’insegnamento del Sutra del Loto secondo cui tutte le persone possono conseguire la Buddità e ognuno ha il diritto di diventare felice. […] L’essenza di shakubuku è il desiderio del Budda di permettere a ogni persona di raggiungere la vera felicità e il voto dei veri discepoli è quello di far proprio questo spirito, lottando per kosen-rufu. È il voto dei Bodhisattva della Terra.
«La parola giapponese per compassione è jihi. Ji significa amore, significa guidare le persone come se fossero i propri figli, e hi significa dispiacersi delle loro sofferenze e condividerne il dolore come se fosse nostro» (Ibidem, pag. 115).
Parlare a qualcuno del Buddismo di Nichiren Daishonin è un’azione del massimo valore che crea la condizione necessaria affinché quella persona possa ottenere l’Illuminazione. Perciò il beneficio di fare shakubuku è infinito, anche se quella persona non prenderà subito fede nella Legge.
Il secondo presidente della Soka Gakkai, Josei Toda, osservò a proposito: «Ci sono due tipi di semina [nel Buddismo]: seminare permettendo alle persone di ascoltare l’insegnamento e seminare conducendo le persone a prendere fede nell’insegnamento. Poniamo che incontriate per la prima volta qualcuno e gli parliate del Buddismo del Daishonin ma quella persona non si converta. Questo è “seminare permettendo alle persone di ascoltare l’insegnamento”. Ma supponiamo che in seguito un altro praticante si avvicini a quella persona parlandole nuovamente della fede nella Legge mistica e questa decida di ricevere il Gohonzon. Questo è “seminare conducendo le persone a prender fede nell’insegnamento”. Si tratta sempre di seminare i semi della Buddità e il beneficio è lo stesso. È sempre la stessa nobile azione di insegnare la Legge mistica agli altri. In entrambi i casi il beneficio che si riceve, agendo come inviati del Budda, è illimitato» (Ibidem, pag. 130).
Quando permettiamo agli altri di udire la Legge mistica, la natura di Budda che esiste profondamente nella loro vita viene immancabilmente attivata.
Reagire negativamente o decidere di convertirsi dipende da ciascuna persona; ma in ogni caso la sua natura di Budda latente viene senza alcun dubbio stimolata. Perciò, indipendentemente dal fatto che le persone prendano fede o meno, la cosa importante è pregare per la loro felicità e sforzarci sinceramente per il loro bene, spiegando loro coraggiosamente la grandezza del Buddismo.
La figura che nel Sutra del Loto e nella tradizione buddista meglio incarna tutte le caratteristiche della pratica di shakubuku è il Bodhisattva Mai Sprezzante (giapp. Fukyo). Questi aveva preso fede nel Sutra del Loto e ogni volta che incontrava una persona si inchinava riverendo la sua natura di Budda. Il Bodhisattva Mai Sprezzante veniva deriso e scacciato per questo suo atteggiamento e spesso colpito con pietre o bastoni. Ma lui non si curava di tali reazioni: si metteva al riparo a debita distanza e continuava a ribadire la sua lode, convinto che ogni vita avesse inerente la Buddità. Grazie alla perseveranza in questo comportamento, poté non solo prolungare la sua vita ma alla fine ottenne il rispetto di coloro che lo avevano maltrattato e rinacque come il Budda Shakyamuni.
Da ciò si comprende che la pratica del Bodhisattva Mai Sprezzante, cioè la pratica di shakubuku, è la via diretta per la trasformazione del karma negativo e per il conseguimento della Buddità nostra e degli altri.
Kosen-rufu
Il termine kosen-rufu esprime un concetto di fondamentale importanza per i membri della Soka Gakkai. Viene spesso usato come sinonimo di “pace nel mondo”, intesa però in un senso più vasto della semplice “assenza di guerre”. Si potrebbe definire come pace onnicomprensiva, ottenuta attraverso un radicale cambiamento nella mente e nel cuore delle persone grazie alla diffusa adozione di valori umanistici quali l’assoluto rispetto per la dignità della vita.
L’espressione kosen-rufu ha un’origine antica e appare nel ventitreesimo capitolo del Sutra del Loto, “Precedenti vicende del Bodhisattva Re della Medicina”. Nel passo del Sutra del Loto: «Dopo la mia estinzione, nell’ultimo periodo di cinquecento anni, dovrai diffonderlo in tutto Jambudvipa e non permettere mai che la sua diffusione sia interrotta» (SDL, 386) l’espressione «Dovrai diffonderlo [il Sutra del Loto]» viene resa da Nichiren Daishonin con il termine kosen-rufu.
I quattro ideogrammi che compongono l’espressione significano: ko “ampiamente”, sen “dichiarare”, ru “corrente dell’acqua” e fu “tessuto”, costituito dalla trama e dall’ordito.
Kosen indica quindi l’azione di far conoscere ampiamente la Legge, mentre rufu indica la propagazione come flusso incessante che scorre nella vita quotidiana delle persone e nelle relazioni sociali.
Poiché, secondo la visione buddista, la Legge mistica è la Legge della vita che permette alle persone di diventare felici consentendo loro di manifestare il più grande potenziale (o Buddità), ed è quindi il motore del progresso degli esseri umani e della società, agire per realizzare kosen-rufu significa lavorare per costruire una società pacifica e felice.
Il Daishonin decise da solo e spontaneamente di realizzare kosen-rufu nel mondo, spinto dalla compassione per tutti gli esseri umani, sicuro che molti l’avrebbero seguito. «Dapprima solo Nichiren recitò Nam-myoho-renge-kyo, ma poi due, tre, cento lo seguirono, recitando e insegnando agli altri. La propagazione si svilupperà così anche in futuro. Non vuol dire ciò “emergere dalla terra”? Infine, al tempo in cui la Legge si diffonderà ampiamente [il tempo di kosen-rufu, n.d.r.] l’intero paese del Giappone reciterà Nam-myoho-renge-kyo; questo è certo come una freccia che, puntata verso terra, non può mancare il bersaglio» (Il vero aspetto di tutti i fenomeni, RSND, 1, 341).
Naturalmente kosen-rufu non indica la conversione di tutti gli abitanti della terra al Buddismo del Daishonin. Poiché le vite di tutte le persone sono collegate nel profondo, un cambiamento radicale di un individuo avrà un effetto positivo su tutti coloro con cui entra in contatto, soprattutto con quelli con cui condivide un forte legame. Il presidente Ikeda scrive: «La rivoluzione umana di un singolo individuo contribuirà al cambiamento nel destino di una nazione e condurrà infine a un cambiamento nel destino di tutta l’umanità» (RU, 1, IV). «Ciò che conta – scrive ancora Ikeda – è che lo spirito della grande filosofia di pace che il Sutra del Loto espone quando spiega che tutte le persone sono Budda sia pienamente applicato alla società nel suo complesso. […] Significa far sì che il fondamento e la forza propulsiva della società siano i concetti di dignità umana e santità della vita» (Il mondo del Gosho, vol. 1, pag. 78).
In questo senso, kosen-rufu si realizza a partire dal cambiamento di ogni singola persona, una trasformazione che avviene attraverso il continuo sforzo di avvicinare la propria intenzione, il proprio comportamento e le proprie azioni a quelle del Budda. Questa è la via della “rivoluzione umana”, come la definì Josei Toda, attraverso la quale possiamo costruire pace e felicità durature.
Infine, è importante comprendere che kosen-rufu non rappresenta un obiettivo finale o un capolinea.
In tal senso, la realizzazione di kosen-rufu non implica la fine degli inevitabili conflitti e delle contraddizioni che caratterizzano la società. Piuttosto, si può pensare a kosen-rufu come alla costruzione di un mondo in cui un profondo e diffuso rispetto per la vita sia la base su cui vengono affrontati e risolti in modo pacifico e creativo i conflitti stessi. Inoltre, non è qualcosa da attendere passivamente. Il Buddismo insegna che kosen-rufu è qualcosa che possiamo cominciare a realizzare proprio ora, nelle nostre comunità, attraverso l’esempio della nostra rivoluzione umana e l’azione di shakubuku basata sulla compassione verso le altre persone.
«Il Buddismo di Nichiren – scrive Ikeda – è la “religione di kosen-rufu“. Senza la decisione di diffondere la Legge mistica e gli sforzi pratici per metterla in atto, gli insegnamenti del Daishonin rimangono parole vuote. Il suo insegnamento è indubbiamente esistito in forma scritta per settecento anni, ma non è mai stato ampiamente diffuso ed è stato il nostro predecessore Tsunesaburo Makiguchi che ha fatto rivivere gli scritti del Daishonin secondo le vere intenzioni di quest’ultimo. L’apparizione della Soka Gakkai è la testimonianza della validità del Buddismo del Daishonin» (Il mondo del Gosho, vol. 1, pag. 69).
Oggi i membri della Soka Gakkai stanno realizzando kosen-rufu perché praticano e diffondono Nam-myoho-renge-kyo e il Gohonzon condividendo l’intenzione del Daishonin di rendere felici tutte le persone.