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Europa, laboratorio di unità - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:19

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Europa, laboratorio di unità

Unità alla base della famiglia europea, nel rispetto assoluto delle singole caratteristiche. Proprio quello che ci insegna il concetto di itai doshin, “diversi corpi, stessa mente”

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Unità alla base della famiglia europea, nel rispetto assoluto delle singole caratteristiche. Proprio quello che ci insegna il concetto di itai doshin, “diversi corpi, stessa mente”

Lo scorso 6 luglio il maestro Riccardo Muti ha diretto nel Cimitero militare di Redipuglia il Requiem di Verdi dedicato alle vittime di tutte le guerre, «una preghiera laica, propria dell’animo umano al di là di ogni credo, una voce che chiede speranza e misericordia». Questo 2014, nel centenario della Grande Guerra, obbliga l’Italia e l’Europa a ricordare un conflitto che ha causato oltre 15 milioni di vittime e a chiederci se la pace che abbiamo costruito sia effettivamente una pace solida. Da questa drammatica ricorrenza, che rievoca un passato comune a tutto il continente, è scaturita l’idea dello speciale di questo numero.
Una moneta comune alla maggior parte delle nazioni, l’abolizione di molte frontiere e una lingua inventata a tavolino per far parlare i paesi fra loro (l’esperanto è poi rimasto solo un progetto) non sono bastate a creare una storia comune. Il territorio europeo che vanta una “densità culturale” altissima è per vocazione portato alla disunità e al conflitto, ma proprio i suoi opposti, unità e pacifica convivenza, sono le mete possibili e necessarie che – fin dalle sue prime visite in Europa – Daisaku Ikeda ha proposto ai praticanti buddisti del continente. Concetti come la costruzione della pace e la ricerca delle singole differenze che diventano forza collegiale sono ricorrenti nei suoi discorsi rivolti all’Europa.
Nel 1975 viene edificata la prima casa europea della Soka Gakkai: si tratta di una piccola struttura in Provenza che fin da subito riveste un ruolo centrale nella formazione di un’identità collettiva, il luogo dove sperimentare le differenze culturali e farne tesoro. Il Centro culturale di Trets, che negli anni crescerà nella capacità di accogliere sempre più persone, ospita sia incontri organizzati da ogni paese che a carattere sovranazionale; tutt’oggi vi si tengono i corsi delle varie Divisioni a livello europeo e anche questo mese sarà palcoscenico di quelli della Divisione studenti e della Divisione giovani. Fu proprio qui, a una riunione generale europea, (vedi pag. 19) che nel 1983 il presidente Ikeda ricordò come il movimento di kosen-rufu si basi sulla Legge mistica e non sui princìpi che usualmente guidano politica ed economia, e quanto sia fondamentale il sostegno reciproco nel seguire questo insegnamento capace di penetrare l’essenza della vita. E in questa idea di massima espressione delle potenzialità individuali non c’è spazio per i limiti nazionali, tutti siamo Budda e siamo profondamente uguali. Questa è la base per costruire l’unità fra paesi europei nel rispetto assoluto delle singole caratteristiche. Proprio quello che ci insegna il concetto di itai doshin, “diversi corpi, stessa mente”. Culture, lingue, storie, usi, tradizioni differenti ma con un’unica radice umana. E quanto più si riesce a intrecciare la forza dei singoli fili, tanto più ne scaturirà un tessuto bello e resistente. Nei suoi messaggi Daisaku Ikeda ha ricordato in ogni occasione i pregi del popolo europeo, come quando nel 2010 ha scritto: «La nostra famiglia europea è unita fortemente. La SGI-Europa dovrebbe essere un modello di unità di “diversi corpi, stessa mente” per lo sviluppo di kosen-rufu nel mondo. Nel rispetto dell’iniziativa e dell’identità di ogni paese dovreste ispirarvi a vicenda e unirvi. Solo così sarà possibile che l’Europa si sviluppi ampiamente, faccia crescere persone di valore e liberi la propria forza. […] Desidero in particolar modo che i responsabili lavorino in armonia, si rispettino l’un l’altro, innalzando la loro condizione vitale e diventando “capaci praticanti del Buddismo” che sono in grado di trasformare qualsiasi cosa in ingrediente per la crescita e qualsiasi persona in un buon amico». Ikeda ha sempre seguito lo sviluppo del movimento europeo con estrema attenzione e sull’onda dei risultati prodotti dall’iniziativa “My Actual Proof Campaign”, un’idea della Divisione giovani europea, ha proposto che questo movimento fosse esteso al resto della SGI (vedi pagg. 24-25).
Attraverso una fotocronistoria abbiamo ripercorso le tappe dei viaggi che hanno condotto Daisaku Ikeda in Europa fra il 1961 e il 1994, ultima visita che ha toccato anche l’Italia (vedi pagg. 18-20).
Abbiamo raccontato che cosa è e come è nato il progetto Erasmus perché è la concreta piattaforma grazie alla quale sono nati i veri cittadini europei che vivono questa realtà sulla loro pelle. Studiano, fanno amicizie e pensano senza confini nazionali. È così che nasce una coscienza europea nei fatti e non sulla carta (vedi pag. 21), come raccontano anche i giovani che dalla Germania, Croazia od Olanda scattano foto di storie vissute in altre regioni d’Europa (vedi pagg. 26-29). È un inglese che ha studiato in Italia anche il nuovo direttore della SGI-UK Robert Harrap.
Dal primo fiero bollettino delle attività SGI del Vecchio Continente si scoprono i tanti passi compiuti da organizzazioni più o meno estese e strutturate, accomunate dal sentirsi parte di un movimento che vuole sperimentare la costruzione di una terra che parli la lingua dell’apprezzamento reciproco e della condivisione. I sei Centri culturali presentati insieme alle riviste sono quelli denominati a pieno titolo “Centri culturali europei”; nel continente ce ne sono molti altri che attestano la dinamicità delle attività per kosen-rufu come quello a Bruxelles, emblema d’Europa, dove si respira un’atmosfera internazionale e plurilinguistica.
E per concludere una curiosità. L’inno d’Europa è stato scelto dall’Unione nel 1985. È il quarto movimento della Nona Sinfonia di Beethoven che aveva messo in musica l’Inno alla gioia di Friedrich von Schiller. Probabilmente in pochi conoscono il suo legame con la Soka Gakkai. Nel periodo di scissione dal clero, quando la Soka Gakkai divenne un’organizzazione solo laica, l’Inno alla gioia di Beethoven divenne il simbolo di questa lotta. «Nessuno può ora interferire con il nostro canto gioioso. Con l’Inno alla gioia sulle labbra, avanziamo verso il futuro con uno spirito ancora più deciso» disse Daisaku Ikeda nel 2001 (NR, 231, 3).

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1961-1994: le tappe europee di Ikeda

In questi anni l’Europa è stata teatro delle visite del presidente della Soka Gakkai Internazionale Daisaku Ikeda: seguendo una linea temporale, arricchita da alcuni brani della Nuova rivoluzione umana e dalle cronistorie tratte dal Nuovo Rinascimento, ripercorriamo i momenti più importanti di queste occasioni di incontro

COPENAGHEN 1961
Shin’ichi si ricordò di due personaggi menzionati da Tsunesaburo Makiguchi nella prefazione del suo libro Educazione creativa. Si trattava di N.F.S. Grundtvig (1783-1872), il “padre del Rinascimento danese” e del suo successore Kristen Kold (1816-1870). Anche Josei Toda gli aveva spesso parlato di questi due educatori. […] Osservando dal finestrino dell’auto le strade di Copenaghen, Shin’ichi pensò che anche lui, come Kold, avrebbe dovuto affrettarsi a far nascere una rete di istituti scolastici che si fondassero sugli ideali della creazione del valore, il sistema educativo affidatogli dai suoi predecessori Makiguchi e Toda.

BERLINO 1961
Il muro di mattoni e cemento sembrava non finire mai. Di quando in quando si vedeva qualcuno sostare lì davanti. Quel muro era alto soltanto tre o quattro metri e avrebbe potuto essere abbattuto molto facilmente, invece era lì a privare la gente della libertà, a separare relazioni umane, famiglie, abitanti della stessa città. Il karma degli esseri umani è davvero terrificante. […] Lo si può anche chiamare conflitto Est-Ovest, ma in definitiva non è che il prodotto della natura demoniaca dell’autorità che trova alimento nel cuore della gente.

DÜSSELDORF, PARIGI, LONDRA, MADRID, GINEVRA, ZURIGO, VIENNA 1961

ROMA 1961
Shin’ichi guardava le colonne ormai in rovina del Foro, meravigliato che queste costruzioni, nonostante il deterioramento, fossero rimaste in piedi per duemila anni. Non vi era dubbio che gli antichi romani avessero costruito quei monumenti affinché durassero per l’eternità, cercando al contempo un risultato estetico di rilievo. Nella calma notturna, il Foro era avvolto da un’atmosfera impenetrabile che durante il giorno non era evidente. Probabilmente gli antichi romani non si sarebbero mai immaginati che il loro impero un giorno sarebbe decaduto, pensò fra sé e sé Shin’ichi.

PARIGI 1963
Vista dalle colline di Montmatre, Parigi sembrava infiammata dai bagliori del tramonto. Mentre camminavano lentamente, Shin’ichi continuò a parlare: «Victor Hugo non si stancò mai di invocare l’unificazione europea a beneficio della pace e della felicità dei popoli d’Europa. Hugo predisse che nei futuri “Stati Uniti d’Europa” che lui aveva in mente, sarebbero scomparsi i confini nazionali, le barriere doganali, le guerre, gli armamenti, la povertà e l’ignoranza. Senza dubbio l’unificazione dell’Europa è ancora molto lontana, ma la fondazione del capitolo generale d’Europa è un passo anticipatore di questo processo. È un evento importantissimo».

PARIGI, FRANCOFORTE, MILANO, NIZZA, BARCELLONA 1965

LISBONA 1965
Mi ricordo che il signor Toda parlava del coraggio dei portoghesi e mi diceva quanto avrebbe desiderato visitare il loro paese. […] Benché il Portogallo fosse solo un piccolo paese di scarse risorse all’estremo occidente della penisola iberica, aprì la strada all’era delle grandi scoperte del XV secolo e divenne una grande potenza con possedimenti in tutto il mondo.

POMPEI 1963
Osservando un artigiano che incideva un delicato rilievo su una conchiglia, Shin’ichi si rivolse a Sumiko Kojima dicendole: «Normalmente queste conchiglie vengono buttate, ma qui le usano per creare oggetti squisiti e preziosi. Questa è saggezza. Abbiamo bisogno di saggezza per sopravvivere nella società».

ROMA 1963
Shin’ichi e i suoi compagni si recarono alle rovine di Roma e alla Basilica di San Pietro. La mattinata era piovosa, ma quando arrivarono a San Pietro qualche raggio di sole fece capolino tra le nubi.

PARIGI, ROMA, ZURIGO, AMSTERDAM 1967

PARIGI, LONDRA 1972

PARIGI, LONDRA, AMSTERDAM 1973

LONDRA, PARIGI, MOSCA 1975

MOSCA, PARIGI 1987

MOSCA, FRANCOFORTE, SOFIA, VIENNA 1981

FIRENZE 1981
Da tempo desideravo venire a Firenze, questa terra ricca dove nacque il Rinascimento che liberò gli esseri umani dalle catene di rigide credenze. Esso annunciò una nuova epoca risvegliando la gente alla libertà e alla coscienza che l’essere umano viene prima di tutto.

MILANO, MARSIGLIA, TRETS, PARIGI 1981

FRANCOFORTE, BUCAREST, ZURIGO, MADRID 1983

TRETS 1983
Il corso ha inizio con una suggestiva cerimonia durante la quale viene alzata una bandiera delle Nazioni Unite (donata dall’ONU al presidente Ikeda e da lui affidata ai responsabili del Corso estivo europeo) insieme alle bandiere della SGI e di tutte le nazioni europee.
«Queste bandiere dichiara Richard Causton, il direttore generale della Soka Gakkai inglese non rappresentano il nazionalismo. Queste bandiere che sventolano insieme rappresentano la vera unità dei popoli europei di fronte al Gohonzon».

PARIGI, BRUXELLES, AMSTERDAM 1983

LONDRA 1989

TAPLOW COURT 1989
Qui, sulle colline di Taplow che si specchiano sul Tamigi con i loro due millenni di storia, si erge un maestoso castello di filosofia e di cultura. […] Scolpendo ricordi d’oro e accumulando eterna fortuna, trasformerete questo palazzo di filosofia e cultura nel “giardino dei fiori” di felicità duratura più famoso del mondo, dove ogni persona potrà manifestare il suo più alto potenziale.

STOCCOLMA 1989
Oggi ho potuto visitare il Centro culturale svedese e fare Gongyo insieme a tutti voi. […] È per me un grande onore aver avuto l’opportunità di esporre le mie fotografie in un istituto così rinomato come il Museo delle Antichità dell’Estremo Oriente.

PARIGI 1989
Durante questo soggiorno in Francia ho avuto dei significativi colloqui col presidente e la signora Mitterand. Il 7 giugno ho incontrato il presidente all’Eliseo e abbiamo avuto uno scambio di opinioni su numerosi argomenti.

GINEVRA 1989

FRANCOFORTE, LUSSEMBURGO, BONN 1991

TRETS 1991
«Coloro che recitano il Daimoku della Legge mistica e che si dedicano allo scopo di kosen-rufu sono campioni dal cuore regale e superano di gran lunga chi possiede soltanto potere, autorità o ricchezze materiali ha detto il presidente Ikeda nel suo discorso alla riunione del XXX anniversario di kosen-rufu in Francia […] Voi siete paladini di felicità che cercano di concretizzare questo grandioso stato vitale dentro la propria vita. Spero che la vostra preghiera giornaliera di Gongyo e Daimoku si svolga sempre con grande energia e vitalità, come se foste fieri sovrani che galoppano su bianchi cavalli verso l’Arco di Trionfo».

PARIGI, BIÈVRES, LONDRA 1991

FRANCOFORTE, VIENNA 1992

FIRENZE 1992
L’altro giorno ho ricevuto dal sindaco di Firenze il Fiorino d’oro, una moneta che riveste un profondo significato. Come forse saprete, la moneta fu coniata dalla Repubblica di Firenze praticamente nella stessa epoca in cui Nichiren Daishonin fondò la sua scuola buddista.

MILANO 1992
Sono veramente felice di trovarvi così vivaci ed entusiasti a lavorare duramente per kosen-rufu. Lo sviluppo della nostra associazione in tutta Italia, e anche qui a Milano, è stato rapidissimo, davvero fenomenale. […] Vi chiedo di costruire qui a Milano una famiglia che sia tra le più armoniose e gentili del mondo. Spero anche che tutti voi conduciate la più felice delle esistenze.

MOSCA, FRANCOFORTE 1994

FIRENZE 1994
«Ho provato una grande emozione ha detto il presidente Ikeda nel corso del suo intervento all’inaugurazione a Firenze della mostra Il mondo dei samurai quando ho saputo che questa è una delle più significative mostre di arte orientale che il vostro paese abbia mai ospitato. L’Italia ha aiutato e sostenuto lo sviluppo artistico del Giappone moderno quando era ancora agli albori. Infatti circa centoventi anni fa, tre artisti italiani vennero nel paese del Sol Levante a insegnare presso l’Istituto d’arte giapponese, permettendo così lo sviluppo di numerosi giovani artisti».

BOLOGNA 1994
Durante la visita al Centro culturale di Bologna, Ikeda ha tracciato un parallelo tra i pioppi presenti in gran numero nella zona circostante e le persone, affermando che coloro che praticano il Buddismo dovrebbero diventare come il pioppo, il re degli alberi, che si slancia verso il cielo e domina tutto quello che gli sta intorno. Anche a un pioppo, al pari degli esseri umani, ci vuole molto tempo per crescere: così come il sole, la terra e l’acqua sono elementi essenziali al suo sviluppo, allo stesso modo il Daimoku illumina la nostra vita.

MILANO 1994
XII Festival culturale dei giovani per la pace nel mondo. «Vi ringrazio per la fatica e le sofferenze che avete affrontato per realizzare questo successo. Siete stati tutti bravissimi, è stato meraviglioso».

LONDRA 1994

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Erasmus, ponte europeo

Costruire un’identità europea, a partire dai giovani. La visione di uno studente francese è diventata un ponte per superare le differenze

Partecipare al progetto Erasmus vuol dire partire italiani e tornare europei. Lisa Giannelli, che ha vissuto questa esperienza per sei mesi in Spagna, ci ha raccontato le sue impressioni

Perché hai deciso di aderire al progetto Erasmus?
Fin dall’adolescenza ho sempre desiderato vivere all’estero, imparare nuove lingue, conoscere altre culture, abitudini e persone; ma anche studiare e nel frattempo essere più indipendente, e l’Erasmus risultava conciliare tutte queste possibilità.

Essere uno studente Erasmus aiuta a coltivare uno spirito europeo?
Certo! Oltre a conoscere la cultura e le persone del paese in cui ci trasferiamo, ci permette di fare amicizia con studenti di altri paesi e continenti (anche se il loro progetto si chiama in modo diverso), così lo scambio di idee si amplia ulteriormente e in poco tempo, senza accorgercene, ci troviamo immersi già in uno spirito europeo e mondiale, capaci di un vero scambio e di un’apertura mentale, abbattendo quei pregiudizi e quelle idee preconcette che spesso abbiamo verso le altre culture.

È stato così fin dall’inizio?
Per la maggior parte di noi questa è la prima esperienza all’estero, ma in poco tempo ci siamo ritrovati intorno a un tavolo per condividere i nostri cibi tipici e le nostre idee. Fin da subito ho cenato con spagnoli, francesi, inglesi, tedeschi, messicani, cinesi, e già durante il primo mese sono nate amicizie profonde, che abbiamo voglia di coltivare anche quando torneremo nelle nostre città d’origine.

Come vorresti utilizzare questa tua esperienza nel futuro?
Mi piacerebbe mettermi in moto per aiutare i nuovi ragazzi Erasmus che arriveranno in Italia e fare in modo che vivano una bella esperienza come è stato per me in Spagna. Se questo non mi fosse possibile, desidero comunque incoraggiare un sempre maggior numero di studenti ad approfittare di questa grande opportunità che ci viene offerta.

Hai incontrato qualche studente che pratica il Buddismo di Nichiren Daishonin?
Per fortuna sono riuscita a mettermi in contatto con l’unico gruppo presente a Ciudad Real, di cui fanno parte quattro persone. Sono pochi, ma si percepisce subito la loro forte fede… e poi ci sono le riviste, i libri e le e-mail, che solo con qualche riga mi offrono grandi incoraggiamenti.

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ERASMUS

Cos’è?

Il progetto Erasmus si sviluppa nel 1987 per opera della Comunità Europea. Il suo nome deriva da Erasmo da Rotterdam, celebre umanista olandese del primo Cinquecento che ha insegnato in numerose università europee, da cui è stato creato l’acronimo European Community Action Scheme for the Mobility of University Students.
Il programma offre la possibilità agli studenti universitari europei di effettuare un periodo di studio legalmente riconosciuto dal proprio ateneo nelle università degli stati membri dell’Unione migliorando la qualità e la dimensione europea dell’istruzione superiore.

Come nasce?

Grazie all’iniziativa di un’associazione studentesca fondata da Franck Biancheri che a metà degli anni Ottanta, all’età di venticinque anni, convinse il presidente francese François Mitterrand ad appoggiare la nascita del programma Erasmus. In seguito Biancheri è stato un politico francese e attivista dell’integrazione europea.

Le finalità?

Il progetto Erasmus, al quale prendono parte moltissimi studenti universitari da tutta Europa, offre l’opportunità di vivere all’estero in maniera indipendente. Il programma incoraggia sia l’apprendimento e la comprensione della cultura ospitante sia l’imparare a convivere con altre culture.

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Il bollettino delle attività europee

È stato pubblicato il primo bollettino europeo della Soka Gakkai Internazionale, il cui scopo è raccontare gli sviluppi delle attività dei membri nei vari paesi. L’Austria, per cominciare, ha accolto nel 2013 settantuno nuovi praticanti, rinnovando l’obiettivo di 1.000 membri attraverso due appuntamenti mensili: i mini-meeting nelle case private e l’Happy Day a cura della Divisione giovani presso il Centro culturale austriaco. Il traguardo di 1.000 membri è stato invece raggiunto dal Belgio, che ha messo online il suo sito ufficiale SGI e ha organizzato il primo corso di studio nazionale. Il traguardo della Bulgaria è invece poter finalmente vantare un capitolo, tre gruppi e otto nuovi responsabili di gruppo. La Finlandia ha inaugurato il primo Centro culturale nella città di Helsinki: un piccolo spazio che per i praticanti è un sogno che diventa realtà. Nell’ambito della campagna “My Actual Proof” la Germania si è sfidata abbracciando dialoghi di felicità e coniando un proprio motto “Il Nord si muove”. In Islanda, nel municipio di Reykjavik, è stata inaugurata la mostra “Da una cultura di violenza a una cultura di pace” alla presenza del ministro della Cultura e dell’educazione. L’Italia ha festeggiato nel 2013 il primo anniversario della fondazione della Divisione futuro con 20 meeting e circa 1.000 partecipanti. Anche i giovanissimi della SGI-UK hanno organizzato piccoli festival locali coinvolgendo i ragazzi e le loro famiglie. Prima cerimonia ufficiale di consegna Gohonzon in Lituania, dove i membri sono passati da 3 a 9. Nel 2013 la Divisione giovani della Spagna ha lanciato la sfida di incrementare il numero dei partecipanti giovani ai meeting di discussione, arrivando a triplicarne il numero nel mese di ottobre. Grande vittoria per i praticanti della Polonia che sostengono gli esami di studio finalmente nella loro lingua, dopo anni di materiale solo in italiano e inglese. Infine la Romania ha festeggiato il trentesimo anniversario della prima visita del presidente Ikeda con una riunione in cui la metà dei presenti partecipava per la prima volta a un meeting buddista.

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Sostenere kosen-rufu è un’occasione unica

Robert Harrap, il nuovo direttore della SGI-UK, si presenta attraverso il racconto della sua esperienza: quando finalmente riesce a fare il salto di qualità nella sua carriera, gli si presenta un bivio

Ho iniziato a praticare il Buddismo nel 1986 in seguito a un gravissimo incidente in motocicletta, in cui mi ruppi in malo modo la gamba destra, tanto che ci misi un anno prima di poter camminare di nuovo normalmente.
Il mio primo beneficio fu quello di cambiare atteggiamento rispetto all’incidente: se all’inizio lo consideravo un fastidioso inconveniente, realizzai poi di essere stato molto fortunato a non essere morto e che la mia vita aveva un grandissimo valore. L’estate successiva ricevetti il Gohonzon con la decisione di dare una direzione più precisa alla mia esistenza. Dopo un paio d’anni di pratica mi resi conto che non sapevo bene quale fosse la mia missione e, durante un corso a Trets, recitai Daimoku per capirne il significato. La sensazione che sentii fu quella che avrei lavorato per la pace e la cultura in Europa. Se quello era ciò che volevo accadesse, allora il primo passo doveva essere quello di tornare a studiare. Mi iscrissi all’università in Italia, a Bologna, mi laureai con il massimo dei voti e frequentai un master in Legge a Londra: fui abilitato alla professione di avvocato nel 1997.
Dopo quindici anni di attività nella Divisione giovani uomini, nel 1999 mi fu proposta la responsabilità giovani dell’area Nord. La sfida stava nel fatto che il membro più vicino abitava a oltre trecento chilometri di distanza da dove vivevo. Ho fatto attività nell’area Nord per sette anni creando fantastici legami. Nel 2001 sono entrato a far parte della Divisione adulti e nel 2003 ho accettato la responsabilità della Divisione uomini a livello nazionale.
La pratica buddista mi ha sempre sostenuto nella mia carriera di avvocato. In particolare nel 2010, nel messaggio di Capodanno, sensei ci invitò a considerare quel momento come “l’occasione su un milione” per fare la differenza nella nostra vita. Incoraggiato da queste parole, ho recitato Daimoku per trovare la strada migliore per crescere nella mia professione. Nel Regno Unito uno dei modi in cui gli avvocati misurano i loro buoni risultati è attraverso la pubblicazione dei loro processi sul Gazzettino Ufficiale Legale. Poiché il nostro sistema giuridico si basa sulle sentenze precedenti, essere coinvolto in casi che possono cambiare la legge è considerato molto prestigioso. Così ho recitato Daimoku per occuparmi di un procedimento importante, che potesse avere un impatto positivo e che accrescesse la mia buona reputazione. Di lì a poco fui incaricato di seguire un caso di abusi domestici, in cui il padre si era rivelato estremamente crudele con i figli e aveva minacciato di morte la moglie. Questo particolare processo aveva messo in luce un vuoto legislativo su violenza e abusi domestici tanto che, nonostante il giudice si fosse espresso a favore del marito, io continuavo a sostenere che la legge non fosse stata ben interpretata. Determinato a proteggere e tutelare queste persone, pregai affinché da quella situazione emergesse valore, indipendentemente dalla scelta finale. All’ultima sentenza le mie argomentazioni furono accettate dalla corte e vincemmo la causa.
Dopo questa esperienza ero sicuro che avrei fatto l’avvocato per tutta la vita, fino a quando, un anno fa, mi fu proposto di diventare direttore generale e lavorare per la SGI-UK. La decisione era tutt’altro che facile: si trattava di scegliere tra il prestigio professionale ed economico frutto di una carriera che aveva finalmente preso il largo e dire di sì al presidente Ikeda. Sentivo l’urgenza di confrontarmi con la mia compagna, poiché la mia decisione avrebbe cambiato il tenore di vita di entrambi. Mi sono affidato al Gohonzon e mentre recitavo Daimoku ho percepito quale opportunità fosse poter lavorare per kosen-rufu nel Regno Unito, sostenere i membri e sviluppare l’organizzazione continuando il lavoro iniziato dai pionieri e direttori generali Richard Causton, Ricky Baynes e Robert Samuels. Ci sono dei bravi avvocati nella società, ma non ci sarebbe mai stata un’altra occasione come questa: ho lasciato il mio lavoro e mi sono dedicato a sostenere il movimento di kosen-rufu nel Regno Unito.
La mia determinazione è che la SGI-UK diventi un’organizzazione in cui le persone nutrono fiducia e speranza. Desidero che ogni cittadino britannico possa sentir parlare del presidente Ikeda almeno una volta nella vita e che conosca la sua incredibile filosofia di pace.

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I nostri nuovi amici in Europa

“True Friends – Actual Proof Together!” è la nuova campagna europea. Lisa Cowan, responsabile del Comitato europeo della Divisione giovani, ci ha raccontato di cosa si occupa questo gruppo

Il Comitato europeo dei giovani: quali sono le sue finalità?

Il Comitato europeo dei giovani nasce nel 2005 con l’obiettivo di sostenere le attività dei giovani di tutta Europa. È composto dai responsabili delle Divisioni giovani di diversi paesi e, attualmente, tre membri sono italiani (Elena Battistini, Michele Giuseppone e Daniele Santi). La direzione di questo comitato si rispecchia nel motto “One Europe with Sensei”: un’Europa unita con lo stesso spirito del presidente Ikeda. Nel 2010 egli ci ha inviato un messaggio nel quale diceva: «La nostra famiglia europea è unita fortemente. La SGI-Europa dovrebbe essere un modello di unità di “diversi corpi, stessa mente” per lo sviluppo di kosen-rufu nel mondo. Nel rispetto dell’iniziativa e dell’identità di ogni paese dovreste ispirarvi a vicenda e unirvi. Solo così sarà possibile che l’Europa si sviluppi ampiamente, faccia crescere persone di valore e liberi la propria forza. […] Desidero in particolar modo che i responsabili lavorino in armonia, si rispettino l’un l’altro, innalzando la loro condizione vitale e diventando “capaci praticanti del Buddismo” che sono in grado di trasformare qualsiasi cosa in ingrediente per la crescita e qualsiasi persona in un buon amico».
I giovani che fanno parte del Comitato raccolgono le richieste e le proposte dei rappresentanti di ogni paese su eventuali corsi dei giovani a livello europeo e su come promuovere kosen-rufu. Le decisioni che vengono prese sono frutto di un lavoro collegiale; attraverso le attività che promuoviamo nascono profondi legami di amicizia fra i giovani partecipanti e questo è il risultato più importante a cui miriamo.

Qual è lo spirito della nuova campagna proposta dai giovani?

La nuova campagna (True Friends – Actual Proof Together!), che ci seguirà fino al 18 novembre 2015 è il naturale proseguimento della precedente (My Actual Proof Campaign, vedi pagina a lato). Le tante realizzazioni individuali ottenute sull’onda della “campagna della prova concreta” hanno dimostrato la forza della filosofia buddista; ci siamo domandati quindi come poter creare ancora più valore e stimolare anche l’unità fra i paesi. E visto che il tema dell’amicizia sta a cuore a tutti i paesi europei, siamo partiti da qui. Actual Proof Together significa quindi sostenere i nostri amici (buddisti o meno) nelle loro sfide mentre continuiamo a sfidarci noi per primi nelle nostre, affinché questo incoraggiamento reciproco sia la base per diffondere i principi pieni di speranza in tutta Europa trasformandola da terra di differenze e di divisioni, in un continente di amicizia e umanesimo. Il punto centrale è portare avanti la propria rivoluzione umana e creare profonde relazioni con le persone diventando noi in primis buoni amici.
In un dialogo con il suo discepolo Ananda, Shakyamuni spiega che avere buoni amici e avanzare insieme non è parte della pratica del Buddismo, bensì è il Buddismo stesso.
Sto cercando di incidere nel mio cuore un passo dal materiale di studio che stiamo approfondendo per questa campagna: «Anche una persona debole non cadrà se coloro che la sostengono sono forti, ma una persona di notevole forza, se si trova sola, potrebbe cadere lungo un sentiero accidentato» (RSND, 1, 535).
Kosen-rufu in Europa vuol dire costruire ponti di amicizia basati sull’unità tra maestro e discepolo. Quando partecipo alle attività a livello europeo percepisco il grande potenziale della vita basato sulla Legge mistica.

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My Actual Proof Campaign

Abbiamo chiesto a Daniele Santi, membro del Comitato europeo giovani, di raccontarci in breve come è nata l’iniziativa “My Actual Proof Campaign”

Il 2013 è stato l’anno della “campagna della mia prova concreta”, nota anche come “My Actual Proof Campaign”. Come è nato questo progetto?

L’idea è venuta ai membri del Comitato giovani durante il corso di studio nel luglio 2012. In quel periodo il presidente Ikeda stava iniziando a parlare dell’importanza che avrebbe rivestito nella vita di tutti noi l’inaugurazione del Kosen-rufu Daisedo (Palazzo del grande voto di kosen-rufu), che sarebbe avvenuta a Tokyo il 18 novembre 2013. Nella Nuova rivoluzione umana egli spiega che la costruzione di ogni Centro culturale non è separata dalla nostra vita e che, anzi, rappresenta l’occasione di porci nuovi obiettivi nella fede e sforzarci affinché si realizzino. Abbiamo quindi sentito il desiderio di fare in modo che quella data non fosse solo da mettere in relazione con l’inaugurazione del Centro, ma anche una meta verso la quale dirigere i nostri sforzi.

Vi siete ispirati a un passo della Nuova rivoluzione umana in particolare?

Nel ventiduesimo volume, il giovane Ikeda dice a Toda: «Sensei, sono veramente desolato che debba aspettare al freddo. In futuro le prometto che comprerò un’automobile per accompagnarla in giro. Inoltre, costruirò degli edifici e delle strutture magnifiche per kosen-rufu; può contare su di me». Riflettendo su questo passo, l’inaugurazione della nuova sede della Soka Gakkai è una prova tangibile della vittoria di Ikeda in quanto discepolo. Ispirati dallo spirito di gratitudine nei confronti del maestro, abbiamo pensato alla “campagna della mia prova concreta”: un movimento di rivoluzione umana gioioso e dinamico per coinvolgere tutti i giovani europei per esprimere, a nostra volta, la gratitudine verso il presidente Ikeda e per sfidarci in qualcosa che credevamo impossibile da realizzare, incoraggiandoci a vicenda per concretizzare i nostri obiettivi.

Com’è stato possibile realizzare questo progetto a livello europeo?

Ci siamo incontrati con i giovani dei vari paesi per capire cosa fosse per loro la “campagna della prova concreta” nel rispetto delle realtà delle organizzazioni locali. Non è stata una campagna numerica, ma incentrata sulla vittoria di ogni persona: quando si mostra la prova concreta si sta propagando l’insegnamento buddista affinché anche gli altri si sentano incoraggiati e spronati a realizzare i loro desideri.

Quali risultati avete raggiunto?

Tante persone, non solo i giovani, ispirate da questa campagna, si sono “agganciate” a questa sfida e hanno realizzato prove concrete, sviluppando la propria esistenza e di conseguenza le organizzazioni a livello locale. Anche sensei ha citato in più occasioni questa iniziativa per incoraggiare i membri di tutto il mondo.

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A Bruxelles un’attività cosmopolita e multietnica

«Un atteggiamento da pionieri che ha riempito di nuovi significati i miei anni di pratica», racconta Teresa a proposito del suo soggiorno in Belgio. Al Centro culturale di Bruxelles le attività, grazie a un efficiente servizio di interpretariato sono realizzate in tre lingue: francese, inglese o fiammingo

di Teresa Caldarola

Da tempo desideravo avere un’esperienza professionale e di vita all’estero. Dopo tanto Daimoku, tanto impegno e diversi tentativi, questo desiderio ha preso forma: a fine 2012 ho avuto l’opportunità di lavorare e vivere per oltre un anno a Bruxelles, sede di due importanti istituzioni europee.
Questa è stata l’occasione anche di poter scoprire e conoscere la Soka Gakkai belga, dalla quale sono stata accolta con sincerità e amicizia. Da subito ho partecipato alle attività con molta curiosità e passione: ciò che ho riscoperto è stato un sincero spirito di ricerca, un atteggiamento da pionieri che ha riempito di nuovi significati i miei anni di pratica. Avere l’opportunità di partecipare alle attività al Centro di Bruxelles, invitare nuovi amici di diverse nazionalità alle riunioni di discussione, essere incoraggiata nelle mie sfide da nuovi compagni di fede in una nazione diversa da quella di origine è stata, per me, una fresca brezza che mi ha avvolto.
L’atmosfera in tutte le attività è davvero cosmopolita e multietnica, così come lo è la comunità belga. Le riunioni di discussione della regione Bruxelles Capitale si svolgono in francese, e/o inglese e/o fiammingo, in base alla lingua prevalente parlata dai partecipanti, tanto che al Centro culturale di Bruxelles le attività principali sono realizzate con un eccellente servizio di interpretariato nelle tre lingue citate.
A fine giugno 2013 ho partecipato al primo corso nazionale belga a Leuwen, in cui si è celebrato anche il trentesimo anniversario della visita del presidente Ikeda in Belgio.
Questa esperienza mi sta insegnando il piacere di scoprire e gioire della diversità, di vivere lo spirito Soka in Europa. Come noi ci incontriamo alle riunioni di discussione, lottiamo e studiamo insieme per migliorarci, la stessa cosa è realmente possibile fra comunità, nazioni e stati per creare un’era più sana, umana e armoniosa.
Merci Soka Gakkai, thank you Europe, dank Belgium.

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Un’avventura senza confini

Non è matematico che il paese in cui si nasce sarà quello in cui si realizzeranno i propri sogni. E se a questo si unisce la missione di kosen-rufu e il voler essere cittadini del mondo, allora il cambiamento è assicurato. Abbiamo raccolto le testimonianze di tre giovani che hanno deciso di aprirsi all’Europa per dedicarsi alle loro passioni

Pronto per realizzare il mio sogno

Partito per Amburgo per imparare il tedesco ma diretto al Conservatorio di Vienna, Alessio Makoto Defraia ha scoperto che spesso la realtà è diversa da quella immaginata. E se all’inizio la sofferenza sembrava insostenibile, la soddisfazione di seguire la sua passione e creare valore nonostante le circostanze è stata la vera vittoria

La musica è sempre stata la mia passione e l’anno scorso decisi che avrei studiato al conservatorio di Vienna. Tuttavia per farlo dovevo sapere il tedesco, per cui, a giugno, aderii a un progetto europeo che mi avrebbe permesso di fare un tirocinio retribuito presso un’azienda in Germania, con vitto e alloggio pagato. Per la selezione dovevo fare un corso di tedesco che si sarebbe svolto a Lanusei, un paesino lontano da Cagliari, la mia città. Non avevo soldi, ma ero deciso a vincere il concorso. Recitando Daimoku mi venne in mente che un’amica di famiglia abitava lì e quindi, grazie alla sua ospitalità, seguii il corso senza problemi. A novembre scoprii di essere stato scelto da un’azienda di Amburgo e così, senza soldi ma soddisfatto, sono partito. Appena arrivato compresi che la realtà era molto diversa da come era stata presentata dal progetto: la retribuzione per mesi non arrivò, la casa che mi avevano promesso era in realtà un ostello e, invece che studiare tedesco, lavoravo nove ore al giorno in un caffè bistrot. Qui mi sentivo un pesce fuor d’acqua perché, per quante esperienze avessi accumulato nella ristorazione, ero comunque troppo lento dato che non sapevo la lingua e soprattutto, in quel modo, non riuscivo a impararla.
Dopo due mesi passati in queste circostanze umilianti decisi che tutto doveva migliorare, ma le difficoltà non tardarono ad arrivare: due colleghi della caffetteria si licenziarono e il lavoro per me aumentò notevolmente. Con il Daimoku, però, sono riuscito a dare valore positivo alla situazione: solo in sala e costretto a comunicare e a parlare tedesco continuamente, ho aumentato notevolmente le mie competenze linguistiche. Ho frequentato le riunioni di discussione e in questo modo ho conosciuto nuovi compagni di fede di varie nazionalità. Inoltre ho partecipato all’attività del Centro culturale di Amburgo per la riunione della Divisione giovani il 16 marzo. A sostegno della campagna tedesca dell’anno Der Norden bewegt sich (Il Nord si muove) ho fatto attività al Centro culturale dedicandomi ai principianti: a braccetto con il responsabile di regione giovani uomini, ho incoraggiato e sostenuto moltissime persone dialogando sinceramente con loro, ovviamente in tedesco!
In questi mesi sembravo aver scordato il mio desiderio di studiare musica, ma più recitavo e più riaffiorava. Ho avuto anche molti stimoli dall’ambiente perché ho conosciuto delle persone che mi stanno sostenendo nel mio percorso musicale o che mi stanno aiutando a trovare un lavoro a Vienna. Sto comprendendo il significato delle parole di Nichiren Daishonin: «La fragranza interna otterrà protezione esterna» (RSND, 1, 752).
Ciò che più mi colpisce dell’esperienza in Germania è il legame che ho creato con le persone: le ho sentite vicine e pronte ad aiutarmi in ogni circostanza, nonostante le nostre culture, lingue e religioni siano diverse. L’unità dell’Europa è negli individui e questo mi fa pensare che quello che sto vivendo io potrebbe accadere in tutto il Vecchio Continente non solo a livello umano, ma anche politico ed economico. Ora sono davvero pronto a vivere una nuova avventura a Vienna e sento di aver sviluppato le competenze per realizzare il mio sogno di studiare al conservatorio.

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Un punto di luce sul Mar Adriatico

Il 2 novembre scorso è stato istituito il capitolo Croazia, fino ad allora un settore della SGI Slovenia. Daniele Romeo, ballerino torinese che da anni gira l’Europa grazie al suo lavoro, è responsabile di uno dei due gruppi

Hai vissuto in tre nazioni diverse, quali caratteristiche particolari hai riscontrato nell’organizzazione delle attività?

Ogni luogo ha le proprie peculiarità perché anche l’attività buddista cresce e si sviluppa insieme alle caratteristiche socio-culturali del posto. In Svizzera, dove ho ricevuto il Gohonzon, per esempio la puntualità e la presenza alle riunioni era veramente sentita; a causa della loro riservatezza a volte è stato più difficile aprirsi durante le riunioni e condividere con gli altri i miei sentimenti. Nella tedesca Ulma le attività erano meno sviluppate che in Svizzera, ed essendo una piccola città erano poche le persone che conoscevano altre lingue oltre il tedesco: per questo problema di comunicazione non sono potuto entrare in contatto fino in fondo con i compagni di fede. A Basilea, invece, questo impedimento non esisteva in quanto la Svizzera è una nazione plurilingue.

E poi sei arrivato in Croazia, a Fiume, che in croato si chiama Rijeka…

Sì, sono arrivato in Croazia come ballerino del Teatro nazionale Rijeka Ivan de Zajc. Vivere qui mi ha permesso di capire molte cose di me e della mia missione. Ero l’unico giovane uomo in tutta la regione e quando ti ritrovi da solo devi darti da fare. Chi organizza la riunione di discussione? Chi offre la casa per la recitazione di Daimoku? La risposta era sempre una, io. Di punto in bianco ho iniziato a fare cose che non avevo mai fatto, come far parte di comitati per la preparazione dei meeting della Croazia o fare traduzioni: è stato bellissimo!
La storia dell’attività in questa nazione è iniziata nel 2005 con tre membri a Zagabria, uno a Istria e uno in Dalmazia, che hanno cominciato a incontrarsi regolarmente. A oggi, dopo quasi dieci anni, siamo ventuno e il 2 novembre 2013 si è celebrata l’istituzione del capitolo Croazia (foto in basso). Ci sono anche degli amici che simpatizzano con la pratica buddista e che ogni tanto partecipano alle riunioni. In tutto il paese ci sono due gruppi, uno a Zagabria che si chiama “Zagabria e Croazia Continentale” e uno a Rijeka, “Nord Adriatico”. Il primo gruppo, i cui partecipanti abitano nella stessa città, svolge un’attività più regolare, con una riunione di discussione al mese, un incontro per studiare e un ulteriore appuntamento dove i membri recitano insieme Gongyo per kosen-rufu. Invece il nostro gruppo “Nord Adriatico” accoglie membri che vengono da diverse zone anche molto distanti tra loro e per questo ci incontriamo una volta al mese per lo zadankai e solo saltuariamente per recitare insieme.

Com’è vivere in Croazia?

Poco più di vent’anni fa questo paese era in guerra e le ferite sono ancora sanguinanti. Le persone hanno pochissima fiducia nel futuro, nelle istituzioni e, in generale, nel potenziale umano. La classe media, abbiente durante il socialismo, è stata distrutta e in seguito c’è chi si è arricchito. La maggior parte degli abitanti però si è impoverita e ciò ha creato un disequilibrio economico e sociale spaventoso; c’è tanta corruzione e poca fiducia nel cambiamento.
Talvolta vengono organizzati meeting nazionali grazie al sostegno dei responsabili europei che fanno lunghi viaggi per incoraggiarci, e in quelle occasioni piene di gioia percepisco in modo chiaro che il Buddismo può illuminare anche la storia della Croazia. Sento che la mia missione, anche come artista, è diventare un “punto di luce” per tutte le persone che non hanno consapevolezza delle loro capacità. Desidero che questa terra e i suoi abitanti riscoprano la gioia che è intrinseca a ogni essere umano.
A volte mi chiedo come mai continuo a vivere qui nonostante non sia facile… probabilmente potrei lavorare anche altrove, ma sono arrivato alla conclusione che vivere una situazione complessa dove c’è tanto potenziale ancora da tirare fuori possa essere il terreno più giusto per farmi crescere come ballerino, come buddista, come essere umano.

Hai trovato elementi in comune fra i vari paesi?

Sicuramente il desiderio di un’Europa e di un’umanità felice. Il desiderio di essere felici è ciò che accomuna tutti i paesi che ho visitato.

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Fra ragione e sentimento

In bilico tra Olanda e Italia, futuro e passato, amore e lavoro, Margherita Landi ha trovato la sua strada di donna e ballerina libera dai pregiudizi grazie alla partecipazione all’attività di staff nel gruppo byakuren. Un momento significativo per guardare in faccia i nodi dell’esistenza e, finalmente, cominciare a scioglierli

Mi sono trasferita ad Amsterdam nell’aprile del 2012, appena dopo essermi laureata e aver ricevuto il Gohonzon. L’intento iniziale era di lavorare professionalmente come ballerina e coreografa per poi valutare un possibile trasferimento. Il mio contatto ad Amsterdam era S., una mia amica che viveva in Olanda già da qualche anno e che mi offrì di collaborare con il gruppo di ballerini che stava dirigendo. Sembrava tutto perfetto! Ma nel corso dell’anno niente è andato come mi sarei aspettata e fin dall’inizio ho trovato ostacoli e deluso molte aspettative, perché i danzatori di S. erano molto diffidenti e competitivi nei miei confronti. Il coreografo M., con cui avrei voluto collaborare, aveva rifiutato la mia proposta e, per finire, lo studio dove la compagnia si appoggiava da sempre fu demolito lasciandoci senza un posto dove lavorare. Tanti buchi nell’acqua e nessun risultato.
Parlai della pratica a S. e tornai fiduciosa in Italia per le vacanze estive, che furono stupende al punto che con il mio ragazzo arrivammo addirittura a parlare della possibilità di sposarci. Ero veramente sicura di voler passare tutta la mia vita con lui, ma cosa ne sarebbe stato della mia carriera e dei miei progetti in Olanda?
Quando a settembre tornai ad Amsterdam piena di energie e con l’obiettivo di migliorare la situazione per la compagnia e per me stessa, tutto andò di male in peggio: io e S. non ottenemmo alcun finanziamento nonostante i notevoli sforzi burocratici e amministrativi affrontati insieme; senza soldi né uno spazio dove lavorare, passavamo le giornate al computer in cerca di soluzioni che non arrivavano mai. Decisi di smuovere qualcosa nel mio karma più profondo puntando sulla pratica: determinai di recitare tre ore di Daimoku al giorno per un paio di settimane e iniziai a partecipare seriamente alle attività, cosa che in Italia non era stata possibile a causa della mia partenza.
Cominciai allora a notare delle coincidenze. Infatti nella mia vita in Italia e in Olanda si stavano verificando in contemporanea alcuni avvenimenti importanti, costringendomi praticamente a dover scegliere tra il lavoro e l’amore: mi sentivo divisa tra due mondi. In quei giorni presi molte decisioni e chiarii i miei obiettivi. Per prima cosa ero veramente stanca di passare le mie giornate al computer senza alcun successo; poi realizzai che non stavo investendo abbastanza su me stessa. Ero ad Amsterdam per sviluppare il mio lavoro, ma ero completamente dedita a una compagnia che non mi riconosceva alcun valore, né artistico né umano. Mi resi conto che il mio ragazzo aveva la priorità nella mia vita e che avevo troppa paura di ammettere che la mia creatività moriva quando ero lontana da lui. Era chiaro che non credevo abbastanza nelle mie capacità e che era più facile credere in S. e nella sua compagnia che in me stessa, quindi decisi di pormi per la prima volta un obiettivo davvero impossibile. Così, in occasione della My Actual Proof Campaign europea, mandai al presidente Ikeda il mio scopo personale da realizzare entro il 18 novembre: lavorare con un ballerino e coreografo internazionale che stimo e ammiro profondamente, tale H.
Durante la mia “maratona” di Daimoku, qualcosa iniziò immediatamente a muoversi dentro di me e nel mio ambiente. Improvvisamente i danzatori della compagnia di S. cominciarono a mostrare sincero interesse nei miei confronti e io mi sentii più a mio agio, al punto da dire loro che volevo ridurre il mio lavoro a quello di ballerina senza più prendermi carico della parte burocratica e organizzativa. Compresero la mia situazione e addirittura si scusarono per come avevano reagito al mio arrivo, iniziarono a chiedermi di uscire e a condividere le loro esperienze con me al punto che parlai di Buddismo a tre di loro. Sempre in quei giorni scoprii che H. aveva una sua compagnia e che sarebbe venuto ad Amsterdam per un workshop di due settimane.
Tornai in Italia per le vacanze di Natale, soddisfatta che qualcosa si fosse mosso nella mia vita, ma arrivata a Firenze il mio ragazzo mi chiese di trattenermi per un evento importante legato al suo lavoro. Così avrei perso diversi giorni di laboratorio con H. ad Amsterdam. Abituata ormai a ostacoli del genere, continuai a recitare Daimoku per combattere la mia insicurezza e mi resi conto che era proprio questa la sfida di cui avevo bisogno per capire da quale parte dovevo andare: decisi di seguire il mio cuore e di rimanere a Firenze ma senza rinunciare al seminario. Potevo farcela, mi dissi, potevo inserirmi anche a lavoro iniziato. E così fu, con i complimenti personali di H.
Mi feci coraggio e andai a chiedergli qualche informazione sulle audizioni, ma lui mi disse che non sceglieva le persone tramite provini. Colsi l’occasione per fargli sapere quanto mi sarebbe piaciuto lavorare con lui. Quando, il giorno successivo, H. chiese alla mia amica S. di lavorare insieme sul momento fui felice per lei, ma subito dopo mi ritrovai in un inferno. A me non l’aveva chiesto e il pensiero di non essere mai abbastanza brava, di risultare invisibile e incapace di emergere come danzatrice mi ossessionava. Ma fu proprio in balia dei miei tormenti, che recitando Daimoku, vidi che la radice della mia insicurezza derivava dalla mia prima scuola di danza classica, dove diventare invisibile era la mia unica protezione dalla competizione violenta. Recitavo Daimoku ogni giorno e piangevo ripensando alle brutte esperienze e alle umiliazioni vissute quando studiavo balletto classico.
L’occasione per trasformare questa sofferenza arrivò a fine gennaio dal Centro culturale di Amsterdam, quando mi contattarono per chiedermi se volevo svolgere un turno di protezione e, anche se per me era la prima volta, accettai immediatamente. Due ragazze mi spiegarono che quell’attività era legata all’agire dietro le quinte, ma anche all’essere disponibile e alla protezione. Pensai che era perfetta per me che, a quanto pare, ho un superpotere per l’invisibilità. Spiegai loro la mia sfida, la mia sofferenza e piansi. Inaspettatamente, una dopo l’altra, anche loro mi confidarono le loro difficoltà e la sfida nel fare attività in quel momento e ci rendemmo conto che quel giorno rappresentava per tutte noi un nodo importante nel nostro percorso individuale e che la condivisione ci aveva unite come una vera squadra. All’ingresso, avevo il compito di dare il benvenuto a chiunque entrasse, sfoggiando un sorriso senza fine. Tornai a casa con una nuova consapevolezza: se solo fossi stata capace di mantenere quello stato vitale non mi sarei mai scoraggiata. Mi resi conto che non si trattava di essere visibile o invisibile, ma di essere presente in ogni momento al cento per cento. Infatti continuavo a proiettarmi nel futuro, aspettando la settimana in cui sarei stata in Italia o tornata ad Amsterdam, o nel passato, rimpiangendo di non aver agito diversamente quando ero ragazzina, rifiutandomi di vivere nel presente. Inoltre, mi sembrò palese che scegliere tra amore e lavoro non era un problema ma un privilegio. Infatti sto vivendo un amore vero, intenso e meraviglioso, quindi sono incredibilmente fortunata a poter fare una scelta del genere! Tornata in Italia per qualche giorno a febbraio del 2013, fissai insieme a Omar la data del nostro matrimonio per il 20 luglio. In quei giorni in Italia riuscii ad accantonare tutto e a vivere solo nel presente. Al mio rientro ad Amsterdam trovai in segreteria un messaggio datato 12 febbraio (lo stesso giorno in cui avevo ricevuto il Gohonzon l’anno prima) dal coreografo M., che mi aveva rifiutato all’inizio e che ora mi stava offrendo un lavoro. Nei mesi successivi ho dovuto affrontare ostacoli e sfide, mettere alla prova più volte la sicurezza in me stessa e rivedere i miei atteggiamenti di svalutazione nei confronti del mio lavoro. Tutto si è concluso con l’ammissione a un progetto della Biennale danza di Venezia e quindi un ritorno in Italia immediato e accelerato rispetto ai tempi previsti. Questo è stato un beneficio enorme, perché mi si spezzava il cuore a lasciare Amsterdam, ma farlo per una bellissima esperienza a Venezia ne ha alleggerito il peso.
Mi sono sposata e sono felice perché sento di aver sofferto e lottato in Olanda crescendo a una velocità incredibile. Mi sono sentita divisa tra due mondi, sono ancora in contatto con Amsterdam ma sono sicura della mia scelta, perché il mio lavoro sta lentamente prendendo forma in Italia, dove i miei progetti attecchiscono meglio contro ogni proiezione logica. Alla fine ho studiato più volte con H., con cui ho allacciato un bellissimo rapporto di amicizia, che mi incoraggia nelle mie creazioni e mi guida personalmente. L’ultima volta che ho studiato con lui era il 15 novembre, a tre giorni dallo scadere del mio obiettivo per la My Actual Proof Campaign, e in quell’occasione ho avuto la netta sensazione che in realtà volevo lavorare da sola! In tutta questa storia ho capito che speravo che le mie competenze fossero riconosciute da una collaborazione di quel livello, ma il mio valore dipende unicamente da me e si esprime solo con l’impegno che metto nelle cose che creo, senza bisogno della conferma di grandi nomi. La pratica non poteva farmi un dono più grande di questa nuova sicurezza. Ne sono la prova vivente i quattro dei sei membri della compagnia di Amsterdam che hanno iniziato a praticare, due dei quali hanno già ricevuto il Gohonzon. Quella compagnia si è sciolta e ognuno di loro ha trovato la propria strada, chi a Bruxelles, chi a Berlino, chi, come me, in Italia. Il mio rapporto con loro è di amicizia profonda e sostegno reciproco. S. è stata la mia testimone di nozze e siamo sempre vicine.

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Centri culturali & pagine di storia

Fra i numerosi Centri culturali del Vecchio Continente solo sei sono definiti europei. Si trovano in Germania (Bingen am Rhein), nel Regno Unito (Taplow Court), in Italia (Firenze), in Austria (Vienna), in Spagna (Madrid) e in Francia (Trets). Mentre i primi quattro edifici sono dimore storiche, gli altri due sono stati progettati e realizzati appositamente per accogliere le attività dei membri della Soka Gakkai.
E quasi ogni paese in Europa ha la sua “voce” che si esprime attraverso le riviste: Valeurs humaines, mensile francese con un occhio di riguardo verso la società, Art of Living, periodico del Regno Unito e Forum, bimestrale tedesco. L’Italia ne ha due: Il Nuovo Rinascimento e Buddismo e società alle quali si aggiunge Il Volo Continuo, portale web gratuito pensato per i giovani. E infine l’ultima nata, Civilización Global, organo della Soka Gakkai spagnola.

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Art of Living
Cadenza mensile, 44 pagine, età 44 anni, prezzo 3 sterline

Civilización Global
Cadenza mensile, 24 pagine, età 10 anni, prezzo 3,20 euro

Forum
Cadenza bimestrale, 36 pagine, età 30 anni, prezzo 3 euro

Valeurs humaines
Cadenza mensile, 36 pagine, età 46 anni, prezzo 3,30 euro

Buddismo e Società
Cadenza bimestrale, 68 pagine, età 28 anni, prezzo 3,10 euro

Il Nuovo Rinascimento
Cadenza quindicinale, 24 pagine, età 32 anni, prezzo 1,90 euro

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Centri culturali europei

Vienna
Il Centro culturale della ÖSGI, la Soka Gakkai austriaca, si trova nella periferia, a ovest di Vienna.
Il Centro è ospitato nella Villa Windisch-Grätz, un edificio costruito nella prima metà del diciannovesimo secolo in stile tardo Biedermeier

Madrid
Inaugurato il 15 ottobre 2011 è stato costruito in stile moderno e nel rispetto dell’ambiente. Sono presenti due grandi sale, gli uffici, il negozio e un ampio terreno circostante. Ha ospitato una delle grandi riunioni per il 50esimo anniversario della visita di Ikeda in Europa

Bingen am Rhein
Sulle sponde del Reno, immerso in un ambiente naturale contornato da boschi e vigneti, sorge Villa Sachsen che ospita il Centro culturale tedesco. Altri Centri si trovano a Berlino, Amburgo, Brema, Düsseldorf e Mörfelden-Walldorf (Francoforte)

Firenze
Villa Le Brache – Bellagio: splendida dimora medicea di campagna che ospita il Centro culturale italiano, inaugurato il 25 giugno 1992 dal presidente Ikeda che vi ha soggiornato durante la sua prima visita. Vi ritornerà nel 1994

Taplow Court
Villa di campagna situata a Taplow, una località nel sud-est dell’Inghilterra, è sede dell’Istituto di filosofia orientale (IOP) e ospita simposi che presentano il pensiero di Daisaku Ikeda al mondo accademico

Trets
Sorge nelle vicinanze di Aix-en-Provence. Due gli edifici principali: la Maison d’Europe e l’Ikeda Hall; nell’appartamento in cui ha soggiornato il presidente della SGI è stato creato un museo dedicato ai tre maestri Makiguchi, Toda e Ikeda

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La casa dell’Europa
di Nicol Zacco

L’8 settembre 1975 è una data significativa per il movimento di kosen-rufu in Europa: viene inaugurato un Centro culturale destinato ad essere la casa d’Europa per la realizzazione della pace e per la diffusione del Buddismo. Fin dal primo giorno, il Centro è stato scenario di numerosi corsi e festival culturali che hanno visto il coinvolgimento di partecipanti da tutta Europa e che hanno costituito l’occasione per creare legami fra persone diverse unite da uno scopo comune, per esplorare un’apertura senza confini.
Le visite del presidente Ikeda del 1981, 1983 e 1991 hanno rappresentato momenti memorabili durante i quali Ikeda – indicando il massiccio del Saint Victoire che si erge di fronte all’area del Centro – ha esortato i membri a costruire «una vita solida come queste montagne».
Ancora oggi Trets, a distanza di quasi quaranta anni dall’inizio della sua avventura, rappresenta il giovane spirito di tutti i Bodhisattva che lottano per kosen-rufu e che in Europa hanno trovato una casa.

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