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Le basi della fede / 2 - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:28

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Le basi della fede / 2

In cosa il Gohonzon differisce da altri oggetti di culto? Che cosa accade quando recitiamo Daimoku davanti al Gohonzon? E soprattutto, com’è possibile affermare che è la nostra stessa vita?

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In cosa il Gohonzon differisce da altri oggetti di culto? Che cosa accade quando recitiamo Daimoku davanti al Gohonzon? E soprattutto, com’è possibile affermare che è la nostra stessa vita?

Da giugno a novembre Il Nuovo Rinascimento pubblica una selezione del materiale di preparazione agli esami. Il testo completo è pubblicato nello Spazio aderenti del sito dell’Istituto e nel libro Materiale di studio – esame di primo livello.

L’OGGETTO DI CULTO: IL GOHONZON

La parola giapponese Gohonzon è formata da due parti: go è un prefisso onorifico, mentre honzon significa “oggetto di fondamentale rispetto”.
A differenza di altre scuole buddiste che usavano come oggetti di culto statue in legno o mandala sui quali erano scolpite o dipinte immagini di Budda o bodhisattva, Nichiren Daishonin stabilì come oggetto di culto i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo, la Legge suprema, rivelata dal Sutra del Loto.
Nel Gosho è scritto: «Quando veneriamo il Myoho-renge-kyo che è nella nostra vita come oggetto di culto, la natura di Budda che è in noi viene richiamata dalla recitazione di Nam-myoho-renge-kyo e si manifesta» (Come coloro che inizialmente aspirano alla via possono conseguire la Buddità attraverso il Sutra del Loto, RSND, 1, 789).
Scrive Daisaku Ikeda: «Molte religioni della nostra epoca hanno, consciamente o inconsciamente una visione esterna dell’oggetto di culto che colloca l’entità suprema o la realtà fondamentale al di fuori dell’essere umano. Ma nel ventunesimo secolo è necessario un profondo umanesimo che insegni che la vita di tutte le persone possiede in egual misura un aspetto assolutamente nobile e prezioso. Perciò il fatto che nel Buddismo di Nichiren l’oggetto di culto sia interno alla vita è di estrema importanza».
Al centro del Gohonzon c’è scritto “Nam-myoho-renge-kyo – Nichiren” a indicare che il Daishonin considerava il Gohonzon la sua stessa vita, come scrive nel Gosho: «Io, Nichiren ho iscritto la mia vita in inchiostro di sumi, perciò credi profondamente nel Gohonzon. Il volere del Budda è il Sutra del Loto, ma l’anima di Nichiren non è altro che Nam-myoho-renge-kyo» (Risposta a Kyo’o, RSND, 1, 365).
Il Daishonin ha iscritto nel Gohonzon la condizione vitale di gioia illimitata di una persona comune come lui, che grazie alla fede nella Legge mistica Myoho-renge-kyo e al desiderio di propagare ampiamente la Legge, nonostante le difficoltà, manifesta lo stato di perfetta identità con la Legge eterna o Buddità. Credere nel Gohonzon di Nichiren Daishonin significa credere che anche noi, come ogni persona senza distinzioni, possediamo la Buddità nella nostra vita e possiamo manifestare quella stessa condizione vitale di “gioia illimitata”.
Nichiren iniziò a iscrivere dei Gohonzon personali per alcuni discepoli dopo la persecuzione di Tatsunokuchi; fino ad allora aveva insegnato l’invocazione – il Daimoku – ma non aveva istituito nessun oggetto di culto concreto. Dopo quella fondamentale esperienza nella quale rischiò di morire e verificò il potere della sua fede, riconobbe la sua vera missione di trasmettere all’umanità intera la chiave per accedere alla saggezza suprema, capace di vincere totalmente l’oscurità fondamentale, come aveva fatto lui stesso in quella circostanza.
Il Daishonin non parla mai di un miracolo riferendosi a quanto accadde a Tatsunokuchi, né parla mai della Buddità come una condizione straordinaria e inaccessibile, bensì come di qualcosa che noi tutti possiamo sperimentare se manteniamo una salda fede, anche davanti a grandi ostacoli. Successivamente, quando nel 1279, durante la persecuzione denominata di Atsuhara, anche alcuni fra i suoi discepoli affrontarono l’ostacolo della morte senza retrocedere dalla loro convinzione, Nichiren decise che era giunto il momento in cui stabilire definitivamente l’oggetto di culto per manifestare la Buddità per tutte le persone dell’Ultimo giorno della Legge e iscrisse quindi il Dai-Gohonzon (dai significa “grande”).

Il significato del mandala Gohonzon e i quattro poteri

Nichiren Daishonin iscrisse il Gohonzon in forma di mandala; “mandala” è una parola sanscrita che significa “accumulo di benefici”. Per rappresentare la Legge universale ha utilizzato caratteri (ideogrammi) scritti e non forme o figure, per permettere di prendere in considerazione il significato delle parole, più che la forma dell’immagine.
Il Gohonzon è una pergamena sulla quale al centro e verticalmente sono scritti in ideogrammi il nome della Legge (preceduta da Nam) e della Persona: “Nam-Myo-ho-renge-kyo – Nichiren” a indicare che la realtà fondamentale è tutt’uno con la vita individuale illuminata. Intorno sono disposti i nomi dei rappresentanti dei dieci mondi per indicare che tutte le forme e tutti gli aspetti della vita, illuminati dalla Legge mistica, manifestano le loro caratteristiche positive e coesistono in meravigliosa armonia.
Recitare Daimoku di fronte all’oggetto di culto in cui sono rappresentate tutte le funzioni della vita disposte intorno alla Legge fondamentale, ci permette di riconfermare che la nostra stessa vita così com’è è perfettamente dotata di ogni beneficio, perché è esattamente equivalente alla vita cosmica. Questo tipo di convinzione ci permette di sconfiggere le illusioni della mente ed essere realmente in armonia con la Legge.
Mosso dall’infinita compassione del Budda, Nichiren ha iscritto per tutta l’umanità il Gohonzon, affinché ogni persona possa creare una relazione diretta con la Legge, che è invisibile e difficile da esprimere con le parole, e percepirla dentro di sé, manifestando così lo stato supremo della vita, la Buddità, nella propria esistenza reale.
Il Gohonzon è l’unica causa esterna appropriata per manifestare la Buddità, latente nella nostra vita, ma occorre attivare la “causa interna” della fede per manifestare questo potenziale.
Il Buddismo parla dei “quattro poteri”: il potere della fede, il potere della pratica, il potere della Legge e il potere del Budda.
I primi due poteri, quelli della fede e della pratica, sono nelle nostre mani perché si riferiscono alla forza della nostra personale convinzione e all’assiduità della nostra pratica (per sé e per gli altri), mentre gli altri due, quelli della Legge e del Budda, sono inerenti alla Legge mistica. Il potere della Legge si riferisce alle infinite funzioni benefiche della vita, il potere del Budda è la manifestazione del decimo mondo con le sue qualità specifiche.
La presenza nella nostra casa dell’oggetto di culto ci permette di allenare quotidianamente la nostra fede e la nostra pratica e rappresenta “l’occasione esterna” per far emergere la Buddità e sconfiggere l’oscurità fondamentale ogni volta che appare a stimolare le nostre tendenze negative.
Data la sua importanza, e poiché lo riceviamo basandoci sulla decisione di praticare esattamente come insegna Nichiren Daishonin, il modo in cui accogliamo e custodiamo il Gohonzon nelle nostre case è molto importante. Porlo nel posto migliore possibile della nostra abitazione, ben illuminato, alla giusta altezza in modo che lo sguardo sia leggermente sollevato, mantenerlo pulito e senza inutili ornamenti od oggetti intorno, approfondisce la nostra relazione con il Gohonzon.

Il Gohonzon e kosen-rufu

Il Daishonin ha iscritto il Gohonzon per realizzare la più ampia propagazione della Legge, per la felicità di tutti gli esseri umani. Il Gohonzon quindi rappresenta questa compassione di Nichiren Daishonin, l’impegno di tutta la sua vita e anche l’appello rivolto ai discepoli affinché si alzino per proteggere e diffondere la Legge con la sua stessa determinazione e lo stesso coraggio.
Una pratica legata solo al beneficio personale non ci permette di manifestare completamente il nostro massimo potenziale: «La Buddità – dice Daisaku Ikeda – si manifesta nella vita degli individui di forte fede che fanno proprio il voto del Budda e dedicano la loro vita a realizzarlo». Per questo si dice che il Gohonzon è il vessillo di kosen-rufu.

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ESAMI DI PRIMO LIVELLO, 23 NOVEMBRE 2014

Potranno partecipare all’esame di primo livello tutti i praticanti che sono diventati fedeli dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai entro e non oltre giugno 2014. Il materiale di studio è raccolto in un apposito volume intitolato Materiale di studio – esame di primo livello che può essere acquistato pressi i nostri Centri culturali ed è disponibile gratuitamente nell’area aderenti del sito www.sgi-italia.org.
L’iscrizione all’esame avverrà unicamente riempiendo il cedolino scaricabile dal sito, e consegnando la parte A dello stesso ai propri referenti locali.

Il programma dell’esame di primo livello è:

Profilo storico del Buddismo di Nichiren Daishonin
Le origini: Shakyamuni e il Sutra del Loto
La vita di Nichiren Daishonin
La storia della Soka Gakkai e dei tre presidenti

Le basi della fede
Fede, pratica e studio
Il Daimoku
L’oggetto di culto: il Gohonzon
La propagazione: shakubuku e kosen-rufu
La relazione con il maestro e con i compagni di fede
Lo spirito dell’offerta

La visione buddista della vita
Il mutuo possesso dei dieci mondi
Il karma e la sua trasformazione
La non dualità: vita e ambiente, corpo e mente

Gosho
Il conseguimento della Buddità in questa esistenza
Commento e spiegazione del presidente Ikeda

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