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Il valore dei sogni - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 22:12

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    Il valore dei sogni

    Apprezzare la propria vita e la propria terra, costruire una società migliore a partire da se stessi. I giovani pugliesi si raccontano

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    Apprezzare la propria vita e la propria terra, costruire una società migliore a partire da se stessi. I giovani pugliesi si raccontano

    Oltre il muro della sfiducia
    Maria Antonella Lamberti
    , 26 anni, Bari

    Nel 2011 ho dovuto interrompere l’università perché i miei genitori non potevano più sostenermi economicamente, ho iniziato a lavorare e al contempo è finita la mia storia d’amore: nulla aveva più senso e affogavo la disperazione nell’alcol. A luglio 2013, dopo anni di incoraggiamenti e inviti, la mia amica mi convinse a partecipare a un meeting giovani. A fine riunione non c’erano più rabbia, rancore e delusione: iniziai a praticare con costanza ritrovando la voglia di lottare e di aver cura di me. Il sogno di portare a termine i miei studi si risvegliò e lasciai il lavoro con la decisione di trovarne uno che mi permettesse di studiare; superando ostacoli burocratici ed economici, mi riscrissi all’università.
    Il 18 novembre sostenni l’esame che due anni prima – dopo ripetute bocciature – aveva creato un muro di sfiducia nelle mie capacità. Prima della prova parlai della pratica a diversi studenti, tesi e preoccupati, incoraggiandoli ad affrontare l’esame non solo per superarlo ma per creare valore nella loro vita. Superai l’esame. Da allora ho dato moltissimi esami ottenendo punteggi molto alti e con splendide occasioni di dialogo sul Buddismo. La vittoria nello studio mi ha permesso di sciogliere il rancore che provavo verso i miei genitori per non avermi più potuto sostenere, mia madre è diventata membro della Soka Gakkai e il rapporto con mio fratello è rinato. Leggendo un articolo su Buddismo e società ho capito che la nostra vita è il campo di battaglia, in cui i nemici non sono gli altri, ma ciò che proviamo verso di loro. I veri ostacoli non sono le circostanze, ma la nostra voglia di arrenderci, il nostro sentirci inadeguati e senza speranza (cfr. BS, 133, 46).

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    La ricetta della felicità
    Patrizia Larosa
    , 26 anni, Andria

    Ho conosciuto la pratica a diciannove anni grazie a mia madre. Vivevo condizionata da attacchi di panico e dalla paura di morire, non mi volevo bene e mangiavo poco temendo che il cibo mi soffocasse. Iniziai a praticare con costanza e determinazione, impegnandomi nell’attività: gli attacchi di panico diminuirono e curai in modo naturale il mio problema col cibo, sino a far diventare la cucina una delle mie attuali passioni. Stanca di essere l’unica giovane donna del mio gruppo, decisi di impegnarmi nello shakubuku. In seguito al mio radicale cambiamento, le mie migliori amiche decisero di ricevere il Gohonzon e insieme condividemmo l’obiettivo di accogliere tanti giovani: oggi nella mia città ci sono tre gruppi con sedici giovani donne! Una di loro è mia sorella: colei che mi ordinava di chiudere la porta quando recitavo e che ritenevo impossibile che iniziasse a praticare.

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    La vita è gioia
    Cecilia Petti
    , 27 anni, Bari

    Pratico dal 2006 e grazie al mio maestro nella fede, Daisaku Ikeda, ho sperimentato il coraggio di abbracciare un sogno e seguirlo: cantare, stravolgendo l’idea che questa passione non avesse a che fare con la mia felicità. Vivendo in ristrettezze economiche, la paura di sprecare soldi in qualcosa che non ritenevo potesse darmi un futuro sicuro mi impediva di coltivare la mia passione. Grazie alle parole di sensei dedicate ai giovani: «Abbracciate i vostri sogni e seguiteli» (D. Ikeda, I protagonisti del XXI secolo, vol. 1, pag. 20) capii che non riconoscere e dare valore al mio sogno equivaleva a non dare valore alla mia vita. Iniziai a prendere lezioni e, sostenuta anche dalla mia famiglia, compresi che la mia voce era unica e solo io potevo coltivarla per farla fiorire. Nel 2011 accettai di entrare in una band come cantante, scoprendo che la mia voce era perfetta per il genere musicale del gruppo e vincendo la paura di cantare dal vivo. Nel 2012, durante un corso, diressi il coro della Divisione futuro di cui sono responsabile: sentii la vittoria nel cuore! L’aver abbracciato il mio sogno mi permetteva di incoraggiare questi giovanissimi a seguire i loro. Così decisi di realizzare l’impossibile: incidere un disco con il mio gruppo entro la fine dell’anno. Ci classificammo secondi in un concorso per band emergenti vincendo una giornata di registrazione gratuita in uno studio professionale! A novembre la nostra prima uscita; abbiamo scelto come copertina un fiore di loto e il titolo Lotux, tratto da una canzone scritta da me. Guardando il disco sento che la vittoria nasce dalla fiducia che ripongo nelle parole del mio maestro, che mi insegna a credere nel mio valore e a vivere con l’assoluta certezza che la vita, come la musica, è gioia.

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    Fotogrammi di felicità
    Francesca Maruccia
    , 30 anni, Lecce

    Ho iniziato a praticare nell’agosto del 2008: da quasi dieci anni facevo uso di qualsiasi sostanza anestetizzante per non vedere la mia vita. Ero bloccata con lo studio e vivevo in un ambiente che esercitava su di me una cattiva influenza. Grazie al Daimoku decisi di laurearmi e di cambiare casa, ritrovandomi due coinquiline buddiste. Mi laureai a fine ottobre con il massimo dei voti, ma dopo poco si presentò un primo grande ostacolo: cercando in internet il significato di alcuni termini buddisti m’imbattei in un sito che bollava la Soka Gakkai come una setta occulta di cui non fidarsi. Con grande sofferenza smisi di praticare, ma i compagni di fede non si allontanarono e, durante un meeting dove si approfondiva il Gosho I tre ostacoli e quattro demoni, capii che il dubbio è un elemento connaturato alla nostra parte oscurata, con cui per tutta la vita avrei dovuto fare i conti e di cui il sito internet che avevo visitato era solo una funzione. Felice di aver compreso questo, ricominciai a recitare. Quando decisi di diventare membro, sentii il desiderio di fare attività byakuren e di vivere una storia d’amore! Ricevetti il Gohonzon e incontrai Davide, splendido e profondo, ma fu tutt’altro che facile: sembravamo incapaci di farci felici. Nella pratica ero diventata discontinua, non andavo più ai meeting tale era il mio attaccamento nei suoi confronti: avevo sviluppato un’altra, ennesima, dipendenza. Dopo essere arrivati a una violenza verbale fortissima, rividi la sofferenza che avevo provato quando i miei genitori litigavano: recitai per la mia felicità e quella di Davide, lo immaginai vestito da soka-han e il giorno dopo lui si mise accanto a me a recitare; oggi è soka-han! Io ho abbandonato le mie dipendenze e sradicato la tendenza a farmi sorreggere da altri se non me stessa; intanto i miei genitori si sono ritrovati dopo anni d’infelicità. A settembre ho girato un cortometraggio ispirato alla mia storia e ho vinto il premio della critica: ora, il mio obiettivo è diventare una grande artista delle immagini, capace di trasmettere, a chi le guarda, vitalità e speranza.

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    Una rivoluzione familiare
    Daniele Lamberti
    , 31 anni, Brindisi

    Mi parlarono del Buddismo nel 2007, ma mi rifiutavo di credere che una frase potesse cambiare la mia esistenza. Suscettibile a ogni critica, rendevo un fiasco la mia vita sociale; le cose peggiorarono nel 2012 quando arrivai a rinchiudermi in casa per alcuni mesi. Rispuntò fuori il libro Felicità in questo mondo, lo lessi e dopo meno di un mese andai alla mia prima riunione di discussione. Ero intimorito, ma il suono della recitazione mi colpì e quindi decisi di tornarci. Da allora il Daimoku è il motore della mia rivoluzione. Quando a luglio decisi di diventare membro dovetti affrontare l’opposizione e i numerosi dubbi di mio padre, ma fortunatamente fui spalleggiato da mia madre che nel frattempo aveva notato i benefici nella mia vita. Lei stessa a ottobre iniziò a praticare, seguita dopo qualche mese da mia sorella. Nel 2012 il gruppo di cui facevo parte consegnò ben dodici Gohonzon diventando, l’anno dopo, un settore di cui mi fu affidata la responsabilità. È stata dura conciliare l’attività con il mio nuovo lavoro di musicista in una banda perché spesso ero fuori casa, anche per settimane. A settembre mia sorella ha ricevuto il Gohonzon e a dicembre mia madre è diventata membro, nello stesso giorno in cui mi è stata affidata la responsabilità di capitolo. Insomma la vera rivoluzione è appena iniziata, una meravigliosa rivoluzione familiare fondata sulla convinzione che «la rivoluzione umana di un singolo individuo contribuirà al cambiamento nel destino di una nazione e condurrà infine a un cambiamento nel destino di tutta l’umanità» (RU, prefazione, pag. IV).

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    Ho scelto di essere autentica
    Alessia Traversa
    , 26 anni, Bari

    Ho iniziato a praticare poche settimane prima di iscrivermi all’università, avendo nel cuore un vuoto profondo, un solco che avevo scavato con la zappa dell’offesa e del disprezzo. Inseguivo il successo negli studi per guadagnarmi il diritto di desiderare la felicità, per risarcire i miei genitori di quello che credevo fosse stato il dispiacere di avermi avuta “così. Usavo il Daimoku e l’attività per gli altri per realizzare l’impossibile che associavo a risultati eclatanti, credendo che i limiti da superare fossero fuori di me: la difficoltà di un esame, la mole di studio ecc. senza provare, però, alcuna gioia per i successi raggiunti. Dopo la laurea magistrale, sentii che la mia sfida era accogliermi così com’ero: decisi di essere talmente coraggiosa davanti al Gohonzon da lasciare che la mia natura più autentica si manifestasse. Sensei scrive che dobbiamo «liberarci dei nostri vecchi stereotipi e costruire un nuovo io» (NR, 507, 7). Decisi quindi di fare una scelta universitaria che mi rispecchiasse, staccandomi dalla paura di deludere la mia famiglia. Questa decisione è stata anche sostenuta dai miei genitori, sia economicamente che emotivamente. Ora questo percorso si è concluso: per la prima volta non ho aspettato la discussione della tesi come il verdetto finale, ho ottenuto un contratto di collaborazione con l’università e ho sentito pienamente il mio valore e la mia vittoria come discepola di sensei.

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    Mai più soli
    Pierangelo Ciciriello
    , 30 anni, Ceglie Messapica (BR)

    Incontrai il Buddismo nel 2006, ero iscritto alla triennale in Scienze biologiche ma fuoricorso da ben tre anni, cosa che mi provocava disagio e senso di colpa: cercavo di non pensarci facendo uso di alcolici e droghe. Quando Michele mi parlò della pratica decisi subito di provare e diventai membro dopo pochi mesi. Intorno a me c’era un bellissimo gruppo di giovani sempre disponibili, ma nel giro di poco i responsabili giovani uomini sono partiti inseguendo i propri sogni e con loro anche il mio amico Michele. Mi mancava il confronto con gli altri ragazzi, ma gli incoraggiamenti di Ikeda mi permisero di smaltire l’amarezza e decidere di “alzarmi da solo”. Mi fu affidata la responsabilità di settore e la portai avanti di pari passo con i miei sforzi nello studio: volevo recuperare gli anni persi e far crescere almeno due giovani uomini in ogni gruppo. Desideravo che nessuno si sentisse solo come mi ero sentito io. Fu una grande vittoria: mi laureai e poi fui contattato da un ente di formazione con cui collaboro tuttora. Ho conseguito anche la laurea magistrale e ho vinto una borsa di studio per un master. Mi è stata affidata la responsabilità del centro Salento: c’erano tre responsabili di settore e neanche uno di capitolo, quindi anche qui dei giovani uomini “soli”. Decisi di sostenere ognuno di loro: ho creato subito dei meravigliosi legami con tutti, grazie anche all’attività soka-han presso il nuovo Centro di Taranto. Oggi in ogni area c’è un responsabile e questo ha trasformato radicalmente la situazione della zona.

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    La mia è la Terra del Budda
    Manuelita Infante
    , 26 anni, Taranto

    Fin dall’infanzia ho sempre vissuto con la convinzione che la mia vita fosse priva di significato. Facendo Daimoku emerse un odio stratosferico verso me stessa, la mia famiglia, gli amici e la mia città. Scelsi pertanto di allontanarmi da Taranto e partire per Londra. Dopo tre mesi di lontananza percepii profondamente di essere un’unica cosa con il Gohonzon e decisi di tornare nella mia città e di ripartire dal legame con la mia famiglia. Io e Valentina, le uniche due giovani donne, facevamo Daimoku desiderando la nascita di un gruppo giovani a Taranto. Nella mia città, vista come l’inferno, venne aperta una sede dell’Istituto Buddista. Decisi che la mia mente doveva diventare la mente del Budda e la mia terra… la terra del Budda. Iniziammo entrambe a fare attività di protezione (byakuren) quasi ogni giorno per più di un anno fino a portare lo staff di protezione a sette fra ragazzi e ragazze. Condividevamo la consapevolezza che dalla nostra forza nel resistere alla durezza della realtà locale dipendeva la vittoria e la felicità di moltissime persone, praticanti e non. Dopo un anno dall’apertura del nostro piccolo Centro scoppiò il caso Ilva e vidi per la prima volta la gente rivendicare il valore della vita e il diritto alla salute. Eccola lì, la mia terra iniziava a diventare la Terra del Budda! La città poco dopo fu colpita lievemente da un tornado, che danneggiò significativamente lo stabilimento: decidemmo di aprire la nostra sede tutte le domeniche per “proteggere” la città e allargare la trasformazione anche al mondo. Con l’attività al Centro culturale avevo offerto tutta la mia vita piena di sofferenza alla causa della realizzazione del voto di kosen-rufu, l’essenza stessa del Gohonzon, a cui ho scelto di dedicare la mia vita. Oggi mi sento in prima linea nella nuova era di kosen-rufu.

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    Determinato, sempre di più
    Mirko Dirello
    , 19 anni, Bari

    Ho ricevuto il Gohonzon nel 2012 e nello stesso anno ho deciso di fare domanda per entrare alla Soka University of America (SUA) mentre frequentavo l’ultimo anno di superiori, in previsione della scelta del percorso universitario. Recitavo poco Daimoku, la mia decisione era debole e studiavo superficialmente: non fui accettato. Capii che stavo solo cercando una via di fuga da una città che non mi piaceva e da una situazione familiare disastrosa. L’anno dopo decisi di riprovare il test d’ammissione. Ikeda scrive: «Coloro che riescono a mantenere fresca la propria determinazione e sanno ricominciare, sono le persone più ammirevoli: sono dei vincitori. La cosa importante è continuare a sfidare se stessi con perseveranza» (NR, 524, 10). Stavolta avevo deciso: «Desidero andare a studiare alla SUA e ci andrò!». Incoraggiato dai compagni di fede, ripartii da una pratica corretta: recitavo circa due ore di Daimoku al giorno, facevo attività soka-han e studiavo per il test tutti i giorni, anche per sei ore di seguito… io che non avevo mai studiato più di mezz’ora al giorno! Questo grande obiettivo è diventato un mezzo straordinario per incoraggiare e fare shakubuku, ricordando a tutti che nulla è impossibile. «Perfino io che non mi applicavo nello studio, non avevo una condizione economica solida alle spalle, e non mi riconoscevo nessun valore, oggi sto lottando per realizzare questo sogno, allora chiunque può osare!». Questa è la convinzione che trasmetto a chi incontro perché ho capito che la vera vittoria è nel percorso di crescita e non nel risultato. Anche quest’anno non sono stato accettato ma, grazie a questa esperienza, ho sviluppato la capacità di decidere ancora una volta di riprovarci!

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