Rapporti complicati e dolorosi dentro l’ambito lavorativo si sono trasformati completamente e finalmente i tesori del cuore nella mia vita sono diventati più importanti dei tesori del forziere e di conseguenza tutto oggi ha un sapore diverso!
Ho quarantacinque anni e il mio primo incontro con il Buddismo è avvenuto quando ne avevo sedici, ma ho iniziato a praticare regolarmente tre anni dopo. In quel periodo conducevo una vita relativamente tranquilla, come può essere la vita di un adolescente, ma quando la mia pratica ha iniziato a essere costante mi sono accorto che molte cose di me non mi piacevano più e quindi, a suon di Daimoku, ho iniziato il mio cambiamento. In quel periodo eravamo in pochissimi a praticare nella mia città, le occasioni per fare attività non mancavano mai e io ero sempre disponibile.
Gli anni passavano e la mia vita migliorava costantemente: realizzavo i miei obiettivi personali dedicandomi all’attività per gli altri e accettando negli anni varie responsabilità. Dopo quindici anni di pratica ero soddisfatto: avevo una società di rappresentanza commerciale tra le più quotate nel mio settore, una casa dove volevo io, una moglie che con me si dedicava a kosen-rufu, un meraviglioso bambino e un bel rapporto con i miei genitori. Non era tutto perfetto ma mi sentivo molto realizzato, anche interiormente.
In un periodo molto breve però le cose precipitarono: l’azienda con la quale avevo il più importante contratto venne venduta e dopo una breve collaborazione con la nuova proprietà venni accusato ingiustamente di concorrenza sleale e quindi mi venne revocato il mandato. Il rapporto con mia moglie Federica, che fino a quel momento sembrava sereno, entrò in una profonda crisi e decisi di andarmene da casa il giorno del mio compleanno lasciandomi alle spalle mio figlio, di due anni, e tutta la mia vita.
La sofferenza profonda che provavo in quel periodo mi avrebbe devastato se non avessi avuto la pratica e i compagni di fede che mi hanno sostenuto con grande sensibilità, ma anche con un energico incoraggiamento.
Il presidente Ikeda scrive: «”Ora” è il punto di partenza di tutto. Il qui e ora è il fondamento e il cardine, l’alfa e l’omega di tutti gli aspetti dell’attività umana» (BS, 140, 15). Quello era il mio “qui e ora” e di lì dovevo ripartire.
Tutto era cambiato e niente poteva più tornare come prima, anzi doveva diventare migliore. In quel momento vi erano molte cose che non riuscivo a capire, ma decisi di seguire il presidente Ikeda e di sceglierlo profondamente come maestro mettendo questo legame al centro della mia pratica come non avevo mai fatto fino a quel momento.
In passato avevo incontrato il presidente Ikeda durante il suo viaggio in Italia nel 1992 e poi di nuovo nel 1994, a Milano, ma non avevo ancora capito che l’incontro più importante con il maestro avviene dentro al proprio cuore, quando lasciamo che le sue parole ci incoraggino e facciamo nostri gli stessi suoi obiettivi.
Solo più tardi, quando stavo perdendo tutto ciò che di importante avevo costruito, ho compreso il valore di scegliere veramente sensei come maestro di Buddismo e di vita.
Scrive Nichiren: «Quando la pratica progredisce e aumenta la conoscenza, i tre ostacoli e i quattro demoni emergono in maniera disorientante, facendo a gara per interferire» (Lettera ai fratelli, RSND, 1, 446).
“Disorientante” era la sfida delle mie giornate davanti al Gohonzon, non dovevo lasciarmi intimorire e questo era difficilissimo.
Il presidente Ikeda scrive che per rivoluzionare la nostra vita bisogna sapere cosa c’è nel nostro cuore e che il risultato cambierà a seconda della direzione che vogliamo dargli. In quel momento nel mio cuore vi era risentimento, delusione e una lamentela profonda; non c’era traccia di speranza e così non avrei mai potuto vincere.
Decisi ancora più forte che nonostante la sofferenza, la mente e soprattutto l’ambiente che in quei momenti diceva continuamente “no” dovevo trasformare la direzione del mio cuore e seguire il mio maestro.
Recitavo molte ore di Daimoku tutti i giorni e nel fine settimana le ore raddoppiavano, studiavo il Gosho e gli scritti di sensei e in ogni situazione mi chiedevo sempre quale sarebbe stato il suo atteggiamento in quel momento e lì riprendevo forza. A volte la sofferenza era talmente profonda che recitare era diventato quasi più importante che mangiare o dormire, ma non mollavo e continuavo a pregare davanti al Gohonzon. Mentre tutto intorno a me stava sprofondando, un pomeriggio, durante la recitazione del Daimoku ho sentito un grande senso di libertà e gioia avvolgere la mia vita. Questa sensazione profonda e nuova dava una prospettiva completamente diversa alla mia condizione in quel momento, ai miei obiettivi e alle persone che mi stavano vicino.
In quello stesso momento scomparve la paura di perdere cose che non mi servivano più: una famiglia con molta forma, ma con poca sostanza, un lavoro fatto in maniera superficiale e di poca soddisfazione se non quella economica, insomma una vita che aveva bisogno di essere rivista completamente per iniziare veramente a creare valore. In quel momento ho sentito che tutti quei problemi erano veramente la mia occasione e lì è iniziato il cambiamento.
Con Federica decidemmo, con molta fatica, di costruire un rapporto nuovo, anche se non sapevamo da dove iniziare. Intorno a noi vedevamo solo macerie, ma eravamo certi di riuscire e da quel giorno iniziammo a recitare tutte le mattine un’ora di Daimoku insieme. Dal nostro rinnovato rapporto è nata Rebecca che riempie le nostre giornate di gioia. Nel frattempo mio fratello e mia madre grazie alla mia prova concreta hanno iniziato a praticare e ricevuto il Gohonzon; sul piano del lavoro sono ripartito con un’altra azienda e nonostante la crisi e le difficoltà del momento, riusciamo ad avere un buon posizionamento nel mercato.
Rapporti complicati e dolorosi dentro l’ambito lavorativo si sono trasformati completamente e finalmente i tesori del cuore nella mia vita sono diventati più importanti dei tesori del forziere e di conseguenza tutto oggi ha un sapore diverso!
Quando tutto sembrava andare nella giusta direzione mio padre, al ritorno da un viaggio all’estero si sentì male. Ricoverato di urgenza all’ospedale gli venne diagnosticata una dissecazione aortica e dopo pochi minuti venne portato in sala operatoria al centro specializzato OPA, una struttura di eccellenza riconosciuta in tutta Europa e a soli dieci minuti da casa nostra.
Poco prima dell’intervento il medico che doveva operarlo mi disse: «Deve sapere che le possibilità che suo padre viva sono veramente poche». Nonostante la grave circostanza non ho ceduto né alla paura né alla rassegnazione e in quell’istante ho deciso che il nostro Daimoku avrebbe sostenuto la vita di mio padre.
Per tutta la notte – tanto è durata l’operazione – io, un caro amico e tutta la mia famiglia abbiamo recitato Daimoku in ospedale. Il mattino dopo il medico, visibilmente soddisfatto, ci ha comunicato che l’intervento era perfettamente riuscito!
Ancora una volta ho avuto il sostegno di moltissimi membri che hanno recitato Daimoku permettendo alla nostra famiglia di superare quel momento difficilissimo. Ho capito che tutti gli sforzi che noi facciamo per gli altri, i legami che creiamo all’interno dell’organizzazione – a volte anche con fatica – hanno un valore immenso e tutto alla fine ritorna nella nostra vita sotto forma di gioia e protezione.
Mio padre, nonostante i numerosi interventi subiti negli anni successivi, adesso conduce una vita serena: si dedica ai nipoti con gioia, ha ricevuto il Gohonzon e oggi è molto attivo in un gruppo.
Nella mia famiglia pratichiamo tutti, compreso mio figlio Lorenzo che da tre anni partecipa regolarmente alle riunioni di discussione e alle attività della Divisione futuro, sviluppando un forte legame con sensei e questo mi riempie di orgoglio.
Quando io e mio fratello ci riuniamo con le nostre rispettive famiglie a casa dei miei genitori prima di cena recitiamo Gongyo e Daimoku tutti insieme. In quei momenti penso spesso al mio maestro, al suo sostegno continuo in tutti questi anni e la gratitudine che provo per lui è immensa.
Ecco perché oggi per me scegliere il maestro non è più una decisione da prendere in una determinata circostanza, ma un modo di vivere, cercando in ogni momento di rispondere alla fiducia che ripone in noi dimostrando con la mia vita il potere del Gohonzon.