In un gruppo, trovare un punto d’incontro fra le esigenze di tutti non è facile. Ma, come racconta Mariella, iniziando a coinvolgere una persona dopo l’altra con l’obiettivo comune di prendersi cura di chi si era allontanato, tutto è andato al posto giusto, armonizzando le diverse necessità
«Promuovere le attività buddiste tra i membri che partecipano regolarmente alle riunioni è semplice, ma questo non basta a garantire la diffusione del Buddismo del Daishonin. Se ci preoccupassimo solo di questi membri, saremmo come il capitano di una nave che deve raggiungere una terra lontana e si accontenta di navigare nella acque del porto» (NRU, 8, 79).
Un gruppo nella periferia di Bari viveva da tempo in una situazione di stallo. Incoraggiata dalle parole del presidente Ikeda, decisi di incontrare chi si era allontanato, iniziando dall’unica donna che conoscevo. Ci incontravamo per recitare Daimoku insieme e capire come sostenere i membri del gruppo in difficoltà, che si erano allontanati: c’era chi doveva fare i conti con gli impegni familiari, chi non faceva volentieri attività la sera lontano da casa, chi stava lottando contro la malattia e si sentiva scoraggiato. Insieme a tutte le responsabili della Divisione donne, da settore a regione, abbiamo deciso di prenderci cura di ogni singola persona, affinché potesse partecipare alle attività e vincere nella propria vita. Recitando Daimoku è emerso il desiderio di un luogo di riunione che potesse armonizzare tutte le necessità, perciò abbiamo chiesto a una donna di offrire la sua casa per le attività: ha accettato entusiasta raccontandoci che desiderava farlo da tempo. A dicembre abbiamo organizzato il primo meeting a casa sua.
Grazie alla rinnovata determinazione di prendersi cura di tutti i membri, il gruppo è uscito dalla situazione stagnante, raddoppiando in un mese il numero dei partecipanti e facendo riavvicinare sei donne che da tempo non riuscivano più a partecipare alle attività. Abbiamo visto letteralmente i bodhisattva emergere dalla terra. Al primo incontro per le donne della zona, a gennaio, eravamo in quattro, a febbraio, otto. Nel frattempo un’altra donna ha offerto la sua casa per ospitare le riunioni di studio. Tutto questo ha fatto fiorire una zona di attività che permette a sempre più persone di praticare.