Nonostante i decenni trascorsi dalla storica dichiarazione del presidente Toda, la forza delle sue parole non si affievolisce col tempo. Grazie alla grande eco che i suoi discepoli continuano a dargli, il suo appello per il disarmo acquista vigore e si diffonde nel mondo
Noi invochiamo con risolutezza la pace: siamo determinati a trasmettere alle future generazioni il nostro impegno per la realizzazione di un mondo senza guerra. La voce coraggiosa delle persone comuni è più forte delle minacce e delle intimidazioni di chi è al potere.
Il giornalista americano Norman Cousins (1915-1990), con il quale ho intrattenuto una serie di dialoghi, era famoso per essere una “voce della coscienza” e prestò assistenza a un gruppo di ragazze che avevano subito lesioni terribili durante il bombardamento atomico di Hiroshima; egli sosteneva che i comuni cittadini del mondo «devono essere incoraggiati a credere che ciò che sentono e vogliono dire può essere parte di un movimento universale».
Non dimenticheremo mai la tragedia di Hiroshima e Nagasaki, le prime e uniche città contro cui furono impiegate delle armi nucleari: entrambe furono distrutte, innumerevoli persone persero la vita e ancora oggi i sopravvissuti ai bombardamenti soffrono di malattie legate all’esposizione alle radiazioni.
Il 24 e 25 agosto 2012 la SGI ha tenuto una nuova mostra antinucleare dal titolo “Ciò che più conta è un mondo libero dalle armi nucleari” presso il Centro congressi nel Parco commemorativo per la pace di Hiroshima. La mostra è stata realizzata in collaborazione con la Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari (ICAN) in occasione del cinquantacinquesimo anniversario della Dichiarazione del secondo presidente della Soka Gakkai Josei Toda per l’abolizione delle armi nucleari tenuta l’8 settembre 1957. L’evento è stato inaugurato in concomitanza con il ventesimo Congresso mondiale dei medici internazionali per la prevenzione della guerra nucleare (IPPNW, International Physicians for the Prevention of Nuclear War), ed è stata visitata da partecipanti provenienti da tutto il mondo. Tra gli illustri ospiti che hanno visitato la mostra c’era anche Robert Mtonga, copresidente dell’IPPNW, che sperava in un ampio numero di visitatori.
Nel ventesimo secolo l’umanità ha prodotto le armi nucleari, una manifestazione dell’oscurità della vita e spetta a noi, che viviamo nel ventunesimo secolo, garantire che la tragica storia dei bombardamenti atomici non venga dimenticata. Dobbiamo lavorare per realizzare l’abolizione di queste armi, unendoci per proteggere e preservare il nostro pianeta. Il mio più grande desiderio è che questa nuova mostra venga visitata da molte persone e possa favorire la speranza, il coraggio e lo spirito della pace. È molto incoraggiante che il ciclo di conferenze e lezioni su Hiroshima, organizzato proprio dalla Divisione giovani di Hiroshima per trasmettere alle nuove generazioni l’impegno nel creare un mondo senza guerra, abbia di recente tenuto la sua centocinquantesima conferenza.
L’ex alto rappresentante delle Nazioni Unite per il disarmo, Sergio de Queiroz Duarte, alla conferenza che accompagnava la mostra ha affermato che il primo passo verso la pace consiste nel saper ascoltare gli altri. Duarte per primo cerca sempre di lasciare più spazio possibile alle domande delle persone: tutti i maggiori pensatori ed esponenti del mondo concordano sulla grande importanza e forza del dialogo.
Durante il suo intervento, il pubblico ha fatto molte domande, ma il tempo è finito prima che tutti potessero ricevere una risposta. Quando la conferenza si è chiusa tra gli applausi, il pubblico ha pensato che l’evento fosse terminato. Tuttavia, visto che un giovane che aveva alzato la mano non aveva avuto la possibilità di esprimersi, Duarte gli si è avvicinato per sapere quale fosse la sua domanda. Sorpreso, il giovane gli ha chiesto che cosa avrebbero potuto fare i giovani giapponesi per realizzare l’abolizione delle armi nucleari. «Scegliete un buon leader!» è stata la risposta di Duarte. Le sue parole riflettono la speranza che le nuove generazioni possano costruire un futuro di pace.
L’8 settembre 1957, il quarto incontro sportivo giovanile del Giappone orientale, il Festival della Gioventù, si svolse presso lo stadio Mitsuzawa di Yokohama, nella prefettura di Kanagawa, sotto un cielo autunnale luminoso e blu, ripulito dal vento del giorno precedente. Il festival si concluse con l’appello appassionato di Toda per l’eliminazione delle armi nucleari. La sua voce echeggiò in tutto lo stadio, traboccante di cinquantamila membri della Soka Gakkai, la maggior parte dei quali giovani: «Noi cittadini del mondo abbiamo l’inviolabile diritto alla vita. Chi mette a repentaglio tale diritto è un demone incarnato, un mostro». A quel tempo, la corsa agli armamenti nucleari si stava intensificando e Stati Uniti e Unione Sovietica testavano la bomba all’idrogeno e i missili balistici intercontinentali (ICBM). La lancette dell’Orologio dell’Apocalisse, utilizzato per rappresentare simbolicamente il tempo rimanente prima dell’estinzione della razza umana, si spostarono a due minuti prima della mezzanotte, che indica l’ora della distruzione finale (vedi spiegazione a fine testo). In un momento storico terribile, il mio maestro parlò della vera natura delle armi nucleari che minacciano la sopravvivenza dell’intero genere umano, trascendendo confini nazionali, idee politiche ed etnie.
Ricordando gli amici sopravvissuti ai bombardamenti atomici, i partecipanti rinnovarono la loro promessa di stare saldamente al fianco del maestro e di avanzare insieme per costruire un mondo di pace.
A quel tempo, la Soka Gakkai veniva denigrata come “un’accozzaglia di poveri e malati”, tuttavia la dichiarazione di Toda diede grande speranza ai membri e li ispirò, permettendo loro di guardare al di là dei problemi e delle difficoltà presenti e risvegliandoli alla missione di realizzare kosen-rufu, la pace nel mondo.
Prima della sua dichiarazione Toda aveva riflettuto molto: un anno prima, nel giugno 1956, aveva partecipato a una sessione di domande e risposte con alcuni membri a Fukuoka. Quando affrontarono l’argomento del diffondersi della paura di una guerra nucleare, Toda parlò con toni fortemente indignati affermando che chiunque utilizzi tali armi commette un atto di infinita malvagità. Inoltre, due mesi prima della sua storica dichiarazione, in un’intervista esclusiva del 12 luglio 1957, aveva detto: «Le armi nucleari sono assolutamente ingiustificabili. Che si tratti degli Stati Uniti o dell’Unione Sovietica, l’utilizzo delle armi nucleari è comunque inaccettabile».
Le sue parole severe si basavano sull’incrollabile convinzione che fosse necessario eliminare tali armi, ispirandosi alla dottrina buddista del rispetto della dignità della vita. Nichiren Daishonin scrive: «Il primo di tutti i tesori è la vita stessa» (RSND, 1, 997). Non dobbiamo tollerare alcuna forma di violenza che minacci la vita.
Nel 1952 il mondo era in pericolo a causa dell’acuirsi delle tensioni create dalla Guerra Fredda e, in un momento come quello, il mio maestro sostenne con forza il principio della cittadinanza globale, un ideale pionieristico secondo il quale le persone possono trascendere le differenze nazionali e ideologiche e unirsi a formare una sola famiglia umana.
Una visione lungimirante
Nel 1955 gli scienziati più importanti di tutto il mondo si riunirono per firmare e approvare il Manifesto Russell-Einstein; nel bel mezzo della crescente minaccia nucleare, il manifesto faceva appello ai leader mondiali perché eliminassero gli armamenti nucleari e cercassero di risolvere le controversie internazionali con mezzi pacifici. Su accordo con la visione del mio maestro, un mondo in cui nessun popolo o nazione debba subire la forza devastante delle armi di distruzione di massa, le richieste di abolizione di queste si intensificarono in tutti gli stati.
Nel luglio 1957 il dottor Joseph Rotblat (1908-2005), firmatario del Manifesto Russell-Einstein, svolse un ruolo centrale nella fondazione della Pugwash Conferences on Science and World Affairs, un’organizzazione internazionale di scienziati che ha ereditato lo spirito antinucleare del manifesto; due mesi dopo, l’8 settembre 1957, il mio maestro fece la sua dichiarazione. Riflettendo sul flusso degli eventi di quel periodo, rimasi ancora una volta profondamente colpito dalla lungimiranza del mio maestro e perfino Rotblat elogiò Toda come uomo di pace.
Consapevole del significato profondo di tale dichiarazione, registrai e trascrissi le sue parole e videoregistrai l’evento su una pellicola a colori, nonostante a quei tempi la maggior parte delle riprese fossero in bianco e nero: le mie azioni si basavano sulla ferma volontà di conservare eternamente quella dichiarazione per le generazioni future. Toda lasciò a noi, giovani successori, il compito di mettere in pratica il messaggio che essa trasmetteva e dopo oltre cinquant’anni i membri della Divisione giovani continuano a incarnare con entusiasmo lo spirito delle sue parole.
A Kanagawa, la dichiarazione ebbe luogo fra molti discendenti di coloro che erano presenti quello storico giorno: i figli e i nipoti si sono oggi assunti la piena responsabilità come leader in prima linea della nostra organizzazione e alcuni di loro sono coinvolti nell’organizzazione delle mostre al Toda Peace Memorial Hall di Yokohama.
Guardando indietro noto che, poco più di due mesi prima di pronunciare quelle parole storiche, Toda aveva fondato la Divisione studenti della Soka Gakkai (30 giugno 1957). Accettando la missione di kosen-rufu come tanti Bodhisattva Virtù Universale persone di grande e profonda saggezza i nostri membri della Divisione studenti stanno facendo ammirevoli sforzi.
A Hiroshima, e in altre parti della regione del Chugoku, i membri della Divisione studenti conducono annualmente una ricerca sull’atteggiamento dei giovani nei confronti della pace e delle armi nucleari. Quest’anno quasi il settanta percento degli intervistati auspica che tali armi siano eliminate o almeno ridotte. Un professore universitario, esaminando i risultati del sondaggio, ha elogiato gli sforzi per la pace intrapresi dai giovani della Soka Gakkai affermando che lo facevano sperare in un mondo libero da tali ordigni. Anche i membri della Divisione studenti di Okinawa hanno condotto un sondaggio sulla consapevolezza della gente comune riguardo ai combattimenti durante la guerra di Okinawa: i risultati hanno dimostrato quanto sia importante tramandare l’esperienza di chi ha vissuto la guerra alle giovani generazioni.
Sono attualmente impegnato in un dialogo con l’ambientalista tedesco Ernst Ulrich von Weizsäcker, il cui padre, il fisico, filosofo e pedagogista Carl Friedrich von Weizsäcker (1912-2007), fu anch’egli uno strenuo oppositore degli armamenti nucleari più o meno negli stessi anni di Toda. Mi vengono in mente le parole di Weizsäcker padre: «Coloro che amano la pace sono le persone che sanno creare la pace intorno a sé. Questo è uno dei poteri più grandi che un essere umano possiede». Con questo spirito i giovani della Soka Gakkai, in centonovantadue paesi di tutto il mondo stanno lavorando insieme con saggezza e dedizione per ampliare una rete di pace: dalle nostre comunità locali al mondo, e dal presente al futuro. I loro sforzi sono una fonte d’ispirazione e sono convinto che il loro coraggio e la loro solidarietà genereranno un potere illimitato che prevarrà sulle tendenze distruttive che minacciano il nostro stesso diritto all’esistenza.
La strada per la pace
Come discepolo del secondo presidente della Soka Gakkai Josei Toda, ho recitato Daimoku, parlato, scritto, viaggiato in lungo e in largo e ho lanciato diverse iniziative nell’intento di trasmettere il messaggio del mio maestro per la pace: la “prima delle sue esortazioni” ai giovani e alle persone di tutto il mondo.
Per commemorare il primo anniversario della dichiarazione antinucleare di Toda, nel 1958 pubblicai sul Seikyo Shimbun un articolo dal titolo “Una via d’uscita dalla casa in fiamme: riflessioni sulla dichiarazione per l’abolizione delle armi nucleari” in cui facevo riferimento a un passo del capitolo “Similitudine e parabola” del Sutra del Loto: «Non vi è salvezza nel triplice mondo; esso è come una casa in fiamme, / pieno di innumerevoli sofferenze, / un luogo che incute timore» (SDL, 88).
Data la realtà di questa nostra esistenza auspicavo la propagazione mondiale del Buddismo di Nichiren Daishonin: un insegnamento di pace assoluta. Nello stesso capitolo del sutra, Shakyamuni afferma ancora: «Donare pace e sicurezza agli esseri viventi: / questa è la ragione del mio avvento nel mondo» (SDL, 92). Il Budda appare nel mondo che è come una “casa in fiamme” scossa dal fuoco incessante della guerra e della sofferenza, e conduce le persone all’Illuminazione. I Bodhisattva della Terra sono i discepoli fidati che si battono con lo stesso spirito del maestro.
Ho continuato a recitare Daimoku con tutto me stesso e a incoraggiare una persona dopo l’altra serbando nel cuore un grido: «Amici Bodhisattva della Terra impegnati nella lotta per la pace eterna, emergete senza sosta! Insieme cerchiamo di mettere in pratica la dichiarazione di Toda!».
C’è un membro della Divisione uomini sopravvissuto alla bomba atomica di Nagasaki che per quasi mezzo secolo non è riuscito né a ricordare né a parlare della sua esperienza del bombardamento: teneva tutto dentro di sé. Fu solo dopo aver letto il testo integrale della dichiarazione di Toda, in mostra presso il Centro culturale della Soka Gakkai di Nagasaki, che si sentì finalmente in grado di aprire il suo cuore.
Quando lesse: «La missione di ogni membro della Divisione giovani del Giappone è diffondere questi ideali in tutto il mondo», la parola “missione” gli rimase impressa nella mente. L’uomo allora promise a se stesso: «Da oggi, farò tutto quanto in mio potere per realizzare questa missione». Questo significava per lui tirar fuori il coraggio e parlare con le persone della propria esperienza. E lo fece, raccontandola senza sosta, con la convinzione che la missione dei sopravvissuti alla bomba atomica fosse di impegnarsi in dialoghi coraggiosi e illuminanti proprio a Nagasaki, dove a causa del bombardamento atomico tante persone avevano perso la vita.
Il grande scienziato Albert Einstein (1879-1955) ha dichiarato: «Una pace duratura arriverà non grazie a quei paesi che continuano a minacciarsi l’un l’altro, ma solo attraverso uno sforzo onesto per creare fiducia reciproca». Per avere successo nel dialogo, che è la strada più diretta per la pace, è importante costruire basi di fiducia e stringere amicizie. A questo scopo, ascoltiamo ciò che gli altri hanno da dire, rispettiamoli, impariamo da loro. Queste sono le regole d’oro per un dialogo significativo.
Nichiren Daishonin scrive: «Il vero significato dell’apparizione in questo mondo del Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, sta nel suo comportamento da essere umano» (RSND, 1, 756). È solo attraverso la sincerità e la profondità delle nostre azioni che possiamo promuovere un impegno crescente per l’ideale della pace.
Un modo coraggioso
Quel giorno del settembre del 1957 Toda disse: «La mia speranza è che, come miei discepoli, ereditiate la dichiarazione [per l’abolizione delle armi nucleari] che sto per fare oggi e, al meglio delle vostre capacità, ne diffondiate lo scopo in tutto il mondo».
Ho saputo che quell’uomo, di cui parlavo prima, ha stretto la mano al nipote dell’ex presidente degli Stati Uniti Harry S. Truman, giunto a Nagasaki per l’anniversario di quest’anno (9 agosto 2012) del bombardamento atomico. Come è noto, è stato il presidente Truman a dare l’ordine di sganciare la bomba: quella stretta di mano più di sessant’anni dopo potrà non aver attirato l’attenzione del mondo, ma personalmente ammiro questo gesto storico e il coraggio di questi due uomini che hanno superato l’amarezza del passato per aprire la porta a un futuro di pace. È il momento di creare con energia un movimento forte verso un mondo libero dalle armi nucleari. Date le profonde preoccupazioni per le “conseguenze catastrofiche sull’umanità” di cui queste armi sono portatrici, l’accordo emerso dalla conferenza di revisione del Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP) del 2010 ha ribadito la necessità che tutte le nazioni rispettino tale trattato. Questo è un punto di partenza, ma l’impulso più grande per mettere in pratica la Convenzione sulle armi nucleari verrà dalla solidarietà dei cittadini risvegliati a questi princìpi. L’accordo, che prende una posizione netta sull’abolizione incondizionata dell’uso di armi nucleari da parte di qualsiasi stato in qualsiasi circostanza, risuona delle indicazioni presenti anche nella dichiarazione pionieristica di Toda.
Nel 2015 cadrà il settantesimo anniversario del bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki. Con l’avvicinarsi di quella data cerchiamo di collaborare, noi persone di tutto il mondo, e aprire la strada verso la creazione di un’etica universale che sostenga che le armi nucleari sono un male assoluto. Una donna, che mia moglie e io non dimenticheremo mai, ha detto: «Lavorare per la pace non è complesso, è semplicemente un’espressione della nostra attenzione e compassione per gli altri». Lei stessa subì le conseguenze del bombardamento di Hiroshima e ha spesso condiviso la sua esperienza con gli studenti che visitavano la città.
Oltre a essere stata esposta alle radiazioni, fu discriminata in quanto cittadina coreana in Giappone, ma non si arrese mai. La incoraggiava un’esperienza vissuta alla scuola elementare, quando una sua amica l’aveva difesa da un bullo. Disse che non avrebbe mai dimenticato il calore della mano dell’amica sulla sua spalla: ecco come un gesto di gentilezza può cancellare tanti ricordi tristi e angosciosi. Nel profondo della vita tutte le persone aspirano alla pace e possiedono un potenziale di amore e compassione per gli altri: la più piccola goccia di coraggio può diventare la forza necessaria per proteggere un amico e semplici parole di gentilezza possono cambiare la vita di una persona. La cosa importante è risvegliare la coscienza innata in ogni persona per unire le nostre comunità e l’umanità.
Il tempo dell’umanesimo
Lo scienziato giapponese Hideki Yukawa (1907-1981), firmatario del Manifesto Russell-Einstein, ha affermato: «È indispensabile che la coscienza e il buon senso dell’umanità, che non si trovano in un’élite ristretta, ma nel cuore della stragrande maggioranza delle persone, diventino la forza trainante per l’inaugurazione di una nuova era post-nucleare». Le attività quotidiane della Soka Gakkai possono a volte sembrare banali e ordinarie, invece i nostri sforzi sinceri per incoraggiare gli amici e influenzare positivamente le nostre comunità sono una fonte inestimabile di speranza e gioia che brillerà luminosa in tutta la società.
Si ritiene che oggi ci siano circa diciannovemila testate nucleari in tutto il mondo: una guerra nucleare sarebbe un terribile crimine contro l’umanità, perché ha il potere di annientarla e distruggere il nostro pianeta. Le persone di coscienza sicuramente sostengono che l’uso e la sperimentazione di armi nucleari dovrebbero essere vietati e che le armi stesse dovrebbero venire eliminate; purtroppo però è facile che quelle stesse persone si sentano scoraggiate e perdano la motivazione quando gli appelli in tal senso rimangono inascoltati e la realtà invariata. Tuttavia il filosofo inglese Bertrand Russell (1872-1970), che ha redatto il Manifesto Russell-Einstein, affermò: «Dobbiamo continuare a lottare per evitare la distruzione: la volontà umana può causarla, la volontà umana può fermarla». Russell ha inoltre affermato: «La disperazione non è saggia. [Gli esseri umani] sono capaci non soltanto di paura e odio, ma anche di speranza e benevolenza».
“Soka” significa che ogni persona può creare un indistruttibile valore spirituale: la speranza può sconfiggere la disperazione, il coraggio abbattere la paura e l’odio.
Il 12 settembre 1271, al tempo della persecuzione di Tatsunokuchi, Nichiren Daishonin si liberò del suo stato transitorio e rivelò la propria vera natura di Budda dell’Ultimo giorno della Legge. Nel mese di settembre di due anni dopo, mentre si trovava in esilio sull’isola di Sado, Nichiren scrisse a una discepola a Kamakura di rimanere salda nella sua fede nonostante le dure persecuzioni: «Il re demone del sesto cielo ha mobilitato i suoi dieci eserciti e, nel mare delle sofferenze di nascita e morte, è in guerra con il devoto del Sutra del Loto per impedirgli di prendere possesso di questa terra impura in cui vivono santi e persone comuni, e strappargliela del tutto. Sono più di vent’anni ormai che mi trovo in questa situazione: ho dato inizio alla grande battaglia e nemmeno una volta ho pensato di ritirarmi (La grande battaglia, RSND, 2, 438)».
Come discepoli ed eredi dello spirito del Daishonin dobbiamo continuare a lottare per la pace e la giustizia senza mai arrenderci. La nostra Divisione donne è un ottimo esempio di questo nobile spirito. La studiosa per la pace Elise Boulding (1920-2010) ha detto: «Molte persone chiedono il ripristino delle piccole comunità. Gli esseri umani sono certamente capaci di conoscersi meglio e di prendersi cura gli uni degli altri. Da questo punto di vista, i membri della SGI stanno contribuendo al bene della società aiutando ogni persona a essere un buon cittadino». Pensatori famosi di tutto il mondo ripongono infinite speranze nelle attività della Soka Gakkai.
Avanziamo con fiducia impegnandoci nel dialogo e stringendo nuove amicizie, inaugurando così un’era di pace caratterizzata da una meravigliosa armonia fra le persone di tutto il mondo, un’era di umanesimo brillante di speranza.
12 settembre 2012
(Traduzione di Susanna Celotti)
• • •
L’orologio dell’apocalisse
È un orologio simbolico creato dagli scienziati dell’Università di Chicago nel 1947. La mezzanotte simboleggia la fine del mondo, ovvero l’autodistruzione dell’umanità causata da una guerra atomica. L’orologio viene spostato avanti o indietro, a seconda dello stato delle politiche mondiali e del pericolo nucleare: lo spostamento in avanti indica una maggiore probabilità del conflitto nucleare; lo spostamento indietro indica un miglioramento della situazione internazionale. In 65 anni le lancette sono state spostate 20 volte. Massima vicinanza alla mezzanotte: 2 minuti, tra il 1953 (test di armi termonucleari da parte di USA e URSS) e il 1960. Massima lontananza dalla mezzanotte: 17 minuti, tra il 1991 e il 1995. (vedi anche www.senzatomica.it)