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Una sfida poliedrica - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 13:29

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Una sfida poliedrica

Attraverso tre punti fondamentali, il presidente Ikeda sottolinea la direzione che ogni educatore dovrebbe prendere: valorizzare le potenzialità degli studenti, proteggerli e aprire loro la strada per il futuro, ma anche collaborare con le famiglie e la società. In definitiva, essere educatori significa provare amore per l’umanità

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Attraverso tre punti fondamentali, il presidente Ikeda sottolinea la direzione che ogni educatore dovrebbe prendere: valorizzare le potenzialità degli studenti, proteggerli e aprire loro la strada per il futuro, ma anche collaborare con le famiglie e la società. In definitiva, essere educatori significa provare amore per l’umanità

Gli insegnanti sono l’elemento più importante nell’ambiente educativo degli studenti: questa è una convinzione che condivido profondamente con i nostri membri del Dipartimento educatori.
Il momento della consegna del diploma si avvicina rapidamente [nel calendario accademico giapponese, le consegne dei diplomi si tengono a marzo, n.d.r.]. Anche se gli studenti, dopo essersi diplomati, lasceranno le rispettive scuole, non potranno mai dimenticare gli insegnanti che li hanno trattati con cura e rispetto. Sono certo che alcuni di voi sono stati ispirati a diventare educatori proprio grazie all’incontro con questo tipo di insegnanti.
A oggi, ricordo ancora con un senso d’infinita gratitudine i maestri della mia scuola elementare: il signor Hiyama, il signor Tejima, il signor Hioki, il signor Takeuchi e tutti gli altri. Il signor Hiyama è stato il mio insegnante di quinta elementare e aveva circa venticinque anni. Come molti di voi, che siete diventati educatori di recente, era un maestro giovane e appassionato. Durante la lezione, un giorno, uno studente che era seduto dietro di me improvvisamente si sentì male e vomitò. Scoppiò un gran trambusto, ma il signor Hiyama si precipitò dal bambino che si era sentito male e con fermezza disse: «Fate silenzio e state tranquilli! Non c’è nulla di cui preoccuparsi». Rassicurata dalla sua voce, la classe si calmò. Il signor Hiyama prese un panno e ripulì tutto. Riuscì a gestire quell’imprevisto con grande calma e profonda cura per lo studente malato. Con profonda ammirazione, preservai nel mio giovane cuore quel modello esemplare di vero leader.
In questo periodo sono impegnato in un dialogo con il professor Gu Mingyuan, presidente della Società cinese di istruzione a Pechino. Ci stiamo scambiando dei pareri sulle varie problematiche educative in Cina e Giappone, nonché sui princìpi e sulla pratica dell’educazione umanistica. Il professor Gu è stato a lungo coinvolto negli scambi culturali tra Cina e Giappone. Avendo visitato la prefettura di Fukushima in diverse occasioni, ha inviato le sue condoglianze dopo il devastante terremoto del marzo 2011 e lo tsunami che ha colpito il nord-est del Giappone. Ha detto di avere dei bei ricordi dello splendido panorama e della vita culturale di Fukushima e ricordava anche quanto profondamente fosse rimasto impressionato dall’ambiente educativo che aveva trovato in quella città.
Il professor Gu, della mia stessa generazione, ha condiviso con me la gratitudine per i propri insegnanti che con fermezza lo sostennero e lo incoraggiarono durante i difficili momenti della Seconda guerra mondiale. Gli insegnanti, egli afferma, sono la base di qualsiasi grande sforzo educativo e il loro ruolo è prendersi cura profondamente dei propri studenti, perseguire costantemente i migliori metodi d’insegnamento e aiutare i ragazzi a sviluppare sia la conoscenza che il carattere. Il professor Gu aggiunge che l’amore che gli insegnanti provano per i propri studenti è amore per l’umanità stessa, che va al di là dei legami tra genitori e figli, ed è un’espressione di amore per il futuro di tutta l’umanità.
I nostri membri del Dipartimento educatori di Fukushima hanno sostenuto e incoraggiato i propri studenti come fossero dei figli. Mi sono commosso leggendo i resoconti della loro meravigliosa esperienza educativa, resoconti che mi sono stati consegnati dai rappresentanti del forum sull’educazione umanistica del Tohoku, tenutasi nel novembre 2011. I nostri giovani leader nell’educazione umanistica non sono solo nel Tohoku, ma in tutto il Giappone e nel resto del mondo, e si impegnano ogni giorno basandosi su una preghiera sincera e sulla compassione verso i propri studenti. Iniziando la giornata con la preghiera, pieni di vitalità, i nostri educatori prendono posto con gioia in prima linea per la propria nobile missione. Questa è la base per ottenere una vita soddisfacente e vittoriosa in base ai princìpi “il Buddismo si manifesta nella società” e “fede uguale vita quotidiana”.

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Una volta ho consigliato a un membro della Divisione studenti, che si era appena laureato e stava per iniziare a lavorare come insegnante, di concentrarsi su tre obiettivi concreti quando recitava Daimoku al mattino: primo, diventare un insegnante in grado di conquistarsi la fiducia dei propri studenti; secondo, diventare un insegnante in grado di conquistarsi la fiducia del corpo docente; terzo, diventare un insegnante in grado di conquistarsi la fiducia dei genitori degli studenti.
La forza del nostro cuore e della nostra preghiera è illimitata. Gli ho proposto questi obiettivi augurandomi che, sebbene nuovo nel campo dell’insegnamento, pensasse alla scuola recitando Daimoku per gli studenti, per il corpo insegnante e per i genitori, così da diventare una presenza incoraggiante nel suo ambiente.
Vorrei approfondire questi tre punti nella speranza che possano servire da ispirazione e riferimento per tutti i nostri giovani insegnanti, in particolare per coloro che quest’anno iniziano la propria carriera.
Il primo punto è conquistare la fiducia di tutti gli studenti. Per ottenerla è necessario che voi stessi accordiate loro fiducia. In altre parole, è necessario rispettare ogni studente in quanto individuo e credere nel suo potenziale. Quando si adotta tale atteggiamento, si possono forgiare legami di fiducia e uno dopo l’altro si conquisterà la fiducia di tutti gli studenti.
Hans Henningsen è un rispettato educatore danese, ex preside della rinomata Scuola superiore pubblica di Askov, con il quale ho tenuto una serie di dialoghi. Il requisito più importante per un educatore, ha detto, è rispettare ogni studente in quanto essere umano, a prescindere dai suoi talenti, capacità o convinzioni.
La società oggi privilegia l’efficienza e questa mentalità da “solo i migliori sopravvivono” porta allo sviluppo di una moltitudine di disuguaglianze. In effetti, è difficile per una scuola riuscire a evitare completamente l’influenza di tali tendenze diffuse nella società. Tuttavia, in un contesto educativo che trabocca dello spirito compassionevole di educatori attenti, il calore umano e la passione possono vincere su queste tendenze e così nutrire e sostenere anche gli studenti che si sentono diversi e isolati. Questo è il potere della fiducia.
Da giovane Tsunesaburo Makiguchi, il fondatore dell’educazione Soka, si dedicò ai bambini dimenticati e ignorati delle zone rurali, che versavano in condizioni di povertà. Ciò indusse Makiguchi, educatore appassionato, ad affermare riguardo a questi studenti: «Sono tutti studenti allo stesso modo. Dal punto di vista dell’educazione, non sono diversi da qualsiasi altro studente… Gli unici che possono fare qualcosa per loro sono gli insegnanti». Non importa quanto può essere insensibile e indifferente lo sguardo della gente: quello di un educatore deve sempre brillare di fede incrollabile nel valore e nel potenziale di ogni studente. Non importa quanto ferocemente soffino i venti della società, la compassione di un educatore deve strenuamente proteggere gli studenti e aprire loro la strada per un luminoso futuro. Quando gli studenti sanno che gli insegnanti credono in loro e che non li abbandoneranno mai, questa certezza può diventare una fonte di grande coraggio che permette loro di realizzare una crescita smisurata. Le scuole utilizzano i voti come criterio qualitativo per definire il rendimento scolastico e, trattandosi di luoghi di apprendimento, questi standard sono naturalmente importanti. Ma se si considera il potenziale infinitamente creativo che esiste in ogni giovane, i voti sono solo uno dei tanti modi per misurare le capacità di un individuo.
Nel dicembre del 1968, circa nove mesi dopo l’apertura delle scuole medie e superiori Soka di Tokyo, ho incontrato e incoraggiato alcuni studenti che lottavano per migliorare i propri voti e rischiavano di non poter accedere alla classe successiva. All’inizio della riunione, gli studenti avevano paura di prendersi una sgridata. Ho alleviato subito la loro ansia informandomi sulla loro salute, degli spostamenti per la scuola, della situazione familiare e così via. Se c’era qualcosa nella loro vita quotidiana che ostacolava lo studio, li aiutavo a trovare una soluzione. In seguito a quella conversazione, gli studenti giunsero spontaneamente alla determinazione di studiare di più. Li ho incoraggiati dicendo: «Non permettete che i voti bassi feriscano la vostra autostima. Piuttosto, sfidatevi a fare meglio la prossima volta. Trovate un ambito in cui eccellere. Continuate a sforzarvi con costanza per avanzare, anche se solo di un centimetro alla volta». Ognuno di loro decise di rendere quel nostro incontro un punto di svolta per cominciare a impegnarsi di più. Tutti si sforzarono assiduamente e uno di loro è riuscito a diventare professore universitario. Tuttavia, la mia gioia più grande è che i laureati delle scuole Soka non sono degli arroganti che badano solo allo status sociale o alla posizione, ma continuano a dedicare la propria vita ad aiutare le persone che soffrono e contribuiscono al benessere dell’umanità e del mondo.
Poiché mi sono occupato e ho recitato Daimoku per la crescita e la vittoria d’innumerevoli giovani, compresi gli studenti delle scuole Soka e coloro che hanno affrontato gli esami di ammissione a quelle scuole, posso dirlo con assoluta fiducia: tutti i giovani hanno il potenziale per diventare individui eccezionali, tutte le persone hanno il potenziale per crescere e rendere la propria vita ancora più luminosa. È qui, io credo, che l’educazione umanistica trova grande speranza e ispirazione.

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Le preghiere dei nostri giovani educatori per l’armonia e la crescita delle loro scuole sicuramente includono non solo gli studenti, ma anche i colleghi docenti e tutto il personale della scuola.
Il secondo punto su cui concentrarvi quando recitate Daimoku al mattino è il desiderio di diventare insegnanti che conquistino la fiducia di tutto il corpo docente e del personale. La scuola è il palcoscenico su cui prende forma l’arte poliedrica dell’educazione. È importante valorizzare e rispettare non solo i vostri colleghi docenti, ma anche il personale non docente che sostiene l’organizzazione della scuola.
Nelle scuole c’è la tendenza a considerare i docenti come i protagonisti principali e il personale non docente come personaggi secondari. Eppure, senza il supporto nobile e spesso inosservato del personale non docente, gli studenti non sarebbero in grado di godere appieno dell’esperienza educativa e la scuola non potrebbe funzionare correttamente. Quando tutti provano gratitudine verso coloro che lavorano instancabilmente dietro le quinte, si rafforzano i legami di reciproca stima e fiducia nella scuola intera, creando un ambiente ricco e stimolante dal punto di vista educativo.
L’Università Soka d’America (Soka University of America, SUA) inaugurata nel 2001 a Orange County, in California, è cresciuta notevolmente grazie al sostegno sincero di innumerevoli persone.
Il personale della mensa dell’università, responsabile di cucinare pasti nutrienti e sani per gli studenti, compie grandi sforzi per soddisfare le esigenze di un corpo studentesco internazionale molto diversificato.
Tra il personale di mensa c’è una donna che viene affettuosamente chiamata “la mamma dell’università”. Rispondendo alla mia personale richiesta di prendersi cura degli studenti, ha contribuito al loro benessere mettendo a disposizione l’esperienza acquisita in una scuola di cucina che ha frequentato quando aveva cinquant’anni e prepara pasti che sembrano cucinati a casa. Si racconta di studenti che si sono commossi per il cibo speciale che lei aveva personalmente cucinato per loro quando erano malati e costretti a letto nelle stanze del dormitorio. Ho saputo che l’anno scorso gli studenti le hanno consegnato un premio per esprimere il loro rispetto e sincero apprezzamento per i suoi dieci anni di servizio.
L’Università Soka americana brilla di una fiera tradizione di studenti che perseguono l’eccellenza accademica e coltivano uno spirito ricco e umanistico che ripaga coloro che li hanno sostenuti.
Tutto ciò ha catturato l’attenzione di molti leader mondiali che hanno visitato l’Università Soka americana. Osservando gli studenti, il loro modo di interagire e i dialoghi sereni tra docenti e personale universitario, il dottor Jim Garrison, ex presidente della John Dewey Society, ha affermato che ciò dimostra come l’Università Soka d’America sia veramente un istituto educativo eccezionale.
In tutte le scuole è presente il personale non docente che, pur passando inosservato, è indispensabile. Unendovi a loro e lavorando insieme, potrete imparare molto, acquisire preziose informazioni e migliorare voi stessi lungo il cammino.
Nelle scuole, forse più che in ­qualsiasi luogo di lavoro, la mattina è determinante per stabilire la direzione che prenderà il resto della giornata. Spero che vi sforziate di vincere ogni mattina e di iniziare la giornata salutando cordialmente gli altri.
Nichiren Daishonin scrive: «Il vero significato dell’apparizione in questo mondo del Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, sta nel suo comportamento da essere umano» (RSND, 1, 756). Il Buddismo dà molta importanza alla condotta di una persona. Solo comportandosi in modo impeccabile si può concretamente realizzare un’educazione umanistica.
Inoltre, è fondamentale che vi sforziate costantemente per migliorare le vostre capacità come educatori. Il fondatore della Soka Gakkai, il primo presidente Tsunesaburo Makiguchi, affermava che non esistono studenti mediocri, ma che tutti gli studenti possono eccellere se l’educatore riesce a insegnar loro come migliorarsi e sviluppare i propri talenti. Egli riteneva che il compito dell’educatore fosse una ricerca costante per sviluppare i migliori metodi d’insegnamento, perché solo attraverso gli sforzi e l’intelligenza degli educatori le capacità degli studenti possono emergere.
Mi hanno riferito la storia di un giovane che ha realizzato il suo sogno di diventare giornalista. Il punto di svolta nella sua vita arrivò quando era in quarta elementare. A quel tempo non aveva molta voglia di studiare. Tuttavia, il suo insegnante aveva l’abitudine di mettere dei timbri sui compiti a casa in base a come erano stati fatti: un timbro per un lavoro soddisfacente e tre o anche cinque timbri per un lavoro buono o eccellente. I compiti a casa con più timbri venivano esposti in una bacheca, così che tutti li potessero vedere.
Piuttosto che paragonare gli studenti tra loro, l’insegnante cercava di riconoscere e lodare gli sforzi di ciascuno. Il ragazzo fu felice e orgoglioso quando il suo lavoro fu esposto in bacheca e iniziò naturalmente a fare bene i compiti. Prima che se ne rendesse conto, il suo rendimento scolastico era migliorato notevolmente e lui aveva iniziato ad amare lo studio.
I bambini hanno un naturale desiderio di imparare e di capire, tuttavia gli insegnanti devono essere competenti per rispondere al desiderio di apprendimento degli studenti: tali competenze si acquisiscono con l’esperienza e interagendo in modo creativo con gli studenti.
Spero che voi, giovani educatori, riusciate ad assorbire il più possibile dagli insegnanti con maggiore esperienza di voi e coltiviate le vostre capacità e il vostro carattere insieme agli altri giovani colleghi. Con una mente aperta alla crescita e all’apprendimento, potrete conquistare la fiducia dei vostri colleghi e del personale non docente.

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Il terzo punto su cui concentrarsi quando si recita Daimoku al mattino è: come diventare educatori che possano guadagnarsi la fiducia dei genitori e degli studenti?
Nella Raccolta degli insegnamenti orali Nichiren Daishonin dice: «La “grande compassione” è come l’amore e la compassione che una madre nutre per un figlio. Attualmente è l’amore e la compassione di Nichiren e dei suoi seguaci» (BS, 111, 40). L’amore di una madre per il suo bambino è il punto di partenza dell’educazione, infatti le basi della felicità di un bambino vengono poste in casa. Pertanto, è importante per gli insegnanti costruire un clima di fiducia e cooperare con i genitori che mandano i loro figli a scuola.
Ho sentito la seguente storia di un’insegnante membro del Dipartimento educatori: la sua classe era selvaggia e indisciplinata e uno studente in particolare era la fonte dei problemi di comportamento di tutti. L’insegnante arrivò a essere così turbata dalla situazione da desiderare che quell’alunno non entrasse più nella sua classe. Ma, continuando a recitare Daimoku, capì che quello studente esprimeva in classe lo stress che stava vivendo a casa. Comprese che, di tutti i suoi studenti, egli era quello che soffriva di più. Decise così di diventare il suo rifugio sicuro e lo accettò completamente, così com’era: faceva in modo di incontrarlo e salutarlo ogni mattina e ogni volta che faceva bene qualcosa subito lo lodava, gli sorrideva sempre, a prescindere dalla situazione. Inoltre, cercò di trovare i suoi punti di forza e ogni volta che ne trovava uno lo condivideva subito con la madre. Mentre la madre inizialmente si era sentita fallita come genitore, in seguito divenne più positiva e iniziò ad andare a scuola a chiedere consigli per il figlio.
Lo studente fece un notevole cambiamento. Iniziò a scusarsi con gli altri studenti quando faceva qualcosa di sbagliato e imparò ad andare d’accordo con i suoi compagni di classe. Con le lacrime agli occhi, la madre ringraziò l’insegnante per il cambiamento fatto da suo figlio negli ultimi anni, raccontandole che aveva cominciato a sorridere di più e a rendersi utile a casa.
L’educazione non ha luogo solo all’interno del sistema scolastico. Ho più volte sottolineato la necessità di costruire «una società al servizio dei bisogni essenziali dell’educazione», di cui un aspetto fondamentale è fornire il miglior ambiente possibile ai nostri figli, non solo nelle scuole, ma anche in famiglia, nella comunità e nella società.
Oggi più che mai abbiamo bisogno di maggiore comunicazione e collaborazione tra la scuola e la famiglia, così come tra la scuola e la comunità, per proteggere e sostenere i nostri figli. Inoltre, è sempre più importante che i genitori compiano sforzi attenti e siano ben informati per sostenere la scuola e gli insegnanti. Infatti quando i genitori si fidano degli insegnanti, essi possono tranquillamente dedicarsi a servire gli studenti.
In un’epoca in cui le persone sono pronte a lamentarsi di tutto nella società, anche la scuola riceve la sua dose di critiche. Penso che sia molto importante che i genitori e la società nel suo insieme tengano a mente la sfida enorme che gli educatori devono affrontare e offrano loro comprensione e sostegno. La mia richiesta a voi, giovani educatori, è che consideriate tutto ciò che affrontate come un’esperienza di apprendimento. Per la felicità degli studenti lavorate insieme alle loro famiglie in modo sincero, saggio, fiducioso e paziente.
Inoltre, come figli e figlie voi stessi, siate comprensivi con i vostri genitori e amateli: questo sforzo vi aiuterà a capire e ad apprezzare i sentimenti dei genitori dei vostri studenti. Il cuore di coloro che amano i propri genitori sarà sicuramente in armonia con il cuore dei genitori che amano i propri figli.
Una volta ho detto a un gruppo di docenti del nostro Dipartimento educativo: «Dal punto di vista buddista dell’eternità della vita, abbiamo un legame karmico con tutti coloro che incontriamo in questa esistenza. Quindi, considerate gli studenti ribelli o i genitori difficili nel vostro ambiente come coloro che vi hanno aiutato in qualche modo nelle esistenze passate e trattateli con rispetto e sincera preoccupazione, in modo da ripagare il debito di gratitudine verso di loro. Vi prego, impegnatevi con fiducia nella vostra nobile professione di educatori con mente aperta e animo generoso».
Il Daishonin scrive: «Perciò, quando recitiamo una volta Myoho-renge-kyo, con questo singolo suono chiamiamo e manifestiamo la natura di Budda di tutti i Budda, di tutte le esistenze, di tutti i bodhisattva e gli ascoltatori della voce, di tutte le divinità come Brahma, Shakra e re Yama, il sole, la luna e le miriadi di stelle, di tutti gli dèi celesti e terreni, di tutti gli abitanti dell’inferno, degli spiriti affamati, animali, asura, esseri umani e celesti e di tutti gli altri esseri viventi. Questo è un beneficio immenso, incalcolabile (RSND, 1, 789)».
Il Daimoku che recitiamo risveglia la suprema bontà, o natura di Budda, insita in tutti gli esseri umani. Le vostre forti preghiere del mattino, pertanto, potranno far emergere il potenziale positivo dei vostri studenti, dei vostri colleghi docenti, del personale e dei genitori degli studenti e unirli nel grande obiettivo della loro felicità, orientando le cose in una direzione costruttiva.
Ciò che conta è continuare ad avanzare instancabilmente e pazientemente giorno dopo giorno, come il sole. Basandovi sulla fede e sulla certezza che «nessuna preghiera resterà senza risposta», fate risplendere nella vostra vita il potere del coraggio e della perseveranza, e l’infinita saggezza che deriva dal praticare il Buddismo di Nichiren e, come educatori, create una storia personale di vittorie.
Il vostro vivace spirito di sfida, cari giovani educatori, creerà un clima formativo entusiasmante e rinvigorente. Sono certo che i vostri sforzi inaugureranno una nuova alba brillante che illuminerà il futuro di tutti.

(3 marzo 2012)
traduzione di Susanna Celotti

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