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Volume 26, cap. 3 "Leader coraggiosi", puntate 31-50 - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 15:34

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Volume 26, cap. 3 “Leader coraggiosi”, puntate 31-50

Kosen-rufu progredisce quando le persone si impegnano a far emergere un atteggiamento profondamente umano in ogni circostanza della vita, guidate da un cuore sincero e dalla saggezza della fede; questa è la bussola per decidere l’attività più efficace per far crescere persone di valore

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Kosen-rufu progredisce quando le persone si impegnano a far emergere un atteggiamento profondamente umano in ogni circostanza della vita, guidate da un cuore sincero e dalla saggezza della fede; questa è la bussola per decidere l’attività più efficace per far crescere persone di valore

Nella narrazione, l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto

[31] Eita Nagano, con le guance arrossate, continuò il suo discorso: «Il nostro capitolo, con il motto “capitolo Aji basato sullo zadankai” è deciso a realizzare un’oasi della gente comune, caratterizzata da vivacità, convinzione, esperienze e armonia. Attraverso questi momenti di gioia, felicità e dialogo siamo determinati a dar vita a una potente ondata di propagazione che parta da Aji per arrivare a tutta la nazione».
Infine, con voce ancora più energica, concluse: «Compagni di fede di tutta la nazione, osservate attentamente ciò che farà il capitolo Aji!». Nella sala risuonò un fragoroso applauso.
Dopo i discorsi del vice presidente e del direttore generale, fu la volta del presidente Shin’ichi Yamamoto, che volle innanzitutto approfondire le cause per cui, dal punto di vista storico, la maggior parte delle religioni nel corso delle varie epoche ha dimenticato la sua missione originale e ha perso il suo vigore. Una delle cause principali sta nel fatto che la religione si è allontanata dalle persone. Il clero, infatti, ha usato come scusa l’autorità religiosa per creare una gerarchia, e ha finito per disprezzare la gente comune.
«Al contrario, la ragione dell’incredibile sviluppo della Soka Gakkai sta nel fatto che ogni persona, collegata direttamente al Gohonzon e alla Legge mistica, è andata avanti con la consapevolezza che siamo tutti uguali, e in questo modo si è creata tra compagni di fede una rete di solidarietà.
«Sia il conseguimento della Buddità che i benefici non dipendono assolutamente dal livello di responsabilità che abbiamo all’interno dell’organizzazione, bensì da quanto è profonda la nostra fede, collegata direttamente al Gohonzon e alla Legge mistica. È questo che la Soka Gakkai ha trasmesso a tutte le persone.
«Per progredire in modo compatto verso la realizzazione di kosen-rufu e il conseguimento della Buddità da parte di ciascuno, è indispensabile che un’organizzazione abbia una figura centrale che fa da fulcro, altrimenti diventerà una massa disordinata. Questo fulcro è rappresentato dal responsabile. Nella Divisione uomini, ad esempio, si tratta del responsabile di prefettura o di centro, oppure del responsabile di settore o di gruppo. Mi auguro che ognuno di voi che ha assunto la nuova responsabilità di capitolo uomini e donne, decida di essere il più importante “fulcro” della Gakkai e avanzi con fierezza».

[32] Shin’ichi Yamamoto sottolineò l’importanza di impegnarsi nell’attività di ogni capitolo, decidendo un obiettivo concreto di crescita, per estendere il movimento di kosen-rufu nella propria zona. Poi proseguì: «Con la fondazione del nuovo sistema dei capitoli, il cammino di kosen-rufu si velocizza e, mirando al ventunesimo secolo, le attività della Gakkai prenderanno varie forme. Considerando questo sviluppo, a maggior ragione non bisogna essere negligenti rispetto alle basi della pratica buddista.
«Quali sono queste basi? Daimoku e Gongyo; cioè una preghiera al Gohonzon seria e appassionata. Inoltre bisogna parlare agli altri del Buddismo e impegnarsi nella propagazione, col desiderio di aprire la strada verso la felicità alla persona che abbiamo di fronte. E prendersi cura di quella persona finché non sia cresciuta come persona di valore. Queste sono, per tutti, le basi della pratica buddista.
A partire dai neo responsabili uomini e donne di capitolo, esorto tutti voi responsabili a decidere profondamente di fare dei vostri compagni di fede persone di valore, ancora più di voi stessi. Per realizzare questo dovete rispettare ciascuno dal profondo del cuore, considerarlo un tesoro, comprenderlo, proteggerlo e lodarlo.
«Desidero che non dimentichiate mai, neanche durante il sonno, che l’atteggiamento basilare della fede, il più importante, è quello di dedicarsi fino in fondo a ogni singola persona. Infatti, questa è la strada per trasformare la storia delle religioni, che sono cadute nell’autoritarismo creando un rapporto di sottomissione dei laici nei confronti del clero.
«Questa è anche l’unica strada per risolvere il problema d’inerzia dovuto al burocratismo e alle formalità in cui può cadere qualsiasi organizzazione. È il requisito assoluto per realizzare la trasmissione eterna dell’insegnamento corretto».
Le religioni, gli stati e qualsivoglia movimento non devono mai, assolutamente, fare delle persone un mezzo. Proteggere gli esseri umani deve rimanere sempre l’obiettivo principale. Questo è l’umanesimo.
Far tesoro di una singola persona: in queste semplici parole sono riassunti gli ideali e la filosofia della sacralità della vita del Buddismo. Mettendoli in pratica si costruisce una nuova era di solidarietà fra gli esseri umani.

[33] Shin’ichi Yamamoto a questo punto volle parlare dell’atteggiamento di riservatezza che dobbiamo mantenere quando ci viene affidata una responsabilità all’interno dell’organizzazione, cosa che ci porta necessariamente ad acquisire varie informazioni sulle persone.
«Quando ci viene affidata una responsabilità istituzionale all’interno della Gakkai, capita che veniamo a conoscenza di fatti personali, a volte intimi, di tante persone; ma noi naturalmente abbiamo l’obbligo della riservatezza. Voglio confermare che tali informazioni non vanno assolutamente comunicate ad altri, neanche ai propri familiari o amici stretti.
«Nella società si sentono spesso storie di chi per proteggere se stesso, o a causa di pregiudizi o gelosia, utilizza la calunnia per creare problemi a persone innocenti. Se questa è la realtà della società in cui viviamo, anche all’interno della Gakkai può accadere che qualcuno, pur di screditare un’altra persona, arrivi a divulgare false informazioni.
Apparentemente questo accade per tornaconto personale, ma in realtà possiamo dire che si tratta della funzione del “demone” che si manifesta creando confusione all’interno dell’organizzazione per distruggere l’unità di itai doshin (diversi corpi, stessa mente).
«Perciò i responsabili non devono mai prendere per oro colato le informazioni che ricevono dalle persone: è importante che le verifichino con discrezione, le analizzino con saggezza e le valutino. Se un responsabile si lascia raggirare con superficialità da ciò che sente dire e finisce per isolare qualcuno, può accadere che anche persone sincere si trovino a vivere situazioni davvero spiacevoli. In questo modo il movimento di kosen-rufu verrà distrutto. Dal punto di vista della Legge di causa ed effetto, questa offesa è molto pesante. Vorrei concludere il mio saluto con la preghiera che tutti i responsabili, a partire dai neoresponsabili di capitolo, diventino leader intelligenti capaci di riconoscere con acutezza la verità e imparziali, rigorosi e pieni di calore».
Riguardo a come devono comportarsi i responsabili, Shin’ichi volle entrare nel dettaglio poiché ogni singolo problema, anche se può sembrare di poco conto, può minare l’organizzazione di kosen-rufu. I virus sono microscopici, non visibili a occhio nudo ma una volta entrati nel nostro corpo causano malattie e possono portare alla morte. Un problema grave può nascere da qualcosa di piccolo. Trattare con serietà le piccole cose permette di prevenire grandi incidenti.

[34] Concluso il suo discorso, Shin’ichi Yamamoto chiamò Eita Nagano: «Responsabile di capitolo di Aji! Responsabile di capitolo Nagano!».
Nagano si alzò e si diresse verso Shin’ichi. «Ho preparato una calligrafia che desidero regalare al responsabile di capitolo Nagano, con la scritta “splendente ciliegio”».
Il foglio con la calligrafia venne consegnato a Nagano. Stringendo con energia la sua mano, Shin’ichi disse: «Mi affido a lei. Divenga un leader coraggioso. Anch’io insieme a tutti i compagni di fede del Giappone continuerò a osservare il capitolo Aji».
Nagano gli strinse a sua volta la mano con fermezza.
Subito dopo Shin’ichi prese una collana hawaiana e disse: «C’è la responsabile della Divisione donne del capitolo Aji?». La responsabile era Ai Matsuoka, nata e cresciuta ad Aji. Era seduta in fondo alla sala quando all’improvviso si sentì chiamare da Shin’ichi. Rispose subito: «Sì!» e tutta emozionata raggiunse velocemente il palco.
«Responsabile della Divisione donne di Aji, congratulazioni! La prego di impegnarsi unendo le forze con il suo corresponsabile».
Mentre diceva queste parole, Shin’ichi mise la collana intorno al collo di Matsuoka.
Con gli occhi lucidi lei disse: «Grazie mille. Lo farò!».
Se fosse stato possibile, Shin’ichi avrebbe voluto stringere la mano a tutti i responsabili di capitolo del Giappone e regalare a ognuno di loro una calligrafia come incoraggiamento e fare dono di una collana di fiori a ogni donna responsabile di capitolo, lodando e festeggiando insieme la nuova partenza.
Quel giorno stesso Matsuoka, spinta dal desiderio di raccontare a tutti l’emozione vissuta alla riunione dei responsabili di centro, andò a trovare i membri portando con sé la collana di fiori che le aveva regalato Shin’ichi. Nel suo cuore ardeva una decisione nuova, da cui scaturiva così tanta gioia che la rendeva impaziente di agire. La decisione si manifesta nelle azioni concrete. La determinazione del cuore è uguale all’azione. I dialoghi incoraggianti tra le persone, colmi di gioia e vitalità, creano legami da cuore a cuore e consentono di costruire un’organizzazione Soka fatta di persone, nella quale scorre la linfa vitale della fede.

[35] Dopo la riunione dei responsabili di centro, Shin’ichi Yamamoto tenne un incontro informale con i vice presidenti. In quell’occasione il responsabile dello Shikoku, Seitaro Kumegawa, prese la parola per dire: «Ogni giorno ci arriva dai membri di Kagawa la richiesta di poter venire al Training center dello Shikoku per incontrare il presidente Yamamoto. Se possibile, vorrei chiederle di tenere delle riunioni così che i membri la possano incontrare…».
«Capisco… Allora domani invitate queste persone al Training center: alle undici terremo una riunione. Poiché è una novità dell’ultima ora, per favore fate in modo che i membri non siano costretti a fare dei sacrifici per partecipare».
«Domani è domenica, perciò potranno partecipare tante persone».
«Invitate tutti coloro che desiderano partecipare. Utilizzando tutte le sale dovremmo riuscire ad accogliere tutti. Se una sola non dovesse bastare, possiamo tenere più riunioni. Non voglio che i membri siano tristi e dicano: “Quando viene il presidente Yamamoto, riescono a incontrarlo solo pochi responsabili”.
«Naturalmente i luoghi di riunione per ragioni di sicurezza hanno una capienza limitata, perciò è impossibile che tutti possano partecipare, ma io desidero sempre incontrare tutti quelli che posso. La mia attenzione è rivolta non soltanto a coloro che sono presenti alle riunioni, dove provano gioia e rinnovano le loro decisioni, ma ancor di più a coloro che, pur desiderandolo, non possono parteciparvi. Il mio desiderio è potermi rivolgere a loro per incoraggiarli con ogni mezzo».
Per un responsabile è fondamentale impegnarsi a offrire sostegno e incoraggiamento proprio a chi di solito è più difficile incontrare di persona.
Se i responsabili si limitano a partecipare alle riunioni, finiranno col tener conto solo di coloro che sono presenti e porteranno avanti le attività di conseguenza. Se questo accade, l’organizzazione pian piano si allontanerà dall’obiettivo della Gakkai che è quello di realizzare la felicità di tutti i compagni di fede e di tutto il genere umano, e finirà con l’indebolirsi.
La missione di un responsabile è far crescere tutti come persone di valore, soprattutto coloro che non si trovano sotto i riflettori, osservando attentamente non tanto ciò che si vede sopra la superficie dell’acqua, quanto ciò che si muove sotto.

[36] La sera stessa venne immediatamente divulgata la notizia che il giorno seguente, alle 11, si sarebbe svolta una riunione di guida generale presso il Traning center dello Shikoku, ad Aji. Nel venirlo a sapere, i membri ne furono entusiasti: «Al Training center c’è il presidente Yamamoto. Ci andrò senz’altro anch’io!».
Il 22 i compagni di fede di Kagawa iniziarono ad affluire al Training centre fin dal mattino.
«Ci sono partecipanti di tutte le età, dalle persone anziane fino ai bambini. La sala principale al momento si è riempita per metà».
Shin’ichi Yamamoto riceveva aggiornamenti ogni ora, e subito dava indicazioni ai responsabili.
«Quando la sala principale sarà al completo, aprite anche l’edificio del Training center e tutti gli altri spazi. Fa freddo e bisogna fare in modo che nessuno prenda il raffreddore, perciò fate entrare subito i partecipanti negli edifici, senza farli aspettare fuori. Nel frattempo, quando la sala principale sarà al completo, fate ascoltare la registrazione audio della riunione dei responsabili di centro che si è tenuta ieri».
Poi, rivolgendosi al responsabile di prefettura e a tutti gli altri, disse: «Tutti voi, vice presidenti e responsabili di territorio e prefettura, andate all’ingresso per accogliere con calore i partecipanti, invece di aspettarli nelle varie sale, come se accoglieste dei Budda. Dite loro: “Benvenuti! Grazie per essere qui! Rilassatevi come se foste a casa vostra”. Dovete inchinarvi profondamente, stringere le mani a ognuno ed esprimere il vostro rispetto sincero e offrire parole di lode.
«Il mondo della Gakkai deve essere così: in ciò si manifesta la pratica del Buddismo. Non importa quante volte possiate ripetere: “Sono tutti Budda”, se poi quando arrivano i compagni di fede fate finta di non vederli. Questo non è Buddismo.
«Anche questo meraviglioso Training center è stato costruito grazie alle offerte sincere in denaro fatte dai membri: loro sono i protagonisti. I responsabili devono mantenere sempre la consapevolezza di essere al servizio dei membri».
Shin’ichi pensava che uno sviluppo di kosen-rufu adatto alle esigenze di una nuova era sarebbe stato possibile solo se i responsabili, che rappresentano l’organizzazione, avessero realizzato una “rivoluzione” della loro consapevolezza. Solo grazie alla continua riforma di noi stessi come esseri umani può nascere uno sviluppo.

[37] La riunione proposta da Shin’ichi Yamamoto ebbe inizio alle 11, dopo che i presenti ebbero ascoltato la registrazione audio della riunione dei responsabili di centro che si era svolta il giorno pima.
Shin’ichi guidò la cerimonia di Gongyo, quindi ci furono i saluti del vice presidente e del direttore generale, poi fu la volta di Shin’ichi, che decise di parlare in modo informale: «Vi ringrazio per esservi sforzati per partecipare a questo incontro, nonostante oggi sia un giorno festivo. Sono felice di potervi incontrare di persona. Poiché oggi sono presenti anche numerosi bambini, parlerò brevemente in modo che abbiate anche il tempo di passeggiare all’interno del Centro e fare rientro a casa, dopo esservi ricaricati d’energia».
Shin’ichi parlò dell’importanza di mantenere per sempre una fede pura.
«Fra i benefici derivanti dal Gohonzon ci sono quelli visibili, che si manifestano immediatamente in risposta alle nostre preghiere, e quelli invisibili, che non compaiono subito ma che si manifestano come grandi benefici nel tempo grazie alla fortuna che accumuliamo nella nostra vita.
«I bambini, ad esempio, trascorsi venti o trenta anni, diventano eccellenti adulti. I giovani alberelli crescono trasformandosi in grandi alberi. Anche la neve che scende silenziosa, se ci facciamo caso, si accumula in poco tempo tingendo tutto d’argento. Allo stesso modo, anche se in un primo momento non comprendiamo, in seguito ci accorgeremo che tutto si è trasformato in modo sorprendente e che le nostre preghiere sono state tutte esaudite. Questi sono i benefici invisibili.
«Sono trascorsi trent’anni da quando ho iniziato a praticare. Intorno a me c’erano tanti membri che si impegnavano nella fede affrontando varie sofferenze e continuando a lottare. Ci sono stati momenti in cui ho pensato: “Ma quando riusciranno a trasformare il loro karma?”. Eppure adesso godono tutti di una condizione vitale di vera felicità.
«Ho visto con i miei occhi esempi di questo tipo, migliaia e decine di migliaia di volte. Finché si porta avanti una fede forte non ci si deve preoccupare di niente. Per favore, con convinzione e serenità, continuate a portare avanti la vostra fede».
«Ma com’è una persona di forte fede? La fede si manifesta in un comportamento ricco di buon senso. Una persona di forte fede è dotata del più generoso buon senso».

[38] Shin’ichi era convinto che lo sviluppo di kosen-rufu nel ventunesimo secolo si sarebbe realizzato attraverso le azioni basate sul buon senso da parte di praticanti buddisti in grado di conquistare la fiducia, il rispetto e la simpatia degli altri, grazie alla propria umanità.
Poiché “la fede è uguale al carattere”, è da lì che emerge la prova della sua grandezza. Perciò, sottolineando l’importanza delle azioni basate su un generoso buon senso, disse: «Non dovete assolutamente litigare a causa della fede, perché la fede serve per guadagnare la fiducia di tutti. Perciò impegnatevi nel lavoro più degli altri, dedicando le vostre energie con serietà e realizzate delle incredibili prove concrete nella società. Con un atteggiamento continuamente volto a migliorare e a sviluppare voi stessi, basato sulla preghiera, avrete la protezione delle divinità buddiste e riceverete benefici.
«Decidete di non causare incidenti stradali né incendi, non essere mai negligenti nel guidare, di fare sempre attenzione e provvedere regolarmente alla revisione dell’auto.
«Concludo il mio discorso esprimendo le mie preghiere per la vostra salute e affinché la vostra fortuna continui ad aumentare».
Poi Shin’ichi si diresse verso il pianoforte dicendo: «Sono un dilettante, ma per lasciarvi un bel ricordo eseguirò qualche brano», e suonò dei pezzi, tra cui Sakura (Ciliegio).
Una volta lasciata la sala principale dove si era svolta la riunione di guida generale, si diresse verso le altre sale dove erano riuniti altri membri.
Shin’ichi ripeteva a se stesso: «Sono limitate le occasioni in cui posso incontrare liberamente ogni singolo membro. Non devo lasciarmi sfuggire questa occasione. In questo momento si decide la vittoria o la sconfitta! Voglio incontrare tutti i membri che si sono riuniti e infondere un incoraggiamento nella vita di ognuno. Voglio realizzare un incontro che sia indimenticabile per ogni persona!».
Anche nelle altre sale continuò a rivolgere il suo saluto stringendo le mani ai presenti.
«Vi ringrazio per esservi riuniti appositamente! Non vi dimenticherò mai. Desidero portare ognuno di voi nel mio cuore. Incontriamoci di nuovo».
Forse a causa del fatto di aver continuato a parlare, Shin’ichi iniziò ad accusare un po’ di mal di gola. Ma nonostante ciò, cercò di fare appello a tutta la sua voce: «La cosa più importante nel portare avanti la fede è il coraggio. È il coraggio che trasforma le persone in leoni. È grazie al coraggio che riusciamo a trasformare la nostra condizione vitale».

[39] Mentre osservava i partecipanti, Shin’ichi Yamamoto si sentì chiamare da una signora vestita con il costume tradizionale che si era alzata in piedi.
Si rivolse alla donna con un sorriso: «È da tanto tempo che non ci vediamo! Sono felice di trovarla in ottima salute!».
«Si ricorda ancora di me…».
«Certo. Ho continuato a recitare Daimoku per lei».
«Oh!…».
L’anziana signora aveva gli occhi umidi. Nel giugno del 1972, mentre facevano una foto commemorativa, si era rivolta a Shin’ichi poiché soffriva a causa della malattia del figlio.
«Mio figlio è ricoverato per una grave malattia renale, tanto che non si sa se arriverà a domani. È possibile che torni in salute?».
Shin’ichi aveva risposto con convinzione: «Non si preoccupi. Il Buddismo ci permette di diventare felici qualsiasi cosa accada. Deve continuare a pregare con tutta se stessa, mantenendo la fede nel Gohonzon. Anch’io pregherò per suo figlio, gli manderò Daimoku.
«Non si arrenda, si impegni a sviluppare una forte fede e diventi felice a tutti i costi. Rivediamoci in futuro!». Poi, prendendo le mani della signora, le aveva strette con energia.
Erano trascorsi cinque anni e mezzo da allora.
Con le guance arrossate l’anziana donna, disse: «Sensei, quel giorno lei mi disse di non preoccuparmi. Grazie al suo incoraggiamento sono riuscita a rialzarmi piena di speranza. Mio figlio sta continuando la dialisi, ma si impegna come responsabile di grande nucleo (attuale settore) della Divisione giovani uomini e oggi sta partecipando anche lui a questo incontro».
A queste parole un ragazzo e un signore anziano si alzarono in piedi. Erano il figlio e il marito della signora.
«Sono felice. Questo è il più bel regalo che potessi ricevere. Per me non esiste gioia più grande di sapere che siete diventati felici».
Shin’ichi rinnovava continuamente in cuor suo questa decisione: «Finché avrò vita, continuerò a diffondere la luce della rivitalizzazione». È lì che si trova la strada della massima gioia.

[40] Dopo mezzogiorno, Shin’ichi Yamamoto partì dal Traning centre dello Shikoku per raggiungere il Centro culturale della Divisione donne dello Shikoku, a Takamatsu, in Fukuoka-cho. Le responsabili della Divisione donne gli avevano chiesto di presiedere alla cerimonia di messa a dimora di un albero. Questo Centro culturale, prima di diventare quello della Divisione donne, era stato il Centro culturale di Takamatsu ed era la sede centrale dello Shikoku; quindi l’edificio aveva sempre svolto un ruolo centrale per tutto lo Shikoku. Nella sala principale si erano riunite oltre duecento persone che attendevano l’arrivo di Shin’ichi.
«Quanti ricordi di questo Centro! Allora recitiamo Daimoku insieme e poi facciamo una foto commemorativa».
La foto di gruppo venne suddivisa in tre turni. Shin’ichi si sistemò in una fila dietro.
Si sentì una voce che diceva: «Sensei! Per cortesia, venga qui al centro della prima fila».
«Non importa. Poiché sono il vostro presidente e desidero proteggervi tutti; mi siederò dietro in modo da potervi osservare».
Dopo la foto, Shin’ichi invitò i bambini e i ragazzi a venire avanti. Circa una trentina di loro, dai più piccoli a quelli delle scuole superiori, si radunarono intorno a lui. «Sono felice di potervi incontrare. Grazie a voi, che raccoglierete questa eredità, io sono tranquillo. Per le mamme e i papà la crescita dei propri figli è la più grande fonte di speranza e di gioia. Per questo lavorano con tutti se stessi per il bene dei figli.
«Anch’io sono dello stesso avviso. Desidero lavorare per voi e aprirvi la strada anche a costo della mia stessa vita. Per voi che siete i miei amatissimi figli, sono disposto a tutto, senza risparmiarmi, e non ho paura di niente».
Il pedagogista svizzero J. Heinrich Pestalozzi (1746-1827), rivolgendosi ai bambini diceva: «Amici miei, fratelli miei, il mio cuore palpita di fiducia infinita nei vostri confronti».
Questo era anche il sentimento di Shin’ichi.
Egli continuava a domandare a se stesso: «Che cosa posso fare per i bambini? Cosa posso lasciare loro?».
Rivolgendosi a ognuno, Shin’ichi domandò quali materie preferissero e quali fossero le loro speranze nel futuro: «Vi vorrei tanto raccontare una favola. Ma oggi purtroppo non c’è tempo, perciò incontriamoci di nuovo».
Subito dopo venne messo a dimora un albero di ciliegio e poi Shin’ichi si trasferì al Centro culturale dello Shikoku che si trovava lì vicino.

[41] Giunto al Centro culturale, volle visitare gli uffici e la stanza dedicata alla relazione maestro e discepolo e poi tenne un incontro con i dipendenti.
In seguito si diresse verso Chokushi, sempre a Takamatsu, per visitare il terreno dove era prevista la costruzione dell’Auditorium Takamatsu.
In quei paraggi scorreva un fiume e nonostante tirasse un forte vento, si erano radunate una decina di persone.
«Sono membri della Gakkai che hanno aspettato il mio arrivo nonostante il vento gelido. Per favore, fermate la macchina».
Il programma prevedeva il sopralluogo al terreno rimanendo sull’auto, poi avrebbero proseguito per far visita a una famiglia che per lunghi anni si era dedicata al movimento di kosen-rufu, ma Shin’ichi decise di scendere.
«Avvicinatevi pure!».
Si strinsero tutti con grande vitalità intorno a Shin’ichi. Fra loro c’erano membri della Divisione uomini e donne, ma anche della Divisione giovani. C’erano persone di una certa età, ma anche bambini.
«Mi stavate aspettando. Con questo freddo, mi dispiace veramente tanto. Non mi scorderò mai del vostro cuore sincero. Come avete intui­to che sarei venuto qui?».
«Eravamo sicuri che sensei avrebbe visitato il terreno dove è prevista la costruzione dell’auditorium. Ci siamo basati sulla recitazione del Daimoku».
«Riuscite a prevedere anche i miei movimenti… Però non era necessario aspettarmi fuori in una giornata così fredda, visto che non era poi così sicuro che sarei arrivato. A proposito, come si chiama questa località?».
«Chokushi».
«Che nome importante! Significa “ordine imperiale”, cioè le volontà dell’imperatore, e chokushi è l’inviato speciale, “colui che trasmette”. È probabile che in passato qui sia stata realizzata una bonifica per volontà dell’imperatore. Anche solo per questo è un luogo meraviglioso. E proprio qui verrà realizzato l’Auditorium di Takamatsu. Questo è il luogo da cui partirà lo spirito per un ulteriore sviluppo dello Shikoku, perciò non bisogna assolutamente pensare: “C’è il fiume e fa freddo, è un luogo insignificante”.
«È importante trovare il significato in tutte le cose e trasformare ogni cosa in speranza, coraggio ed energia per avanzare. In questo si trovano la forza e la ricchezza del cuore. E anche la creazione di valore. Il Buddismo è trasformare il mondo attraverso il cambiamento dell’ichinen».

[42] Presso il terreno in cui era prevista la costruzione dell’Auditorium Takamatsu, nonostante soffiasse un vento gelido, Shin’ichi Yamamoto continuava a incoraggiare i membri del posto.
«Quando sarà conclusa la costruzione dell’Auditorium Takamatsu, c’è il progetto di realizzare qui accanto il nuovo Centro culturale dello Shikoku. In altre parole, questa terra diverrà il centro della Soka Gakkai nello Shikoku. Voi tutti avete l’importante missione di proteggere questo luogo dove sorgerà il grande castello della Legge.
«Perciò desidero che voi che vivete qui diate la prova concreta della fede e vi guadagniate la fiducia di tutti. Questo perché diventare persone che godono della stima e del rispetto dell’ambiente che ci circonda, è al tempo stesso una vittoria della fede e di kosen-rufu.
«Bene, allora facciamo un “evviva”, così ci riscaldiamo pure. Dedichiamo questo “evviva” alla vostra salute e longevità, allo sviluppo della vostra zona e al completamento dell’Auditorium Takamatsu».
«Evviva! Evviva!». Nel cielo invernale si sentirono risuonare le voci piene di vitalità di tutti e quindi un applauso.
«Quando verrà inaugurato l’auditorium, voi che siete del luogo sedetevi radiosi in prima fila. Bene, adesso facciamo una foto ricordo e torniamo subito a casa».
Tutti si misero in posa sorridenti davanti alla macchina fotografica.
«Terminiamo qui, poiché voi siete i preziosi figli del Budda e non va bene che prendiate il raffreddore».
Fra i presenti c’erano anche uomini di una certa età. Shin’ichi temeva che il vento gelido compromettesse la salute dei più anziani.
Allungando le braccia prendeva i loro visi tra le sue mani che calzavano i guanti, e cercava di riscaldarli dicendo a ognuno: «Avrai freddo. Grazie davvero per essere venuto qui appositamente».
Lungo la strada statale c’era un chiosco che vendeva polpette di polpo che Shin’ichi aveva notato: «Che ne dite di mangiare tutti insieme le polpette di polpo? Offro io», disse.
Chiese ai responsabili che erano con lui di andare ad acquistare le polpette e mentre il vento gelido continuava a soffiare, tutti mangiavano di gusto.
Shin’ichi rimaneva se stesso in qualsiasi momento e in qualsiasi situazione.
Non è necessario essere diversi da ciò che siamo per poter incoraggiare gli altri.
Il nostro ichinen che desidera la felicità di ogni persona si manifesta in ogni cosa che facciamo, infondendo naturalmente coraggio a chi ci sta di fronte.

[43] Shin’ichi Yamamoto, dopo il sopralluogo al terreno su cui era prevista la costruzione dell’Auditorium Takamatsu, andò a far visita ai coniugi Mizobuchi, Yoshihiro e Shizue, che vivevano a Enza, a Takamatsu. La loro era una splendida casa circondata da un recinto di bambù. Il marito era un medico, direttore di una clinica, aveva la responsabilità della Divisione medici dello Shikoku e al contempo era responsabile della prefettura di Kagawa, mentre sua moglie era vice responsabile del Gruppo guida della Divisione donne dello Shikoku e anche responsabile generale della prefettura di Kagawa.
Nella famiglia Mizobuchi era stato Yoshihiro il primo a diventare membro della Gakkai, nel marzo del 1964.
Era una persona buona e quando un amico gli chiese di controfirmare delle cambiali che poi non vennero saldate, si ritrovò con un ingente debito. Nutriva sfiducia nelle persone ed era tormentato dal fatto di dover affrontare i creditori. Iniziò a soffrire di insonnia e infine cadde in una pesante depressione, torturandosi per non essere riuscito a guarire dall’insonnia, nonostante fosse un medico. Confidandosi con un amico sentì parlare per la prima volta di Buddismo. Il suo amico era un membro della Gakkai. Il giorno successivo gli venne presentato il responsabile di settore, che sfogliando il Gosho, gli espose quali sono le cause che, secondo il Buddismo, provocano le malattie. Yoshihiro rimase stupefatto.
«Questo Buddismo spiega la strada per superare le malattie che neanche la medicina riesce a guarire!».
Colpito dalla convinzione di quest’uomo, Yoshihiro decise di diventare membro.
Il giorno in cui accolse il Gohonzon in casa, si presentarono alcuni membri della Gakkai per festeggiare. La moglie Shizue non sapeva chi fossero e perché fossero venuti a trovare suo marito, ma osservando il loro aspetto prese le distanze. Gli abiti che indossavano erano modesti e anche le scarpe che portavano erano consumate. Pensò di non voler avere niente a che fare con loro, perciò non offrì neanche del tè.
Yoshihiro quel giorno fece Daimoku e Gongyo con grande concentrazione, andò a coricarsi e finalmente, dopo due anni, riuscì a dormire profondamente. Il giorno seguente si alzò rigenerato.
Un’unica prova concreta conta più di mille teorie. Questa esperienza lo risvegliò alla fede.
Shizue si sentì domandare dalla capo infermiera: «È successo qualcosa al direttore ieri? Vedo che oggi è in ottima forma…». Ma Shizue non capiva il motivo. Poiché dormivano in camere separate, non sapeva che il marito era riuscito a dormire profondamente durante la notte.

[44] Yoshihiro Mizobuchi rivolgendosi a sua moglie le disse: «Sono entrato a far parte della Soka Gakkai».
All’inizio Shizue pensò che fosse un’associazione di ricerca sulla medicina; ma poi capì che era un’organizzazione religiosa ed ebbe uno shock.
In seguito Yoshihiro riuscì a guarire anche dalla sua grave depressione e incoraggiò sua moglie a diventare membro. Shizue riteneva che questa religione portasse degli effetti positivi, ma la sua famiglia era rappresentante dei laici di un’altra religione ed era preoccupata della loro rispettabilità. Criticò aspramente la Gakkai e si rifiutò con ostinazione di entrare a farne parte, asserendo che si è liberi di credere in ciò che si vuole.
Ma si sentì dire da Yoshihiro: «Non sono d’accordo che tu critichi la Gakkai senza neanche conoscerla. Arriverà il momento che metterai in discussione il tuo carattere». Shizue decise di diventare membro, ma senza partecipare alle attività.
Un giorno si presentò una responsabile della Divisione donne per incoraggiarla, ma Shizue le disse: «Io sono entrata nella Gakkai solo per il buon nome di mio marito, quindi non parteciperò a nessuna attività».
«Le motivazioni per entrare a far parte della Gakkai possono essere le più diverse, ma se una persona si impegna nella pratica buddista sicuramente riceverà benefici. Il Buddismo insegna: “Anche chi non ha ancora risvegliato una vera fede riceverà immensi benefici grazie al legame stabilito con il corretto oggetto [di culto, cioè il Gohonzon]” (Scritti in sei volumi di Nichikan Shonin)».
«Cosa sono i benefici?».
«Secondo lei cosa sono?».
«Vuol dire vivere una situazione favorevole e agiata».
«Sì, anche questo è un beneficio, ma non è l’unico. C’è qualcosa di molto più importante, cioè sviluppare un forte io, tale che qualsiasi cosa accada non ci si rassegna. Inoltre significa consolidare una condizione vitale in cui percepisci una gioia incontenibile per il semplice fatto di esistere. Non solo, significa anche vivere un’esistenza felice, dove si desidera la felicità degli altri e si trasmette loro la via certa che conduce alla felicità».
Le parole “un forte io” colpirono il cuore di Shizue. Osservando il marito che a causa del suo buon carattere ora si ritrovava con un ingente debito, nutriva un po’ di preoccupazione: «L’essere umano non sa quando cadrà nella trappola dell’infelicità. Un centimetro più avanti e ci si ritrova nelle tenebre».
Friedrich Schiller scrive che non appena sorge la luce nel cuore dell’essere umano, anche all’esterno svaniscono le tenebre.
Tutto viene determinato da noi stessi. Per questa ragione è necessario far brillare la propria vita con tutte le forze. A questo serve la fede.

[45] Yoshihiro e Shizue Mizobuchi infine si impegnarono entrambi con serietà nella pratica buddista. In quel momento sia i colleghi medici che i familiari iniziarono a ostacolare la loro fede. Era ancora un’epoca in cui malintesi e pregiudizi verso la Gakkai avevano radici profonde.
In quella situazione la madre di Shizue, piangendo, la implorò: «Mi vergogno così tanto che non riesco più a uscire di casa, per favore abbandona questa fede».
Ma Shizue non vacillò, poiché toccava con mano il fatto che la salute di suo marito migliorava di giorno in giorno.
Shin’ichi Yamamoto incontrò per la prima volta Yoshihiro a gennaio del 1966, in occasione di una sessione di foto di gruppo con i responsabili di settore, che si svolse presso la sede dello Shikoku. Yoshihiro era di turno come membro della Divisione medici. Era guarito dalla depressione, ma era ancora sottopeso e anche il suo colorito non era dei migliori.
Shin’ichi, lodando il suo impegno come medico, lo incoraggiò dicendo: «I medici hanno un’importante responsabilità, poiché viene loro affidata la vita delle persone. Tu sei un medico, e proprio per questa ragione ti esorto a sviluppare un’ottima salute.
«Per mantenersi in salute è necessaria una forte condizione vitale, questa nasce da una profonda preghiera. Inoltre, approfondendo il Gosho, bisogna diventare consapevoli di quanto sia importante la propria missione e vivere per kosen-rufu».
Ascoltando le parole di Shin’ichi, Yoshihiro si fece coraggio.
Iniziò a studiare seriamente il Gosho. Nel momento in cui lesse un brano tratto da La conferma del Sutra del Loto, indirizzato a Nanjo Tokimitsu che era a letto malato, sentì una scossa in tutto il corpo. Era il passo in cui il Daishonin rimprovera il demone della malattia: «E voi, demoni, […]. Volete guarire immediatamente la malattia di quest’uomo e dargli al contrario la vostra protezione» (RSND, 1, 984).
Egli ebbe la sensazione di aver toccato con mano il vigore, la convinzione e la grande forza vitale di Nichiren Daishonin che si opponeva alla malattia del suo discepolo, e si rese conto che questo doveva essere lo spirito di un medico. Per proteggere la vita è necessario essere forti. In quel momento egli comprese il significato delle parole di Shin’ichi.
Sette anni dopo la sua conversione, finalmente riuscì a restituire l’ingente somma di denaro. Nel frattempo dovette affrontare anche una malattia al cuore, ma riuscì a superarla in modo eccellente.

[46] La clinica gestita da Yoshihiro Mizobuchi divenne in grado di accogliere casi urgenti anche a notte fonda. Ciò nasceva dal suo desiderio di proteggere la vita degli abitanti della zona.
Nonostante i suoi impegni professionali, egli si dedicò con tutte le energie alle attività della Gakkai come responsabile della Divisione medici dello Shikoku e come responsabile Divisione uomini della prefettura di Kagawa. I suoi “seminari sulla salute” godevano di una buona reputazione e vennero apprezzati da tutti.
Anche sua moglie Shizue si impegnava, tanto che venne nominata responsabile della Divisione donne prima della prefettura di Kagawa e poi della regione Shikoku.
La loro abitazione si trovava in fondo alla clinica.
Shin’ichi Yamamoto venne accolto nel butsuma della casa dei Mizobuchi e durante la conversazione volle lodare di cuore gli sforzi di entrambi per lo sviluppo del movimento di kosen-rufu nello Shikoku.
Anche a un primo sguardo si notava la gentilezza di Yoshihiro, e il suo viso esprimeva bontà d’animo. Sua moglie Shizue invece era allegra e aveva un carattere franco, senza maschere.
Quando Shin’ichi chiese della loro situazione familiare, risposero di avere tre figli che stavano studiando per diventare medici e farmacisti.
Shin’ichi volle ringraziare Yoshihiro che nonostante i numerosi impegni di lavoro continuava a dedicarsi con tutte le energie alle attività della Gakkai.
«Ti sei impegnato veramente tanto. Immagino che starai facendo tanti sforzi e sacrifici per portare avanti sia il lavoro, che è una grande responsabilità, che le attività della Gakkai».
Yoshihiro sorridendo rispose: «Certo dentro di me ho sempre il pensiero: “E se mentre sono fuori per attività dovesse arrivare un caso urgente o un paziente ricoverato si dovesse aggravare all’improvviso, come farei?”. E probabilmente non ho neanche un attimo per rilassarmi; tuttavia le attività della Gakkai fanno parte della pratica buddista, è normale occuparsene. Perciò continuo a ripetere a me stesso: “Non esiste una pratica buddista semplice. Non voglio indietreggiare di un solo passo. Non mi rassegnerò mai. La responsabilità professionale è pesante, ma solo lottando in mezzo a così tanti impegni posso dire di essere un leader della Divisione uomini!”».
Shin’ichi annuì.
«Sei una persona splendida. Se i membri della Divisione uomini non avessero una fede pura e non agissero con serietà, il movimento di kosen-rufu non potrebbe svilupparsi.
«Per favore, da Kagawa, anzi dallo Shikoku, costruisci l’epoca della “Divisione uomini della Gakkai”. Anch’io faccio parte della Divisione uomini, perciò lottiamo insieme!».

[47] Negli ultimi anni era sempre più evidente l’importanza del ruolo dei medici membri della Gakkai nelle varie zone del Giappone. Per far sì che il ventunesimo secolo fosse il “secolo della vita”, Shin’ichi Yamamoto dedicò tante energie alla crescita dei medici e di tutti coloro che avevano direttamente a che fare con la protezione della vita delle persone.
Lo sviluppo della medicina è rapido e richiede una passione costante, ma ciò non garantisce che l’essere umano diventi felice. Per far sì che i progressi e lo sviluppo della medicina costituiscano una forza per realizzare la felicità del genere umano, coloro che lavorano nel campo della salute dovrebbero abbracciare ideali e filosofie basate sulla sacralità della vita, che rivelano chi è l’essere umano e cos’è la vita.
Finché l’essere umano viene considerato soltanto come “oggetto”, le cure mediche saranno qualcosa di molto distante dalla felicità delle persone.
Per questa ragione Shin’ichi nutriva grandi aspettative verso i medici membri della Gakkai e continuava a incoraggiarli con tutte le sue forze. Questo infine portò dei risultati.
Egli chiese a Yoshihiro: «C’è qualcosa in particolare a cui presti attenzione nel trattare i tuoi pazienti?».
«Sì. Non osservo solo l’organo malato e la malattia in sé, ma cerco di osservare l’essere umano nel suo insieme. Mi approccio al paziente in quanto essere umano e rifletto su come fare per togliere il dolore e farlo diventare felice. Di conseguenza, anche quando parlo con il paziente, non mi baso solo sulla cartella clinica o sui risultati delle analisi: cerco piuttosto di guardarlo dritto negli occhi e faccio in modo di creare un dialogo da persona a persona.
«In realtà ho imparato tante cose dai miei pazienti. Stando a contatto con loro mi sono reso conto di non avere la capacità di spiegare, e di avere scarse capacità come medico; inoltre mi hanno insegnato l’importanza di osservare la vita.
«I pazienti sono i miei maestri e mi stimolano a crescere come medico. Se in fondo al cuore un medico ha un atteggiamento di superiorità, come se stesse concedendo la visita al paziente, vuol dire che il suo ego è smisurato e certo non riuscirà a diventare un bravo medico».
Queste parole commossero Shin’ichi. Yoshihiro aveva fede, umiltà e gratitudine. Questi sono i punti fondamentali per la crescita individuale.

[48] La sera del 22 Shin’ichi Yamamoto, dopo essersi incontrato con i dipendenti del Centro culturale, tenne un incontro informale con i responsabili di territorio e prefettura presso il Training center dello Shikoku.
«Domandatemi qualsiasi cosa. Io desidero preparare in ogni modo il terreno per il grande sviluppo dello Shikoku. Anche questa volta avrei voluto incontrare tutti i membri, se fosse stato possibile».
Shin’ichi era arrivato a Kagawa la sera del 19, e da allora fino al 22 aveva incontrato complessivamente ottomila persone, senza risparmiarsi. In ogni cosa esiste il vincolo del tempo. Se in questo momento vogliamo realizzare qualcosa, è necessario non sprecare neanche un secondo e affrontare con tutta l’anima ogni aspetto in modo efficace. Non è possibile realizzare un’impresa seria senza un progetto chiaro.
Durante la permanenza a Kagawa, parlando con tanti membri, giunse voce a Shin’ichi che ci fossero troppe riunioni.
«Per portare avanti le attività, naturalmente è necessario tenere svariati tipi di riunione; ma cerchiamo di limitare le riunioni tecniche e impegniamoci nel far sì che i responsabili abbiano molto tempo per poter stare a contatto con i membri.
«È inutile tenere riunioni di responsabili di vari livelli per parlare dello stesso argomento con gli stessi partecipanti. Ad esempio, se si tratta di condividere una nuova linea guida, la prefettura può tenere una riunione per responsabili da capitolo in su, e in seguito ogni capitolo potrà tenere le sue riunioni per far sì che le informazioni arrivino a tutti in modo esauriente. Oppure, in alternativa, dopo che i responsabili di area riuniti a livello di prefettura hanno fatto una buona preparazione dell’incontro, ogni area potrà tenere a sua volta le riunioni per tutti i responsabili di settore. È necessario adeguarsi alle singole realtà e tenere riunioni efficaci.
«Inoltre, quando programmate il calendario dei territori e delle prefetture, è importante tener conto prima di tutto degli impegni dei settori e dei gruppi che portano avanti le attività di base, perché le attività che vengono lanciate saranno vincenti o meno a seconda della tempestività e del modo in cui vengono trasmesse alla prima linea dell’organizzazione».
Tutta l’organizzazione ha il compito di sostenere e proteggere la prima linea del nostro movimento.

[49] Il discorso di Shin’ichi Yamamoto su come far progredire l’attività toccava argomenti basilari. Infatti, quando le basi diventano poco chiare, le attività cominciano a girare a vuoto. Per questa ragione egli volle riconfermare chiaramente le basi dell’attività.
«In ogni grande nucleo (attuale settore) si tengono le riunioni dei responsabili e gli zadankai, ai quali partecipano tutti i membri. Nel promuovere le varie attività, è necessario tenere presenti questi punti.
«Inoltre è fondamentale incontrare le persone che non riescono a partecipare alle riunioni, per trasmettere loro le comunicazioni e incoraggiarle.
«Ad esempio, anche se a livello di prefettura si tengono delle riunioni per responsabili di capitolo per annunciare le linee guida dell’attività, se poi queste comunicazioni si fermano al livello dei responsabili di grande nucleo, vuol dire che il nostro movimento non sta avanzando concretamente. È come osservare le onde sulla superficie dell’acqua e illudersi che tutto si stia muovendo. In realtà un vero sviluppo di kosen-rufu si realizza quando ogni singola persona che sta nella prima linea dell’organizzazione rinnova la propria consapevolezza e agisce di conseguenza.
«Inoltre, riguardo alle riunioni che promuovono le attività, è importante chiarire bene su cosa si vuole puntare. Se i partecipanti, alla fine di una riunione, dovessero pensare: “Sono state dette così tante cose che non ho capito cosa devo fare”, vuol dire che abbiamo fallito.
«Per fare un esempio: si desidera lanciare lo shakubuku per allargare la propagazione e lo sviluppo degli abbonamenti alle riviste? In questo caso bisogna affermare chiaramente: “Queste sono le due attività che porteremo avanti”. Se invece iniziamo a parlare di questo e di quello, elencando dieci o venti punti, alla fine sarà come non aver dato alcuna indicazione. Perciò bisogna chiarire chi sono i destinatari. Anche le esperienze di attività che vengono raccontate, ad esempio, dovrebbero avere come tema lo stesso argomento della riunione.
«Inoltre, per evitare che i diversi responsabili ripetano lo stesso discorso, è importante che l’obiettivo e le ragioni per cui si lancia una determinata attività vengano trasmesse, ad esempio, anche raccontando un’esperienza, o attraverso la lettura del Gosho. I responsabili devono far nascere convinzione ed emozione nelle persone. Ma per realizzare questo è necessario che il responsabile, per primo, abbia compreso bene il significato di quell’attività e decida: “Bene, ora mi darò da fare! Prendo io l’iniziativa”. Questa è la forza motrice della “rivoluzione delle riunioni”».

[50] Quando Shin’ichi Yamamoto terminò l’incontro con i responsabili di territorio e prefettura, erano già passate le dieci di sera.
Egli fece una proposta: «Voglio fare una cerimonia di Gongyo per i defunti, insieme ai responsabili di territorio e prefettura delle Divisioni uomini e giovani uomini. Desidero dedicare queste preghiere a coloro che hanno perso la vita durante la battaglia di Yashima Genpei. Il mio desiderio è pregare per l’eterna felicità di coloro che hanno perso la vita, sia degli Heike che dei Genji, e per una ulteriore prosperità di questa zona. Poiché questa è una terra dove è avvenuta una guerra terribile, bisogna creare un giardino di fiori della repubblica umana, facendo partire da qui la filosofia della pace. Questo Gongyo avrà come significato questo voto».
Ebbe inizio la cerimonia di Gongyo. Fu una preghiera solenne.
Poi Shin’ichi disse: «Esorto ognuno di voi, in qualsiasi luogo vi troviate, ad avanzare con questa decisione: “Finché ci sarò io, trasformerò questo posto nella capitale della pace e della prosperità. È per questa ragione che io esisto!”.
«Non dovete mai pensare: “Le vecchie usanze hanno radici profonde nel luogo in cui vivo, di conseguenza kosen-rufu è difficile da realizzare”. Questo modo di pensare è la causa fondamentale della sconfitta. Il Daishonin diede inizio da solo alla battaglia per realizzare kosen-rufu nell’epoca dell’Ultimo giorno della Legge. Siamo o non siamo i discepoli del Daishonin?».
Era una notte in cui si sentiva il freddo salire su dal pavimento, ma, nonostante ciò, le guance dei massimi responsabili dello Shikoku erano arrossate, poiché nei loro cuori batteva lo spirito combattivo di realizzare kosen-rufu nella propria zona.
Osservando i visi di ognuno, Shin’ichi parlò dei suoi profondi sentimenti verso i compagni di fede dello Shikoku: «Desidero che lo Shikoku diventi forte. Desidero che divenga il modello di kosen-rufu per il Giappone. Per favore, mettete nei vostri cuori il seme di questo spirito. Per fare questo è necessario decidere innanzitutto: “Diventerò così! Vincerò!”. Poi, attraverso una forte e intensa preghiera, emergerà la forza».
Shiki Masaoka, originario dello Shikoku, scrisse questa poesia: “Anche nel sumo è necessario impegnarsi con un’intensa decisione di vincere”».

(traduzione di Tamiko Kaneda e Marcella Morganti – ha collaborato Tadashi Nitaguchi)

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